NON VI LASCIERO’ ORFANI
Lo Spirito genera amore
Il testo del Vangelo letto oggi, è formato da sei versetti del discorso di addio di Gesù all’ultima cena (Gv. 14,15-21). In quei sei versetti il verbo amare è ripetuto quattro volte: “se mi amate… chi mi ama… sarà amato… lo amerò…”. Queste successive dichiarazioni di amore, dato e accolto, sono attraversate da una promessa: “non vi lascerò orfani … vi sarà dato lo Spirito di verità…”.
Per entrare nella meditazione del testo, vorrei accostare due fatti: il disagio e la sventura dichiarati da tanti ragazzi che non si sentono amati e l’episodio di un “Parroco vestito di bianco” che, inaspettato, suona i campanelli di un condominio alla periferia di Roma per la benedizione delle case nel tempo pasquale.
La serie TV “Tredici”, molto seguita da ragazzi e giovani, racconta di una diciassettenne che, prima del suo gesto estremo di addio al vivere, incide tredici audio cassette per esporre le tredici ragioni del suo gesto. In una di esse afferma, appena uscita dall’ultima visita dallo psicologo: “Dovremmo imparare a volerci bene in modo migliore”.
A Roma, Papa Francesco, bussa alla porta delle famiglie per portare loro il suo affetto, il suo spirito, e la sua benedizione.
La parola del Vangelo letto, Parola di vita, ci dice: “Sarà dato a voi lo Spirito della verità… verrò presso di voi. Non vi lascerò orfani. Se lo Spirito sarà accolto fiorirà tra di voi l’amore e voi realizzerete il voler bene”. Senza bene, si sa, non si può vivere.
Il volersi bene avvia tra di noi una reciproca relazione vitale: “Io voglio te, che sei un bene per me e tu vuoi me, come un bene per te”.
Questa relazione vitale è possibile solo allo spirito invisibile, irripetibile, personale che agisce in noi perché donato dalla permanente azione creativa di Dio. Ogni persona umana è “persona di spirito”. Lo spirito personale mette in moto il mondo degli affetti, desta la coscienza, prende forma vitale nei sensi, pervade tutto il corpo e si manifesta con parole e gesti di affetto. Esso mette in moto e mantiene attivo il “volersi bene”.
Se l’azione dello spirito è scarsa e povera, la ragione può supplire stabilendo regole, ma non può creare incontri. Nel caso, si accentuano le diversità e le distanze e si allontana la prossimità.
Il volersi bene è la relazione vitale che permette di far emergere le ferite e le gioie, quel nucleo forte di amore alla vita, che ci addestra a guardare e ad affrontare il mondo. Questo nucleo si forma in noi accogliendo lo spirito di tante persone che ci amano. Lo spirito nostro si fa allora ricco di diversità contrassegnate dallo stile personale di ciascuno. Quando siamo circondati da persone di spirito che ci donano il loro amore, non ci si sente più orfani, perché abitati dalla presenza spirituale di esse.
Se io sto bene in mezzo alle persone con cui condivido lavoro, progetti, sofferenze, gioie e speranze, è perché quelle persone mi hanno donato e continuano a donarmi il loro spirito. Tante persone di spirito che ogni giorno ricevono lo Spirito di verità e lo ridonano.
Chi lo sa… se la diciassettenne avesse visto riaprirsi la porta dello psicologo, avrebbe fatto ancora quel gesto? La donnina, che non credeva ai suoi occhi di avere alla sua porta il Papa, di certo non si sentirà mai più sola e orfana della Chiesa di Cristo.
Don Renzo
Ivrea, 21 maggio 2017