MONACHESIMO PREZIOSO
La storia e la vita monastica incontrano il mondo occidentale contemporaneo
Romina Deputato, 3/12/2016 FOTOGALLERY
TORINO – Un incontro dedicato al monastero, alla “Scuola dell’amore”, si è tenuto mercoledì 30 novembre presso il Collegio Artigianelli di Torino, nel corso del più ampio e illuminante evento Agorà delle Identità 2016. Economia che include. Il sociologo Wim Vandewiele, professore presso la Facoltà di Teologia e Studi Religiosi dell’Università Cattolica di Loviano, ha apportato il suo contributo, parlando del monastero come “una sorta di laboratorio in cui monaci di generazioni diverse, di provenienza geografica differente e di ideologie contrastanti condividono la dedizione alla fede e alla preghiera, scelta consapevolmente quale stile di vita”.
Lo studio del professore nasce dall’aver vissuto alcuni mesi, tra il 2005 e il 2008, presso il monastero di Sint-Sixtus in Belgio, attenendosi allo stile di vita della specifica comunità cistercense e studiando i cambiamenti del ruolo e della qualità di vita delle comunità monastiche. Negli ultimi tempi, e in particolare nell’Europa occidentale contemporanea, il panorama religioso si presenta come particolarmente ambiguo: “se da un lato un alto livello di secolarizzazione sembra aumentare nella società odierna, dall’altro si prospetta una sempre più ampia pluralità religiosa”. Inoltre, i valori che costituiscono le fondamenta essenziali di tutta l’istituzione monacale, quali la carità, la solidarietà, la collettività…, sembrano scontarsi frontalmente e inesorabilmente con i modelli di pensiero della società contemporanea, caratterizzata da individualismo, utilitarismo e scientismo. In quest’ottica, la scelta di intraprendere la vita monastica diventa meno diffusa e allo stesso tempo si percepisce in maniera crescente la difficoltà di attenersi a un particolare stile di vita e a rigidi obblighi e limitazioni.
La distinzione tra “ordini puramente contemplativi e ordini attiviè molto ambivalente al giorno d’oggi”. Se l’utilitarismo del XXI secolo tende a preferire un religioso praticante una vita attiva, purtuttavia si riscontra un interesse sempre maggiore nei confronti del mistero e della spiritualità che circondano quelle abbazie impenetrabili, in cui ci si limita alla preghiera, alla contemplazione e all’adorazione. Una vita attiva, al contrario, presuppone “l’adempimento di specifici compiti sociali, per esempio nel campo dell’istruzione o dell’assistenza sanitaria”. Questa visione paradossalmente antitetica sembra fondersi nella persistente immagine del monaco medievale, figura centrale non soltanto in qualità di ancora di salvezza e di diffusione della parola di Dio, ma anche per i commerci di prodotti dell’abbazia, quali formaggio, birra…
Vandewiele ha cercato innanzitutto di fornire un’immagine più oggettiva degli ordini contemplativi presenti nella realtà del nostro presente, ma anche di far sorgere una domanda circa le sfide che le comunità religiose si ritrovano ad affrontare, a causa del numero sempre minore di giovani monaci che decidono di abbracciare la vita monastica. “Una delle possibili cause di questa decrescita della comunità monacale può essere rintracciata nell’immutabilità interna dell’ordine”, che non permette forme di dinamismo e che spesso non costituisce un valido contraltare a tutto ciò che un monaco decide di abbandonare: la possibilità di un lavoro, di una famiglia, di una stabilità economica… Sarebbe sbagliato, tuttavia, ridurre la soggettività dell’individuo, unica e irripetibile, a una singola ragione. Si tratta, invece, di una questione irriducibile e determinata dalla specificità della persona.
La conclusione e la sfida che offre il sociologo è di considerare il monastero come “un microcosmo per nulla estraneo ai cambiamenti sociali e storici della realtà in cui si inserisce”, in cui persone con una diversissima ideologia praticano in maniera intensiva la vita comunitaria; uno spazio eterogeno, il cui futuro è assicurato proprio dall’eclettismo dei suoi abitanti.
Fotogallery di Carlo Cretella
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