NEL RICORDO DI GINO PISTONI, TESTIMONE DI GIOIA E DI FEDE
Il 25 luglio 1944 moriva a soli vent’anni il giovane Gino Pistoni, un grande esempio di vita cristiana, ricca di valori, e un riferimento sempre più attuale per chi ricerca la santità nella normalità
AGOSTO 2006
GIANNI FERRARO
Gino, da poche settimane in servizio militare al Distretto di Ivrea, era riuscito ad organizzare con alcuni commilitoni, nella notte del 26 giugno del 1944, un’incursione notturna dei partigiani ed a seguirli sulle montagne di Trovinasse nella zona del Mombarone. Qui ebbe modo di farsi subito apprezzare per le sue doti di lealtà, umanità e coerenza: con il nome di Ginas continuava la sua vita di giovane forte e simpatico, cordiale e generoso, infaticabile, sempre primo in tutte le azioni con una personalità ricca di purezza e di umiltà, ma determinata nel testimoniare dovunque la sua fede.
Come alcune preziose testimonianze riportano, non solo alcuni partigiani si avvicinarono subito a lui per consigli, ma tutti nutrivano per lui apprezzamenti di stima e lode; diversi poi, stimolati dal suo esempio, cominciarono un’aperta professione di vita cristiana.
Gino infatti non perde tempo nel manifestare, anche nel breve periodo del mese di vita partigiana, tutta la sua vocazione cristiana sviluppatasi in modo straordinario nei suoi due anni precedenti di appartenenza all’Azione Cattolica, tutto il suo slancio nel “donarsi per gli altri”, frutto della sua pienezza di spiritualità cristiana che alimentava quotidianamente con la recita del Rosario e dell’Ufficio della Madonna, particolare devozione mariana composta da letture e preghiere bibliche.
Sì, proprio l’Azione Cattolica aveva rappresentato per lui un’esperienza decisiva, una meravigliosa fucina per crescere insieme e forgiare il proprio spirito attraverso una generosità totale ed un totale oblio di sé, mentre nella preghiera e nello studio, nella lettura, nella meditazione e nello sforzo ascetico perseguiva l’ideale di fare rivivere Cristo in un’apostolato a tutto campo, reso come testimonianza viva e servizio totale basato sulle virtù dell’umiltà, della povertà, del sacrificio e dell’obbedienza.
«O Signore, insegnami a fare la tua volontà, insegnami a stare degnamente ed umilmente in tua presenza» è stata l’anelante invocazione della sua vita, realizzatasi pienamente nella costante sensibilità e responsabilità cristiana del suo apostolato ricco e completo, spinto da una fede incrollabile e da una passione che lo rendevano, anche per le sue doti fisiche, luminoso e magnifico araldo di Cristo.
Proprio in questa luce acquistano particolare significato le sue ultime parole, il suo testamento spirituale: «Offro la mia vita per l’Azione Cattolica e l’Italia – W Cristo Re», scritte su un sacchetto di tela bianco intingendo il dito nel proprio sangue mentre, ferito mortalmente ad una gamba in un conflitto a fuoco sopra l’abitato di Tour d’Hereraz nella vallata di Gressoney, cessava a soli vent’anni la sua vita terrena. Erano le 9.30 del 25 luglio 1944.