MATTEO SPICUGLIA, GIORNALISTA  EMERGENTE  A TUTTO TONDO

Volto noto della Rai Piemonte, con la sua bravura affascina gli aspiranti giornalisti del corso universitario di Gianni Ferraro raccontando la sua esperienza professionale e non solo …

MARTINA PRAZ,  25.04.2015                     FOTOGALLERY

Matteo SpicugliaTORINO – «Da grande mi piacerebbe fare il giornalista», così rispondeva il piccolo Matteo Spicuglia quando, tra i banchi di scuola, veniva rivolta la fatidica domanda “Cosa vuoi fare da grande?”, senza sapere che quel nome e quel cognome non sarebbero passati inosservati.

Eh sì, perché oggi, quel bambino così determinato e sognatore non è semplicemente cresciuto, ma ha saputo dare voce alla sua ambizione trasformandosi davvero in un giornalista professionista di successo.

Matteo Spicuglia, 36 anni, originario di Massa Carrara, è infatti uno dei volti più noti del TGR Piemonte. Ospite d’eccezione del Corso Universitario di Giornalismo del professor Gianni Ferraro, promosso dalla Fondazione Donat-Cattin, ha raccontato la sua esperienza lavorativa dispensando consigli preziosi ai futuri operatori della comunicazione.

Una storia, la sua, fatta di sogni, determinazione, sacrificio, ma soprattutto di tanta passione e voglia di farcela.  «Penso che l’idea di fare il giornalista sia nata con meafferma Spicuglia – è come se avessi sempre avuto dentro questa ambizione che, giorno dopo giorno, ho cercato di fare crescere, come si cura un seme per trasformarlo in una piantina». E questa piantina sembra crescere forte e sana: in poco tempo il giovane Matteo, più determinato che mai, porta a casa una laurea in scienze della comunicazione, un master in giornalismo a cui segue l’esame di stato e l’ambito titolo di giornalista professionista. Peccato che nel mondo del giornalismo è proprio vero che “L’abito non fa il monaco” e i titoli non bastano, è l’esperienza che conta: «Ho approfittato degli anni in cui studiavo per sfruttare tutte quelle occasioni che mi permettevano di scriverespiegaho collaborato con piccole testate e realizzato con alcuni amici un sito internet di volontariato. Queste esperienze sono state una palestra fondamentale per affinare la tecnica e rendere più fluida la scrittura».

Il giovane Spicuglia dimostra coraggio e passione da vendere, per nulla spaventato della “dura gavetta” sembra essere votato a diventare una nota firma della carta stampata. Ma ecco il colpo di scena: «Nel 2008 viene indetta una selezione nazionale Rai per “Buongiorno Regione” rivolta a tutti i giovani giornalisti al di sotto dei trent’anni, io ci rientro per due mesi appena.ricorda con entusiasmo l’ospite Ci ritroviamo in  quindici per tre posti. Io non avevo nemmeno messo in conto di entrare nel panorama del giornalismo televisivo ma si vede che il destino aveva già deciso per me». Così si aprono le porte di un mondo nuovo, quasi sconosciuto, ma affascinante: «Si tratta di una nuova esperienza che ho conquistato grazie alle precedenti; dichiara risoluto, abbozzando qualche consiglio spassionato – la realtà è che bisogna essere in grado di fare tutto, cogliere ogni occasione, avere una buona apertura mentale ed evitare di specializzarsi in un determinato ambito. La versatilità deve essere la caratteristica fondamentale del giornalista che vuole fare carriera».

Versatilità e determinazione sono importanti ma non bastano per ritagliarsi un posto nell’affascinante mondo dell’informazione, ci vuole anche molta tecnica che, per dirla alla Mcluhan, va adeguata al mezzo di comunicazione a cui si fa rifermento. Spiega Matteo: «Come la radio dà molta importanza alla voce, nel giornalismo televisivo acquista un valore non indifferente l’immagine. Le immagini raccontano più delle parole, ecco perché, in un servizio televisivo, la loro scelta è fondamentale, e devono sempre essere visionate prima di redigere il testo. Le parole devono adattarsi alle immagini e non viceversa, risparmiando anche del tempo utile». In questo modo sarà più facile  trattare temi difficili come il dolore di una mamma e un papà che hanno appena perso il loro figlio: la spontaneità di un’immagine di un volto può raccontare più di mille parole, mettendo al primo posto il rispetto per il dolore altrui. «Un altro fattore che bisogna sempre tenere sotto controllo è il tempocontinua Ogni storia e ogni notizia deve essere riportata in un servizio che duri poco più di un minuto, ma allo stesso tempo deve attirare l’attenzione dell’ascoltatore che magari durante il telegiornale è intento a fare altro». In questo senso è fondamentale mettere in atto qualche trucco del mestiere, come l’utilizzo di frasi brevi, senza subordinate, ma pregnanti. Bisogna dare ritmo al pezzo con la voce, con l’aiuto di accenti, silenzi e una particolare cadenza. Non dimentichiamoci poi l’importanza di mettersi sempre in discussione, accettare gli errori e farsi correggere. Un discorso a parte riguarda invece la verifica della veridicità della notizia: un occhio di riguardo  alle fonti che devono costantemente essere verificate e attendibili.

Dalla tecnica passiamo alla professione con una domanda che sorge più che spontanea: “quale sarà il profilo del giornalista del futuro?” Risponde prontamente Spicuglia: «L’informazione va sempre più veloce. Le persone vogliono conoscere la notizia all’istante con semplici tweet o app apposite, per poi informarsi in modo approfondito se interessate. Questo cambio del mercato dell’informazione implica un modello di giornalista multimediale, abile nell’utilizzo dei social e della nuova  tecnologia, dalla ripresa video al montaggio. Ovvero un giornalista sempre più completo,  capace di fare di tutto e formato per occuparsi di ogni ambito».

E proprio all’approfondimento il brillante  giornalista Matteo Spicuglia dedica gran parte del suo tempo libero. Rivela, infatti, di essere un habitué dell’Arsenale della Pace, la vecchia fabbrica d’armi della prima guerra mondiale trasformata in grande fucina di carità e cultura  dall’illuminato Ernesto Olivero. Per i 30 anni di attività di tale opera, Spicuglia dimostra di essere un giornalista a tutto tondo realizzando un magnifico documentario e con grande umiltà sottolinea: «Grazie a questo sodalizio con Olivero ed alla sua Università del Dialogo, che organizza incontri con personaggi celebri per approfondire diverse tematiche, io mi posso calare nei panni del cronista moderatore, cercando di mettere a nudo le personalità degli ospiti con stuzzicanti domande». Conclude invitando tutti al prossimo incontro di martedì  5 maggio con il grande regista Pupi Avati.

Dall’esperienza personale di Matteo Spicuglia si evince che ogni sogno è possibile con il giusto mix di passione, tecnica e sacrificio, il tutto condito con un pizzico di fortuna. L’importante è non mollare mai e crederci sempre fino in fondo, proprio come diceva il grande Indro Montanelli: «L’unico consiglio che mi sento di dare ai giovani è questo: combattete per quello in cui credete. Perderete, come le ho perse io, tutte le battaglie. Ma solo una potrete vincerne. Quella che s’ingaggia ogni mattina, davanti allo specchio».

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Fotografie di Carlo Cretella

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