LA FONDAZIONE CARLO DONAT-CATTIN E IL CENTRO STUDI CATTIN RICORDANO LA FIGURA DI LUIGI STURZO
Luigi Sturzo, una voce minoritaria che lasciò un forte segno nel mondo intellettuale, e cattolico politico
TORINO- Aconfessionalità, libertà e democrazia. Tre parole chiave per delineare il pensiero di una tra le figure più emblematiche del panorama politico italiano degli inizi del ‘900: Luigi Sturzo. Siciliano di nascita, sacerdote e sociologo, pensatore politico e uomo d’azione, il fondatore del Partito Popolare Italiano è stato celebrato, a quasi mezzo secolo dalla sua scomparsa, di recente presso il Circolo della Stampa di Torino organizzato dalla Fondazione “Carlo Donat-Cattin” e dal Centro Studi “Giorgio Catti”.
Ripercorrendo i momenti salienti della vita di Sturzo, del suo Partito e delle opposizioni al fascismo l’evento ha evidenziato la modernità del pensiero politico di un personaggio che, come afferma Walter E. Crivellin dell’Università di Torino e direttore scientifico della Fondazione “è stato per troppo tempo e ingiustamente dimenticato”. L’affermazione delle libertà fondamentali, del partito come luogo e mezzo di circolazione di idee e, per contrasto, la lotta al totalitarismo, alla partitocrazia, alla guerra sono emersi come principi basilari di quell’ “etica nella politica”che Aldo Pedussia, Presidente onorario del Centro Studi “Giorgio Catti,” definisce “il ferreo binomio sturziano”. Inevitabili i riferimenti alle personalità con cui Sturzo entrò in contatto o in contrasto: da Romolo Murri a Giuseppe Toniolo, da papa Leone XIII a Luigi Einaudi, da Mussolini ad Alcide de Gasperi. E proprio sulla scia degli accostamenti, al pari di Plutarco ne “Le vite parallele”, il giornalista e scrittore Giuseppe Sangiorgi ha accostato e confrontato le “parabole biografiche dei profeti della politica”, Sturzo e Gramsci che, “pur non essendosi conosciuti direttamente, e avendo maturato concezioni politiche differenti, vissero esperienze del tutto simili: dal giornalismo alla fondazione di un partito, fino all’isolamento decennale”.
E, trovandoci a Torino, non poteva di certo mancare il “collegamento politico e ideologico” tra il “segretario politico esiliato” e il capoluogo piemontese. Partendo dalla tappa obbligata dello “storico IV Congresso del Partito Popolare svoltosi nel 1923 proprio a Torino” e passando per il contatto con il torinese antifascista Piero Gobetti, Sangiorgi arriva “ fino a tempi più recenti” citando Giovanni Agnelli come “testimone delle condizioni di santità in cui Luigi Sturzo ha sempre vissuto”. Così, accostando l’ambito politico a quello religioso, si è conclusa la descrizione di “un uomo che– come ha detto Crivellin- con voce stonata e flebile lasciò un segno profondo, non solo per gli studiosi cattolici, ma anche per l’opinione pubblica in una realtà che aveva, e ancora oggi ha, bisogno di giudizio e coerenza”.
Chiara Verzillo
Corso giornalismo on-line
Fondazione Carlo Donat- Cattin