CENNI BIOGRAFICI DEL BEATO  PIER GIORGIO FRASSATI

Un giovane  la cui vita si spezzò  presto   ma il cui operato rimarrà per sempre, come il suo amore per Dio

SETTEMBRE 2001

NICOLE ZANCANELLA

Di questo ragazzo, nato a Torino il 6 aprile 1901, qualcuno ha scritto che fu «laico nella chiesa e cristiano nel mondo», espressione che trova piena rispondenza nella sua breve e intensa vita.

Pier Giorgio Frassati (1901-1925), beato

Figlio di Alfredo, ambasciatore d’Italia a Berlino dal 1921 e fratello di Luciana, madre del noto giornalista Jas Gawronskij, Pier Giorgio dimostrò fin da bambino una straordinaria sensibilità verso gli emarginati e i sofferenti in numerose occasioni: a quattro anni regalò le sue scarpe a un bambino scalzo; all’asilo fu l’unico ad avvicinare un compagno il cui viso era stato deturpato da una malattia infettiva e a mangiare dal suo stesso cucchiaio; risparmiava i soldi del biglietto del tram per offrirli ai poveri.

La sua vita, pur straordinaria, incontrò gli ostacoli e i problemi che molti giovani sono costretti ad affrontare. Al liceo-ginnasio Massimo D’Azeglio fu bocciato per un cinque in latino e passò all’Istituto Sociale dei padri gesuiti. Nel 1918 si iscrisse al Politecnico di Torino, corso di ingegneria industriale meccanica. Il suo sogno era diventare ingegnere minerario perché tale professione, più del sacerdozio, gli avrebbe permesso di stare a contatto con i minatori offrendo loro un esempio di vita.

A chi gli chiedeva se era diventato “bigotto”, rispondeva candidamente: «No, sono rimasto cristiano». Nonostante l’impegno militante nel Circolo Universitario Cesare Balbo, nella Fuci, nel Partito Popolare e in numerose altre organizzazioni cattoliche, non raccoglieva le simpatie dei compagni che avevano un’anima gesuitica e non apprezzavano di lui né la sincerità né tanto meno l’attivivismo. Quando si manifestarono le prime divisioni tra cattolici agli albori dell’epoca fascista, si schierò risolutamente con gli oppositori, senza per questo venir meno alla sua religiosità piena e profonda, vissuta in senso profondamente intimistico e priva di toni propagandistici.

Pier Giorgio Frassati impegno in un'ascesa in montagna Un amico ricorda come Pier Giorgio non amasse mezzi termini né misure blande. Rude, angoloso, poco malleabile, coltivava un ideale di vita evangelico, prendendo a modello Girolamo Savonarola, di cui assumerà il nome entrando nel Terz’Ordine Domenicano nel 1922.

Altruista e disinteressato, rinuncerà all’amore di Laura Hidalgo, compagna di Circolo, per non incrinare il già precario equilibrio dell’ambiente familiare. Il suo carattere estroverso, talvolta chiassoso, lo portava a circondarsi di amici. Sua grande passione era la montagna, sentita come un mezzo di elevazione dello spirito, una palestra dove si tempra l’anima e il corpo. Nelle sezioni campane del CAI è infatti nata recentemente l’idea di intitolare a Pier Giorgio un itinerario di particolare interesse naturalistico in ogni regione d’Italia.

Questo energico giovane uomo ebbe sempre una profonda vocazione alla preghiera. Chi lo vide accostarsi all’Eucarestia rimase profondamente colpito dalla serenità e bellezza che emanava in quei momenti di raccoglimento.

Nel 1925 la sua morte, per un attacco di poliomielite fulminante forse contratta nelle frequenti visite ai poveri. Il processo di beatificazione, iniziato nel 1932, si concluderà solo nel 1990 sotto il pontificato di Giovanni Paolo II.

Di lui disse il socialista Filippo Turati: «Era veramente un uomo quel Pier Giorgio Frassati che la morte, a ventiquattro anni, ghermì e rapì crudelmente, veloce come un ladro frettoloso. Ciò che si legge di lui è così nuovo e insolito, che riempie di riverente stupore anche chi non divideva la sua fede. Credente in Dio, professava la sua fede con aperta manifestazione di culto, concependola come milizia, come una divisa che s’indossa in faccia al mondo, senza mutarla mai ».