SHAHBAZ BHATTI, MARTIRE PER LA LIBERTÁ
Lo ricorda il fratello Paul all’incontro del Sermig di Torino sul tema “Liberi di credere in Pakistan”
GIORGIA BIMA, 15.02.2014
TORINO – «Io voglio servire Gesù da uomo comune. Questa devozione mi rende felice. Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo»: scrive nel proprio testamento spirituale Shahbaz Bhatti, grande politico pakistano, difensore del diritto di credere o non credere. Il fratello Paul, subentratogli come Ministro delle Minoranze, lo ha ricordato martedì 11 febbraio all’Università del Dialogo del Sermig di Torino.
Shahbaz, nato il 9 settembre 1968 da una famiglia cattolica in un villaggio prevalentemente di fede cristiana, scelse la strada politica per seguire la propria vocazione votata all’aiuto dei più deboli, subito dopo aver visto con i propri occhi la situazione terribile delle minoranze religiose in tutto il paese. Nel 1985 fondò il movimento All Pakistan Minorities Alliance e, nel 1998, Christian Liberation Front. L’aiuto più grande lo dava tutti i giorni: incontrava i bisognosi, li aiutava con ciò che possedeva o con parole di conforto e viveva umilmente, mettendo in pratica gli insegnamenti di Gesù.
Suo fratello Paul racconta: «mi chiamava spesso, quando ero qui in Italia, ad esercitare la mia professione di medico, dicendomi di tornare in Pakistan. Lì, diceva, si poteva trovare il Paradiso ed aspirare alla vita eterna, non in Europa». Era vero, infatti, proprio nella sua terra Shahbaz moriva da martire il 2 marzo 2011 ucciso in un attacco terroristico rivendicato da estremisti talebani. Fino alla fine si batté per la pacificazione dello Stato, il dialogo interreligioso lottando contro la Legge sulla Blasfemia. Questa legge, musulmana e integralista, introdotta nel 1986, ha permesso l’uccisione di molte persone spesso giudicate in base a false accuse.
I movimenti estremisti islamici pakistani, come racconta Paul Bhatti, sono sempre più comuni e aumentano di giorno in giorno, grazie alla formazione di scuole religiose, dove ai bambini «viene fatto il lavaggio del cervello, acquisendo un’ inclinazione alla violenza e all’odio verso l’occidente, tanto da essere disposti a uccidere per i loro ideali». Una delle conseguenze è la violenza contro le minoranze religiose che aumenta di giorno in giorno. La colpa è imputabile soprattutto all’analfabetizzazione che colpisce il 60% della popolazione e all’instabilità della situazione economica e politica. La chiave per la pace è la lotta contro la povertà, l’educazione e il dialogo. Paul Bhatti parla di suo fratello con molta devozione e con stupore dell’aiuto che è riuscito a dare ai pakistani, piccole azioni che ogni giorno rendevano felici molte persone nel bisogno.
La semplicità e la santità delle vita di Shahbaz insegna a tutto il mondo cristiano come essere veri seguaci di Gesù Cristo e che chiunque, indipendentemente dalla propria fede, può essere portatore di pace.E, come tale, Paul intende continuare l’opera di suo fratello; questa sua testimonianza all’Università del Dialogo ne è già una conferma, come giustamente evidenzia il fondatore del Sermig, Ernesto Olivero, quando dice «quest’uomo ha perso un fratello, ma non ha mai pronunciato una parola di odio».
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TORINO – SHAHBAZ BHATTI AL SERMIG
Fotogallery di © Carlo Cretella – 11 Febbraio 2014
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