“MEMORIE IN BIANCO E NERO”

Una mostra fotografica per rivivere insieme i primi passi della Regione Piemonte.

ANASTASIA  RADCHUK,  29.01.2014

TORINO – Nella stupenda scenografia di Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale del Piemonte, sono esposte in una mostra dal titolo “Memorie in bianco e nero” le documentazioni fotografiche dedicate specificamente al decennio 1970-1980. «E’ un viaggio a ritroso nel nostro recente passato… Gli scatti presentati, selezionati all’interno del vasto archivio dell’Ente, ci restituiscono una lucida e puntuale memoria collettiva degli anni 70, quando la Regione era agli albori della propria attività», scrive Valerio Cattaneo, presidente del Consiglio, nella prefazione al catalogo della mostra.

 La rievocazione delle immagini non vuole essere fine a se stessa, ma una riscoperta del valore della storia per imparare dalle conquiste come dagli errori pregressi, vivificando il presente e lasciando una traccia per il nostro futuro. Il catalogo presenta anche un intervento di Renato Grimaldi, docente di Metodologia della ricerca sociale,  che propone un percorso di analisi del repertorio fotografico, suddiviso in quattro settori: sistema politico, economico, socio-culturale e bio-psichico.

In riferimento all’aspetto politico sono particolarmente rilevanti le immagini – siamo nel 1979 – relative all’inaugurazione di Palazzo Lascaris come sede del Consiglio Regionale del Piemonte.  In contrasto con la magnificenza di questo scenario ufficiale sono proposte le immagini del vissuto: dalle proteste sindacali del mondo industriale alla rivendicazioni dei diritti delle donne al dissenso per il carovita; ma soprattutto spiccano le istantanee degli “anni di piombo”, dell’intensa lotta contro il terrorismo condotta in prima linea da Aldo Viglione e Dino Sanlorenzo, al tempo presidenti della Giunta e del Consiglio Regionale.

Il progresso economico del Piemonte viene presentato nella mostra da una sequenza di immagini particolarmente significative. A partire dalla collina, in cui persiste l’attività del trifolao alla ricerca del famoso tartufo, alla campagna dove sembrano rinascere le famose “Spigolatrici” di Millet tratte da una vita agricola in estinzione. La spinta migratoria verso le città genera, infatti, mestieri doppi come operai-contadini  che si dedicano alla coltivazione nel tempo libero e  contadini-operai impegnati nelle aziende solo nelle stagioni più fredde. Il settore industriale appare certo predominante, capace di modificare l’aspetto della città e gli stili di vita degli abitanti. I grandi marchi dell’industria come Fiat e Olivetti si possono definire “costruttori di futuro”, poiché l’eccellenza ingegneristica applicata alla macchina crea sempre più posti di lavoro.

Dal progresso scaturisce una vertiginosa impennata demografica. Gli ospedali si sovraccaricano di neonati, come il Sant’Anna che in un anno registra 20.000 nascite; ne consegue la doverosa statalizzazione delle scuole di ogni ordine e grado, da cui l’aumento del livello di alfabetizzazione. I treni straripano di persone e bagagli, è l’epopea degli emigranti che dal sud Italia proiettano speranze lavorative sulla regione piemontese: Porta Nuova diventa così punto di incontro di mondi diversi, sogni e speranze. Torino è costretta a espandere i propri confini in tutte le direzioni: grazie a una frenetica attività edile si trasforma persino la skyline della città costruendo edifici sempre più alti come il grattacielo della Rai, sito di fronte alla stazione di Porta Susa.

Tuttavia in questo periodo di modernizzazione e fiorente genesi di nuovi quartieri residenziali permangono isole di povertà e di degrado: muri scrostati, vetri pericolanti e decadenti case di ringhiera covano i presupposti per un’emergenza sociale da tamponare con iniziative solidali atte all’educazione e all’assistenza.

D’altro canto la Regione Piemonte promuove la cultura con esposizioni, musei e ricerche, come la mostra d’arte dell’alessandrino Pietro Morando nel 1976 a Palazzo Lascaris che ritrae, con delicata espressività e in un personalissimo stile cubista, il mondo degli umili. Evento epocale l’esposizione della Sacra Sindone nel 1978, che in soli 43 giorni vede tre milioni di pellegrini sfilare ordinatamente davanti al Duomo della città.

Infine le strade sature di lunghe code di macchine ci mostrano i primi esodi vacanzieri di massa, diretti verso mete da cartolina. E’ chiaro che anche la destinazione delle ferie ricade sotto il controllo della moda, a sua volta sensibile alle strategie di marketing che orientano i costumi e gli stili di vita, dalla scelta dell’auto all’arredamento di casa, dall’elettrodomestico alle grandi griffe, che iniziano a sostituire i piccoli artigiani trasformando il sistema sociale con il potere del consumismo.

La mostra, che resterà aperta fino all’11 Marzo, è liberamente visitabile dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 e il Sabato dalle 9 alle 13. E’ un digradare di sfumature dal bianco al nero che ripercorre una piccola parte della nostra storia recente con un sentimento di nostalgico affetto, quello che spesso ci sovrasta di fronte a un album fotografico a lungo abbandonato in un angolo del cuore e della mente. Un percorso che va periodicamente rievocato per non dimenticare. Come sostiene il celebre scrittore Cesare Pavese: «La giovinezza dei popoli è una ricca vecchiaia».