UN MILIONE IN PIAZZA, PORTATORI DI UNA DIFFERENTE ANTROPOLOGIA

Al Family Day 2015

Marina Scarrone – 22.06.2015

Il 20 giugno 2015 a Roma si è fatta la storia. Qualche settimana fa Kiko Argüello – fondatore del Cammino Neocatecumenale – ha annunciato lo svolgersi di un nuovo Family Day nella capitale. 

In maniera del tutto inaspettata, un milione di persone hanno liberamente scelto di presentarsi in piazza San Giovanni per difendere le loro famiglie e i loro figli da un’ideologia ormai presente in tutta Italia: stiamo parlando della teoria del gender. Questa teoria, diffusa soprattutto nelle scuole, vuole imporre il pensiero unico secondo il quale l’identificazione di sé nel maschile o nel femminile – cosiddetto “genere” – non dipende dal proprio essere biologicamente maschio o femmina. Insomma, si potrebbe scegliere cosa essere secondo il proprio gusto.

Questa è una piazza di popolo, non è una piazza di lobbies” afferma il neurochirurgo Massimo Gandolfini, ricordandoci le migliaia di persone presenti appartenenti a confessioni e partiti politici diversi: insomma, non si è mai trattato di un “raduno di cattolici” che se la raccontano tra loro. Tra le presenze più importanti e inaspettate, spiccano quella dell’Imam di Centocelle rappresentante della comunità islamica romana, il rappresentante della comunità ebraica e quello della comunità evangelica. Anche dal mondo della politica arriva una grande varietà di persone, con l’intento di difendere la cellula sulla quale si costruisce la società: la famiglia. Non si è parlato di “famiglia tradizionale”, ma dell’unica che può esserci: quella fondata sull’unione di un uomo e di una donna, uniti da un amore profondo e aperto alla vita. “Se chiediamo a chi è giovane di individuare il valore più importante della vita indicherà, ancora oggi, la mia famiglia!” dice Gandolfini, facendo capire che non è una battaglia persa in partenza, che le cose che sono sempre state veramente importanti lo sono ancora oggi e lo saranno sempre.

A questo messaggio pieno di forza e speranza, segue la breve testimonianza di una famiglia con undici figli: “Sono tutti figli nostri nati da un papà e da una mamma” afferma papà Vincenzo, “le scuole ci hanno imposto degli incontri sull’affettività, sulla sessualità che non si capiva che cos’erano; quando abbiamo capito di cosa si trattava ci siamo subito allarmati”. Non sono una novità, infatti, le rieducazioni ideologiche messe in atto da alcune scuole italiane, dove si vuole insegnare la teoria gender a bambini e ragazzi. “Noi genitori, siamo noi a dover dare un’educazione ai nostri figli, siamo chiamati a educarli in primis! E la scuola non ci può togliere questo diritto” conclude Vincenzo.

Continuano gli interventi con la famosa giornalista e scrittrice – ma prima ancora, moglie e madre di quattro figli – Costanza Miriano, autrice del contestato libro “Sposati e sii sottomessa”. È qui per parlarci della differenza tra maschile e femminile, per dirci che tale differenza non è dettata dalla società o da pregiudizi ideologici, ma dalla natura umana e per ricordarci che dalla differenza dei genitori i bambini imparano a relazionarsi. “Hanno detto che siamo omofobi e sessisti solo perché parliamo della differenza. Parlare della differenza significa parlare della vera, grande bellezza: è qui il segreto più intimo e più profondo dell’uomo e della donna. Uomini e donne amano fare cose diverse: anche quando fanno le stesse, amano farle in modo diverso. Questa è una ricchezza che nessuna legge potrà mai cancellare”. Costanza non si limita, inoltre, a dirci che questa differenza esiste ma anche qual è il preciso ruolo della donna, spiegandoci che cosa intende lei per donna sottomessa: “Noi donne abbiamo una chiamata speciale alla bellezza: la donna è chiamata a ricordare all’uomo il bene e il bello di cui lui è capace; la donna aiuta l’uomo ad alzare lo sguardo verso il di più. La donna prima ancora dell’uomo vede l’uomo”.

Ora è il momento di capire veramente che cos’è questo gender. Entra quindi in scena l’avvocato Simone Pillon a spiegarne le origini filosofiche e antropologiche: è una filosofia che, aumentata la sua forza espansiva, si dirige verso l’ONU; entrata con successo, “l’ONU ci fa sopra dei convegni internazionali, e poi dall’ONU vanno a finire nei vari Stati, gli Stati fanno delle leggi”. Tutto è governato dall’alto e, ancora una volta come nelle scuole, il popolo formato dalle famiglie non viene interpellato. La società vuole imporre un pensiero tutto suo basato su teorie per nulla realistiche, quindi possiamo dire con certezza che “siamo portatori di una differente antropologia, un’antropologia che è scritta nell’uomo”; la legge della natura che si trova nell’uomo ci fa capire che “la differenza è fatta non per scavalcare l’altro, non per sottomettere l’altro, ma per dare occasione all’amore perché il corpo è fatto per amare e l’anima è fatta per imparare ad amare!”.

Mentre l’incontro volge al termine, prende la parola l’avvocato Gianfranco Amato – presidente dei Giuristi per la vita – spiegandoci che queste teorie non sono solo teorie, ma che “si sta pretendendo di imporre questa follia per legge: è un tentativo di colonizzazione da parte di gruppi di potere che niente hanno a che vedere col popolo”. La sua tesi è fortemente sostenuta dal magistrato Alfredo Mantovano, il quale ci ricorda che l’imposizione dell’ideologia gender nelle scuole è solo uno dei tanti fattori volti a distruggere la famiglia: non si fanno aspettare anche divorzio breve, fecondazione eterologa e legge sulle unioni civili – proposta nel disegno di legge Cirinnà. Bisogna fare attenzione perché queste leggi “fanno costume”, come afferma giustamente il giornalista Mario Adinolfi – cofondatore del Partito Democratico – aggiungendo che, insieme alle unioni civili, “il ddl Cirinnà legittima la pratica dell’utero in affitto, cioè rende lecito un atto di compravendita dei bambini”.

Qual è quindi il vero problema? L’uomo contemporaneo non vuole più ammettere di essere limitato, vuole a tutti i costi farsi “dio” di se stesso inventandosi una nuova visione dell’uomo, distorta e lontana dalla realtà, dimenticandosi che “l’uomo che accetta il suo limite è pienamente uomo e la donna che accetta il suo limite è pienamente donna”