“IL RAGAZZO INVISIBILE”, UN NUOVO GABRIELE SALVATORES
Il regista premio Oscar presenta a Torino il suo ultimo capolavoro, ambientato in un mondo di adolescenti e supereroi.
Giovanni Castellano, 17.12.2014
TORINO – Martedì 12 dicembre al Cinema Massimo, Gabriele Salvatores ha presentato in anteprima il suo ultimo film, Il Ragazzo Invisibile. Nel cast del lungometraggio, il diciottesimo nella carriera del regista, il giovane Ludovico Girardello affianca gli evergreen Fabrizio Bentivoglio e Valeria Golino. Frutto di una produzione italo-francese (in collaborazione tra Indigo Film, Rai Cinema, Babe Filmed Element Pictures), il film è nelle sale dal 18 dicembre.
Michele, il protagonista della storia, è un adolescente timido e impacciato, preso in giro a scuola dagli altri ragazzi e infelicemente innamorato della compagna di classe Stella. Una sera, chiuso in bagno per sfuggire ai bulli che lo perseguitano durante una festa di Halloween, Michele esprime la volontà di diventare invisibile. Il mattino seguente, scopre con stupore che il suo desiderio si è avverato. Dopo un primo momento di paura, il ragazzo inizia a far uso dell’invisibilità per regolare qualche conto in sospeso con i suoi odiati compagni. Ma ben presto verrà a conoscenza dell’origine del suo dono e si dovrà comportare da vero e proprio supereroe.
Al termine della proiezione, a prosieguo della mattinata torinese Salvatores ha tenuto una conferenza stampa insieme all’attore protagonista del film, il quattordicenne Ludovico Girardello, rispondendo con grande disponibilità alle domande di studenti e giornalisti presenti in sala.
Il regista premio Oscar ha esordito ricordando che in Italia si producono pochi ‘fantasy’ per famiglie, ed ha aggiunto: «Con questo film vorrei sfatare il mito che vede i supereroicome esclusiva delle produzioni americane». In realtà Il Ragazzo Invisibile non è solo un film di supereroi, come titolo e locandina potrebbero erroneamente suggerire. «Ho voluto parlare dell’adolescenza, – ha continuato Salvatores –un periodo della vita da cui forse io stesso nella mia mente non sono ancora del tutto uscito. Un periodo in cui non ci si sente né adulti né bambini, in cui si ha un forte senso di non appartenenza al mondo e spesso si vorrebbe sparire, come fa Michele tramite il suo superpotere. Dando voce ai giovani, ho cercato di dare visibilità agli invisibili». Al tempo stesso, però, «non esiste un pubblico solo. Questo film è diretto a tutti, giovani e adulti, perché concilia la fantascienza con la sensibilità degli italiani, toccando temi tipici dell’adolescenza, come la sensazione di inadeguatezza e il problema del bullismo».
Il Ragazzo Invisibile è un film fantasy, molto diverso da quelli a cui ci ha abituato Salvatores. In Nirvana (del 1997), ad esempio, troviamo, sì, la fantascienza, ma in una trama e un’ambientazione cyberpunk, dunque con una forte componente cibernetica e informatica. Nella sua ultima fatica cinematografica, invece, Salvatores inserisce elementi prettamente fantastici nella storia di un tredicenne qualunque, in una “vera” città – Trieste, di cui nella pellicola si apprezzano suggestive inquadrature. Il regista campano (milanese di adozione) ha spiegato così questo dualismo tra realtà e fantasia: «Per me il cinema ha due anime, che nei miei film cerco sempre di combinare. Una è l’anima realista, quella degli operai ripresi all’uscita dalle officine dai fratelli Lumière. L’altra, quella che preferisco, è l’anima viaggiatrice, che spazia nel mondo dell’immaginario, del fantastico e del sogno».
La vasta gamma di generi e soggetti che la regia di Salvatores ha trattato in più di 25 anni di carriera è straordinaria. Si passa dai cult della trilogia della fuga (di cui fa parte Mediterraneo, Oscar come miglior film straniero nel 1991) al genere grottesco di Denti, dal drammatico Come Dio Comandafino ai supereroi dell’odierno Il Ragazzo Invisibile. Verrebbe allora da chiedersi in quale dei suoi film si identifichi di più il vero Gabriele Salvatores. La risposta del regista non è banale: «Non rinnego nulla dei miei trascorsi cinematografici. Tutti i film che ho diretto mi appartengono. Se domani mi proponessero di fare il sequel di Marrakech Express ne sarei ben felice. Ma rischierei nello stesso tempo di rovinare la bellezza dell’originale e cadere nel ridicolo. Come fanno quei musicisti rock coi capelli bianchi, che 50 anni dopo il loro primo successo saltano ancora sul palco credendosi sempre ragazzini… I tempi cambiano e con essi anche l’arte. Oggi a far vedere la realtà ci pensano già internet e la televisione. Come conseguenza, nel mio cinema attuale preferisco focalizzarmi sul sogno e sulla fantasia».
Salvatores, riferendosi ai cambiamenti che la sua regia ha subito nel corso degli anni, ha concluso suggerendo che «nel cinema e nella vita bisogna rinnovarsi per non invecchiare». E poi, citando un mito della musica jazz come Miles Davis: «Se vuoi rimanere giovane, suona con i giovani».
Sembra proprio che nella sua ultima opera Salvatores abbia voluto, a modo suo, “suonare con i giovani“, mettersi in discussione e rinnovarsi per l’ennesima volta, dimostrando sempre la grande qualità di una regia dal prestigio già riconosciuto a livello internazionale, che promette di continuare a fare la storia del cinema italiano nel mondo.