UN POLIEDRICO PERSONAGGIO: FRANCESCO FAÀ DI BRUNO

A Torino, il Museo presso l’Istituto delle Suore Minime

GRIGORIJ SILAEV – 20.06.2013

Il beato Francesco Faà di BrunoTORINO – Nel quartiere di San Donato, a Torino, l’Istituto delle Suore Minime di Nostra Signora del Suffragio, custodisce, tra gli immensi  spazi, l’appartamento, in cui visse il loro fondatore, Francesco Faà di Bruno (1825-1888).  In quelle stanze, aperte al pubblico dal 1980, si percepisce  l’atmosfera  di quel tempo e la formazione e   i  molteplici  interessi  scientifici, sociali  e religiosi del beato.

Il campanile che sovrasta la struttura fu progettato dallo stesso  Faà  di Bruno e rappresenta la terza sommità più alta della città con i suoi 83 metri di altezza.La torre campanaria presenta una struttura decisamente particolare: le campane sono infatti collocate sotto l’orologio. Di Bruno decise di capovolgere questi elementi perché l’orologio visibile a tutti i lavoratori del quartiere che all’epoca – siamo poco dopo la metà dell’Ottocento – venivano spesso ingannati sull’orario di lavoro e costretti a lavorare più del dovuto. Oggi quest’opera, pur non avendo questa storica funzione, continua ad incantare abitanti del quartiere e visitatori del museo.

All’interno dell’appartamento si ripercorrono le fasi più importanti  dell’attività scientifica e dell’impegno sociale di Faà di Bruno.  Nella parte   dedicata alla collezione degli strumenti scientifici sono custodite alcune sue invenzioni, come il Fasiscopio, utilizzato per illustrare la teoria delle fasi lunari e lo scrittoio per ciechi, realizzato per una delle sue sorelle che aveva perso la vista. Nella stessa sala si nota un telescopio dal valore inestimabile, autografato dallo scienziato francese Focault.

Si prosegue  per le stanze  dell’appartamento, perfettamente custodito e curato. Nello studio una grande libreria raccoglie  i volumi  come lo stesso Faà  li aveva riposti.  Si passa alla camera da letto; adiacente ad essa vi è uno stanzino in cui  Francesco era solito ritirarsi per pregare e meditare. La penultima stanza è dedicata agli oggetti sacri: qui è custodito il calice donato al neo sacerdote da Pio IX,  i paramenti liturgici, il breviario,  una collezione delle reliquie dei santi e una statuetta dell’Immacolata  portata dalla Francia per ricordare la proclamazione del Dogma dell’Immacolata Concezione nel 1854.

Il percorso si conclude  nell’ultima stanza dove è esposto il suo testamento e sono raccolte le immagini che rievocano il giorno della beatificazione, svoltasi il 25 settembre 1988 in piazza San Pietro a Roma.

Francesco Faà di Bruno è stato uno degli esponenti di maggior rilievo della Torino risorgimentale. Nasce ad Alessandria il 29 marzo 1825 da una famiglia molto numerosa, appartenente alla nobiltà piemontese, e ricevette un’educazione religiosa.  Nel 1836  entra nel collegio San Giorgio dei padri Somaschi di Novi Ligure; 4 anni dopo, al momento di decidere se dedicarsi alla carriera ecclesiastica o quella militare, opta per quest’ultima, coronando il sogno del padre,  e frequenta la Reale Accademia Militare di Torino. Nominato luogotenente nel 1846,  partecipa alla Prima guerra di Indipendenza. Da ufficiale si dedica agli studi geografici e alle realizzazioni cartografiche utilizzate dall’esercito piemontese che saranno utili nella  Seconda guerra di Indipendenza.

Re Vittorio Emanuele II lo sceglie come precettore per i suoi figli e  per prepararsi a questo importante incarico Faà di Bruno si reca a Parigi.  Qui, alla Sorbona,  si perfeziona negli  studi matematici ed astronomici e nel 1851 consegue la licenza in scienze matematiche. La permanenza nella capitale francese rappresenta una tappa fondamentale della sua formazione sia in ambito scientifico che in campo sociale e religioso. In una Parigi, appena uscita dalla crisi negli anni successivi alla rivoluzione del 1848, dove regnano povertà e miseria in ampi strati della popolazione, l’impegno sociale delle associazioni cattoliche ha un ruolo fondamentale: le loro iniziative filantropiche a sfondo religioso coinvolgono il giovane piemontese e daranno, poi, linfa vitale al suo prodigarsi nella realtà della Torino risorgimentale.

Ritornato in patria nel 1852,  una spiacevole sorpresa lo accoglie: l’incarico da precettore dei reali non gli viene confermato. Probabile causa di questo ripensamento è la tendenza anticlericale che coinvolge la classe dirigente, in particolare nei confronti di Pio IX. Intanto Faà di Bruno decide di abbandonare l’esercito: l’ambiente non era più quello che aveva trovato all’Accademia, anche nel Corpo di Stato Maggiore si manifestava  un atteggiamento sempre più ostile nei confronti della Chiesa. L’abbandono dell’arma lascia un vuoto nella vita dell’ex ufficiale; ritorna a Parigi ed in questo secondo soggiorno consegue la  laurea in scienze matematiche alla Sorbona.

Nel 1856 Faà di Bruno si ristabilisce definitivamente a Torino, dove intraprende la realizzazione di numerose opere caritatevoli. Porterà avanti queste iniziative con grande dedizione per il resto della sua vita. Una delle prime realizzazioni sarà l’apertura di una scuola di canto presso la parrocchia di S. Massimo. Il suo coro si distingue per essere composto esclusivamente da ragazze di strada che trovano la loro unica salvezza nel canto delle laudi, da lui stesso composte e suonate. Per combattere la fame, che rimaneva in cima  ai problemi della classi sociali meno agiate, realizza i “fornelli economici” (ispirandosi ancora una volta al modello parigino), delle strutture che permettevano ai lavoratori di acquistare vivande pronte a prezzi bassissimi, da consumare sul posto o portare alle proprie famiglie. Il 2 febbraio 1859 inaugura nel quartiere di San Donato l’opera  di Santa Zita presso la quale le povere diseredate provenienti dagli strati più umili della popolazione torinese venivano accolte, formate ed indirizzate ad un lavoro.

Parallelamente al suo attivismo sociale, Faà di Bruno continua con altrettanto impegno a portare avanti i suoi studi in ambito scientifico, inventando formule matematiche tuttora adoperate nei calcoli informatici. La sua figura dimostra come scienza e fede possano coesistere completandosi a vicenda.

Il 22 ottobre 1876, grazie all’intervento di Pio IX,  Francesco Faà di Bruno realizza il più grande progetto della sua  vita, l‘ordinazione sacerdotale per imposizione delle mani da parte del  Cardinale Luigi Oreglia.  Morirà improvvisamente 12 anni dopo per un’infezione intestinale, all’età di 63 anni. Nel mese di  settembre del 1988, in occasione del centenario della sua morte,viene proclamato beato da Giovanni Paolo II.