GIANINI E LUZZATI. SI RISCOPRONO I LORO DISEGNI E BOZZETTI D’ANIMAZIONE AL MUSEO DEL CINEMA
LORENZO BRUNETTI E LORENZA LASAGNO – 23.04.2013
TORINO – Rimane aperta fino al 12 maggio la mostra dedicata ai Cartoni animati di Gianini e Luzzati, allestita al Museo nazionale del Cinema da gennaio scorso e curata da Alfio Bastiancich e Carla Rezza Gianini. Organizzata in collaborazione con il Museo internazionale Onlus e la Rai, l’esposizione ci permette di vedere per la prima volta la maggior parte dei materiali originali – disegni e bozzetti d’animazione – frutto dell’esperienza cinematografica d’animazione pluridecennale del maestro Emanuele Luzzati con Giulio Gianini.
Autori di primo piano nel panorama storico mondiale del cinema d’animazione che hanno ricevuto per alcuni dei loro capolavori dell’arte animata il premio a festival internazionali e la candidatura al premio Oscar con La Gazza Ladra (1964) e Pulcinella (1973).
Nella mostra è possibile immergerci nella realtà animata di Giulio Gianini ed Emanuele Luzzati grazie a più di duecento personaggi, bozzetti, scenografie e “storyboard”, i quali testimoniano il processo creativo che ha dato origine ai loro classici cinematografici. I materiali provengono da Museo Luzzati di Genova, Fondazione Luzzati-Teatro della Tosse anch’essa genovese, e da collezioni pubbliche e private.
L’allestimento si trova nell’Aula del Tempio, cuore del museo della Mole Antonelliana, e sulla rampa elicoidale. Un percorso studiato per acquisire attraverso i materiali esposti tecnica e processo creativo utilizzati in quasi quarant’anni di sodalizio tra i due artisti.
Si erano conosciuti al teatrino di burattini di Gianini, afferma la moglie Carla Rezza Gianini: «incontrando lo scenografo [suo marito Gianini] gli chiese infatti di dipingergli il boccascena del suo teatrino». Luzzati lo esaudì. Da allora unirono i loro talenti, l’uno orientato agli aspetti cinematografici e tecnici e l’altro a quelli grafici e narrativi.
Giugi e Lele, come venivano comunemente chiamati – continua Carla Rezza – «Erano grandi lavoratori e amavano “fare” con le mani: Lele non solo disegnava ma assemblava i materiali più eterogenei (stoffe, carte, pezzetti di legno, plastica o vetro…) trasformandoli in materia preziosa. Giugi non solo animava muovendo con infinita pazienza gli innumerevoli pezzettini di carta che si trasformavano magicamente nella Gazza Ladra o in Alì Babà, ma aveva anche fisicamente creato i due banchi d’animazione (uno dei quali si trova al Museo Luzzati a Genova) con cui furono realizzati i film, assemblando come Lele materiali di risulta […], 35 mm di seconda mano e motorini dalla provenienza più disparata, trovati in improbabili anfratti del mercato romano di Porta Portese».
“L’essenza del cinema è il movimento: il cineoperatore lo registra, l’animatore lo crea”, citazione di Norman McLaren, autore e teorico dell’animazione. Quando due personaggi del calibro artistico di Gianini, direttore della fotografia di film e documentari, e Luzzati illustratore e scenografo teatrale, si incontrano non può che nascere, come è infatti è stato, un promettente sodalizio per il mondo del cinema di animazione.
In più di trent’anni di collaborazione hanno realizzato insieme una trentina di opere, di cui film d’autore autoprodotti, film televisivi e pubblicitari, lavori su commissione e opere incompiute – afferma il curatore Alfio Bastiancich. Per lo più cortometraggi, ad eccezione del loro capolavoro, Il flauto magico (1978), realizzati nel loro studio romano.
Il lavoro di Gianini e Luzzati traeva ispirazione al teatro musicale e al favolistico. Del primo ne sono esempi Trilologia rossiniana che comprendeva La Gazza ladra (1964), L’italiana in Algeri (1968) e Pulcinella (1973), mentre del secondo I paladini di Francia (1960) narrato da A. Foà e musicato da G. Maselli, con cui esordiscono con una storia d’avventure del ciclo carolingio, una filastrocca di G. Rodari Il castello di carte (1962).
Nel Flauto magico musica e immagine si fondono in maniera armoniosa, le immagini riescono a modularsi su ritmi e tempi della colonna sonora; la tecnica di riferimento per le immagini rimane il découpage , arricchito da altre tecniche di luci, colori, textures e delle ombre cinesi con illuminazione in controluce – tecnica messa a punto negli anni ’20 dall’artista tedesca Lotte Reigner, molto apprezzata dai due artisti che affidarono la realizzazione di una sequenza a Manfredo Manfredi, altro grande dell’animazione italiana, nominato all’oscar per il suo Dedalo del 1976 – e dalla ripresa dal vero per alcune sequenze.
Vi lavorano all’animazione Manfredo Manfredi, Jan Trmal e Milena Kubracovich, mentre all’adattamento dei testi Tonino Conte.
Negli anni Settanta è la volta della Tv: Gianini e Luzzati vi approdano con Le avventure di Marco Polo che segna un cambiamento nel loro lavoro a misura “artigianale”. L’animazione si riduce, dando spazio all’illustrazione: tra le cause il budget limitato e la durata più lunga dei film. Si aggiungono altre opere ma il risultato fu molto diverso rispetto alle produzioni a cui il pubblico era abituato. Il loro sodalizio comincia piano piano ad allentarsi e ciascuno percorrerà il proprio cammino artistico, continuando a conseguire un notevole successo.
La mostra, è aperta dal martedì alla domenica dalle 9 alle 20 e il sabato dalle 9 alle 23. È predisposta anche per la visita da parte di ipovedenti, l’accompagnano un catalogo contenente analisi e testimonianze sull’opera e la vita dei due autori, e dvd con i capolavori restaurati in versione video, tra cui il recente I paladini di Francia, edito da Gallucci.
Per info: Museo Nazionale del Cinema tel. 011. 81.38.560 – www.museocinema.it.