PER UNA GIUSTIZIA SOCIALE C’È BISOGNO DI UN FORTE IMPEGNO INDIVIDUALE E COLLETTIVO
Descrive la realtà dei giorni nostri don Luigi Ciotti nel suo nuovo libro “La speranza non è in vendita”
ELENA CARFORA – 11.03.2012
TORINO – «La speranza non è in vendita» è il libro di don Luigi Ciotti presentato lo scorso 31 gennaio nella sala conferenze della libreria «Torre di Abele» di via Pietro Micca 2 a Torino. Con il sacerdote don Luigi Ciotti, volto assai noto in Torino e nel Paese per il suo forte impegno per i poveri, gli emarginati e la legalità sociale, sono intervenuti Mario Calabresi direttore de «La Stampa» e Livio Pepino direttore editoriale di «Edizioni Gruppo Abele».
L’incontro si è svolto in un modo inusuale e nuovo che si è rivelato anche molto stimolante: l’opera è infatti stata introdotta da Daniela, una studentessa del liceo scientifico «Vito Volterra» di Ciampino. Ospite di don Luigi Ciotti a Torino assieme ad altri suoi compagni del liceo «Vito Volterra», presso cui è stato istituito un presidio di «Libera», l’associazione fondata nel 1995 dallo stesso sacerdote, bellunese ma torinese di adozione, per diffondere la cultura della legalità nella società civile.
Daniela ha scelto il passo del libro che più l’ha colpita, quello tratto dal capitolo dedicato alla «Speranza». Ne legge alcuni capoversi: «Non sono molti, a conti fatti, i motivi per guardare al futuro con un po’ di speranza. Eppure dipende da quale significato diamo alla parola “speranza”. Se per speranza intendiamo un’attesa fatalistica di cambiamento, un appigliarci all’eventualità che accada qualcosa in grado di scacciare, come per incanto, paure e incertezze, ci sono fondati motivi per essere preoccupati. Ma se alla speranza diamo invece il volto dell’impegno, del metterci in marcia (in latino la parola “speranza”, spes, richiama del resto il termine pes, “piede”!) ecco che quello stesso scenario assume, ai nostri occhi, una prospettiva diversa, la prospettiva della possibilità». Dopo, con tono commosso la giovane studentessa domanda a don Ciotti: «Questo passo mi ha colpita molto perché mi ha fatto comprendere il significato di speranza in una prospettiva e luce che non conoscevo prima d’ora. Il libro invoglia ad affrontare i problemi, ma vorrei avere “le istruzioni” per capire come io e i giovani come me possono fare››.
Ed è proprio su questo concetto che l’incontro si è focalizzato, si è cercato di fare chiarezza sui mezzi che ognuno di noi può utilizzare per migliorare la società e renderla libera da ogni forma di ingiustizia sociale e di illegalità.
Mario Calabresi ha fatto notare come in questi ultimi mesi in Italia la gente sia visibilmente indignata, rispetto ad alcuni anni fa, e come nel libro di don Ciotti ‹‹l’indignazione sia in sè sterile, se ad essa non segue l’assunzione di una certa responsabilità». Bisogna trasformare la denuncia dell’ingiustizia in un impegno in cui ciascuno si fa carico di una parte dei bisogni, delle tante responsabilità, «senza lasciarsi scivolare addosso l’indifferenza».
La strada dell’impegno, come è indicata ne «La Speranza non è in vendita», è scandita da tre parole: corresponsabilità, continuità e condivisione. «Ne dà una forte testimonianza proprio don Ciotti che da anni si fa carico dei bisogni profondi della persone, senza cadere nell’indifferenza», afferma Calabresi.
«Se si guarda al tema della legalità trattato nel libro, si può notare come l’indifferenza e il silenzio finiscono per diventare segni di complicità», aggiunge il direttore de «La Stampa» che porta come esempio una riflessione di don Ciotti contenuta nell’opera saggistica: «La storia ci ha insegnato che nel “disumano” si può scivolare lentamente, complice la disattenzione e l’indifferenza dei più. Le leggi razziali del 1938[…] e le undici bare nel cimitero di Gela nel 2005: persone affogate a trenta metri dalla riva, nel disperato tentativo di raggiungere la salvezza. La bara numero 3 conteneva il corpo di un ragazzo che non avrà avuto più di quindici anni».
Della ormai “facile e consueta” indifferenza si parla nel libro che è realizzato non da un “io”, ovvero don Ciotti, ma da un “noi” , i tanti collaboratori che si sono incamminati con don Ciotti per una giustizia sociale, per una società “democratica”, per dare una dignità alle persone più deboli e meno tutelate.
Un libro che contiene storie di persone che non si limitano a sperare, ma si impegnano a lottare contro le disuguaglianze sociali, la mafiosità, per una una speranza collettiva. Si parla dell’importanza del desiderio di conoscenza perché è la cultura a dare gli strumenti per essere responsabili. ‹‹La mafia teme più la scuola che la giustizia – ha affermato Luigi Ciotti che ha proseguito esortando: « la speranza si chiama opportunità, fatevi moltiplicatori di questa coscienza e impegnate la vostra libertà per liberare chi libero non è››.
Luigi Ciotti, «La speranza non è in vendita», Giunti Edizioni Gruppo Abele, Torino 2011, pp. 128, €10,00
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