“LA LUNA DI VASILIKA” & “PRODUZIONE LENTA” PER I RIFUGIATI GRECI

A fianco del progetto La Luna di Vasilika, la start-up etica morettese Produzione Lenta

Agata Alleruzzo, 17.03.2017

MORETTA – In un periodo di grandi tensioni, in cui l’essere umano viene privato della sua stessa umanità, c’è gente che non vuole restare a guardare. È proprio il rispetto per la vita che ha dato origine al progetto La Luna di Vasilika, formato da un gruppo di volontarie per MAM Beyond Borders e Firdaus, che si sono incontrate a Vasilika nel 2016 e hanno deciso di aiutare chi ha perso ogni cosa, ma non la speranza di tornare a vivere.

Sono donne, provenienza, con storie e percorsi professionali diversi, mosse però dalla stessa voglia di aiutare chi ha perso ogni cosa, sono quelle che compongono La Luna di VasilikaNazmie Achouri, Nathalie Bini, Lucia Casadio, Michela Lusa e Erica Pedratscher, sono cinque ragazze tra i 23 e i 30 anni con percorsi professionali diversi, ma che hanno preso a cuore la questione rifugiati tanto da voler raccogliere fondi per aiutarli. Organizzano quindi eventi, in giro per il nord Italia, per far conoscere non solo il progetto ma anche e soprattutto la realtà in cui operano.

Vasilika è un piccolo comune nei pressi di Salonicco in cui è stato da poco installato, all’interno di una vecchia fabbrica in disuso, un centro rifugio. Al momento il posto ospita all’incirca 1500 persone, di cui 500 sono bambini. Ogni giorno i residenti del campo si trovano a dover lottare contro enormi disagi: vivere stipati in piccole tende prive di riscaldamento, usare bagni chimici che si trovano all’esterno, lavarsi con acqua fredda e fare uso di un solo cambio di vestiti. Come se non bastasse il cibo fresco scarseggia e la dieta è poco varia e nutriente. Le difficoltà sono maggiori per i più deboli: non è raro vedere bimbi denutriti e asmatici, e i malati non riescono a ricevere trattamenti adeguati da molti mesi. 

L’impegno delle volontarie ha migliorato molti aspetti di una situazione che purtroppo continua a restare precaria, e anche se il contesto non era dei più semplici, le donne sono riuscite ad instaurare un solido rapporto di amicizia. E il nome La Luna di Vasilika nasce proprio da un momento di condivisione e di festa. Era il compleanno di un bimbo nel campo, e come spiega Erica Pedratscher: «Su Vasilika quella sera c’era una luna che mai scorderemo. Brillava sul campo, noi l’abbiamo guardata una, due volte, meravigliate, quasi come se fosse assurdo vedere una cosa così bella in un contesto così triste». Per non lasciare che la tristezza rovinasse definitivamente la speranza e la voglia di queste persone di cercare ancora la felicità in un mondo che li ha respinti, le ragazze hanno quindi deciso di mettersi in gioco, per una giusta causa.

La Luna di Vasilika ha avuto così all’attivo diversi eventi benefici, di cui alcuni a Brescia e a Faenza. Con i fondi raccolti in quelle occasioni le giovani sono riuscite a portare al campo bollitori per l’acqua calda, farmaci e presidi sanitari, vestiti, biancheria intima. Ma non solo: gli incassi degli eventi hanno aiutato ad abbellire il Baby Hammam, la tenda che viene usata per lavare i bambini, e ad acquistare quattro macchine da cucire, messe poi a disposizione di tutta la comunità. Col tempo i rifugiati lasciano il campo per ricongiungersi ai loro cari, ma altri arrivano a sostituirli. Il numero quindi si mantiene costante, così come le loro necessità.

Per quanto riguarda la realtà piemontese, e nello specifico quella cuneese, Produzione Lenta, la start-up sostenibile di Michele Donalisio, con sede a Moretta, ha deciso di appoggiare la causa di La Luna di Vasilika. L’azienda collabora con grafici e laboratori locali per realizzare felpe e t-shirt a tema montano, affiancando solo ed esclusivamente fornitori certificati che dimostrano di non sfruttare né la manodopera minorile, né dei lavoratori, e che non utilizzano cotone OGM.

Per tutto il mese di marzo Produzione Lenta devolverà al progetto Vasilika 2,50€ per ogni maglietta e 6,50€ per ogni felpa acquistata su internet, aiutando, nel suo piccolo le volontarie che hanno deciso di addentrarsi nella sofferenza umana per fare la differenza.

Un gesto che sembrerà piccolo e insignificante in un mondo colmo di problemi, ma che si rivela essere il seme che darà vita a una nuova speranza.