LA FINANZA ISLAMICA COME MOTORE DI CRESCITA?
Opportunità e criticità analizzate al Turin Islamic Economic Forum
Federico Rudian, 06.03.2017 FOTOGALLERY
TORINO –Il 6 e 7 marzo a Torino Incontra si è tenuto il 3° Turin Islamic Economic Forum (TIEF), un momento di confronto e riflessione sulle possibilità offerte dal mercato dei paesi islamici, che sta vivendo un momento di forte espansione e vivacità. Progettato dalla Città di Torino in collaborazione con la Camera di commercio di Torino, l’Università degli Studi di Torino e ASSAIF (Associazione per lo Sviluppo di Strumenti Alternativi e di Innovazione Finanziaria), è l’unico evento al mondo del suo genere organizzato da una municipalità.
Molti i temi trattati nella prima mattina di conferenze e dibattiti, ma i più importanti sono stati le potenzialità offerte dalla collaborazione dei vari Paesi e le previsioni sul futuro dell’economia in crescita dei Paesi islamici.
Per quanto riguarda il primo punto, grande spazio è stato dedicato alle certificazioni halal, ovvero la garanzia che un prodotto o servizio sia conforme ai precetti della religione islamica. Data la situazione fiorente del mercato islamico, c’è una forte domanda per beni di questo tipo che non è ancora soddisfatta dall’offerta e che crea grandi opportunità di investimento.
L’Italia ha dimostrato potenzialità interessanti nella moda e nell’industria farmaceutica, ma soprattutto nel settore alimentare.
Infatti le certificazioni halal nel nostro Paese sono in aumento per intercettare nuove fasce di mercato create dalle fiorenti relazioni di import ed export verso l’area geografica islamica.
Un problema che è stato rilevato dagli esperti del settore è che non sfruttiamo ancora in maniera efficace le possibilità offerte dalla nostra industria alimentare, perché esportiamo solo prodotti high-end ignorando le altre fasce di mercato. Questo rinforza l’immagine di eccellenza dei nostri prodotti ma lascia ampi spazi di manovra a concorrenti vicini, come Spagna e Polonia, che muovono quantità di merci molto più elevate, con conseguenti maggiori guadagni e benefici per la loro stessa economia.
Partendo dalle relazioni di import/export si è arrivati a parlare di crescita economica, che, per quanto sia spiccata nei paesi islamici, non è ancora accompagnata da quel vivace ecosistema di finanza, venture capitalists e startup che ci si aspetterebbe.
Temi importanti sono stati la microfinanza e la finanza etica.
La prima perché, occupandosi di finanziamenti a privati e piccole imprese, ricopre un ruolo fondamentale nel combattere la povertà, che affligge più di 400 milioni di persone dell’area islamica, e nell’educazione delle possibilità e dei prodotti finanziari a disposizione di tutti.
La seconda, caposaldo del mondo economico islamico, vede in testa i progetti degli Emirati Arabi Uniti e di Dubai per una crescita sostenibile ma si scontra con un ambiente ancora non ottimale per le startup. Infatti, a fronte di due clamorosi successi (una startup di car sharing e una di e-commerce, ndr), la maggior parte di queste non riesce a raccogliere investimenti sufficienti per decollare. Nel 2015, in un mercato globale che ha mosso 216 miliardi di dollari di investimenti nelle startup, solo 467 milioni hanno finanziato imprese nei paesi islamici. Ma questo, benché un dato di per sé negativo, rappresenta in realtà l’opportunità per gli investitori mondiali di inserirsi in un mercato ancora giovane e pieno di potenzialità per la creazione di prodotti innovativi e redditizi.
Il TIEF si è confermato, quindi, un momento di confronto importantissimo per Torino e tutta la nazione, grazie ai nuovi spunti forniti per una ripresa economica che ancora fatica a liberarsi dalle maglie della crisi mondiale.
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