L’AFFASCINANTE MONDO DEI MANGA
Storia del classico fumetto giapponese
Da tempo ormai, i fumetti giapponesi sono approdati di diritto ad un mercato globale e possono essere non a torto definiti una moderna forma d’arte. Non solo per la qualità artistica dei disegni, ma anche per il contenuto letterario, testimone di un’epoca dalle mille identità. Tuttavia, ciò potrebbe apparire oscuro ai non adepti, e necessita di una spiegazione.
Il manga, letteralmente “disegni sparsi”, è un genere nato in Giappone nella metà degli anni ’70, che ha trovato la sua piena affermazione verso la fine di quel decennio in concomitanza con la sua trasposizione televisiva(anime, dall’inglese animation). Manga e anime sono strettamente legati, ma il successo di uno dei due non implica necessariamente il contrario. Inoltre si rivolgono a diversi settori di pubblico: i cartoni sono per un target più giovane, mentre i manga sono apprezzati maggiormente da lettori più specialistici, attratti da un disegno sobrio, ma dettagliato. Gli anime a differenza dei manga, sono a colori e la grafica è spesso ridotta all’essenziale, per motivi pratici. Ciononostante attualmente la loro qualità è in miglioramento. Chi pensa ai personaggi stereotipati degli anni ’80 dagli occhi sgranati e dalle fattezze caricaturalmente occidentali, dovrebbe dare un’occhiata ai tratti senza dubbio più maturi dei cartoni di ultima generazione, ad esempio GTO.
Alcuni manga sono diventati dei classici, grazie alla versione animata: Capitan Harlock, Lamù, Lupin III per citarne alcuni.
Non è facile mettere etichette ad una categoria così eclettica e in continua evoluzione. In generale i manga piuttosto violenti di fine anni ‘70 (es. Geeg robot d’acciaio, Mazinger…) hanno lasciato il posto a temi più filosofici e ambientazioni cyberpunk dalle atmosfere visionarie e apocalittiche (es. Neon genesis evangelion, Raxephon).
Il filone sportivo sembra sempre in voga ed è passato indenne attraverso un trentennio da Captain Tsubasa (Holly e Benji) a Slam Dunk, forse più noti al pubblico per le serie televisive. Un altro genere prolifico è quello degli shōjo manga, che dagli anni ’80 ad oggi imperversano tra un pubblico principalmente femminile. Distinguibili per una grafica più accurata e per tematiche prevalentemente, ma non esclusivamente, sentimentali attingono anche da fantascienza e avventura. Sono frequenti personaggi dalla doppia identità in lotta contro le forze del male ( es. Sailor Moon), situazioni tratte dalla classica commedia degli equivoci (maestra è Rumino Takahashi) o avvenimenti della vita scolastica quotidiana (es. i manga di Wataru Yoshizumi).
Altre tipologie sono i manga storici (Lady Oscar), i polizieschi (City Hunter) e le saghe fantasy in cui personaggi dotati di strani poteri approdano in una dimensione spazio temporale estranea alla nostra (es.Saint Seya, Rayearth, Inuyasha) . Insomma la creatività dei mangaka non ha limiti e questi maestri dell’arte del fumetto sono acclamati, in patria, alla stregua di vere e proprie star. In Italia la situazione è diversa. Mentre un consumismo dilagante sta intaccando il pubblico degli anime, i pochi otaku (fanatici) dei manga si muovono nell’ombra, e sono costretti a fare i conti con un mercato di nicchia in quanto il fumetto tende ad essere considerato sottocultura, e a rimanere un genere di settore discriminato dai più.
Valeria Castellino
Corso giornalismo on-line Facoltà di Lingue
Fondazione Carlo Donat-Cattin