IL PUNTO SU PAPA FRANCESCO

Nel segno del miracolo

Editoriale di Davide Ghezzo – 30 giugno 2013

Nella storia di Papa Francesco, che si va a ricostruire e a dettagliare mentre lui scandisce l’attualità con la forza e la novità della sua figura, emergono vicende e ‘segreti’ che invitano a riflessione e contemplazione, lasciando nel contempo esterrefatti.

E’ notizia di questi giorni, riportata ai media italiani da Antonio Socci, che nel corso degli anni Novanta Bergoglio fu testimone di (almeno) due miracoli eucaristici. Nel primo caso, datato 1992, due frammenti di ostia assumono un colore rossastro, e fanno colare gocce di sangue. Nel secondo, ancor più potente, del ’96, una particola si trasforma in tessuto umano, che analisi indipendenti descrivono come un frammento del muscolo cardiaco, ancora pieno di globuli bianchi, nonostante la particola fosse stata tenuta nell’acqua per tre anni (i globuli bianchi, al di fuori di un organismo vivente, si disfano e muoiono).

Ora Papa Francesco, contraddicendo le posizioni tradizionaliste che vorrebbero la massima pubblicità e diffusione ai miracoli eucaristici – che continuano beninteso una tradizione plurisecolare -, ha finora tenuto del tutto riservate queste notizie; era tuttavia inevitabile che qualche testimone, diretto o indiretto, di quegli eventi prima o poi parlasse.

Perché il Papa ha taciuto? Perché è saggio e prudente farlo. Non sono tempi, questi, in cui si possa impunemente sbattere il miracolo in prima pagina (così come il diavolo, o l’Anticristo): l’opposizione preconcetta alla Chiesa ne verrebbe alimentata, ingigantita. Ma c’è una ragione più profonda, e positivamente spirituale.

L’adorazione eucaristica è una sorta di rapporto intimo, un movimento che va dal cuore umano alla presenza del divino, e viceversa. Se l’adorazione diventasse rito, ampia celebrazione pubblica, perderebbe gran parte della sua forza mistica; si disperderebbe nei mille rivoli della mondanità, nel frastuono televisivo.

I miracoli, intendiamoci, parlano all’uomo come e più della Parola stessa di Gesù. Siamo increduli esseri vestiti di carne, se davvero vogliamo – e in fondo lo vogliamo – risalire alla nostra matrice spirituale, abbiamo bisogno di manifestazioni che travalichino e spezzino l’ordinario corso delle leggi naturali. E ce ne sono a bizzeffe, a migliaia, nella storia nota dell’umanità, di portata addirittura planetaria e stellare. Psicologi accademici di ultima generazione ci spiegano che non esiste qualcosa come l’allucinazione collettiva: dunque il Sole, nel 1917 danzò davvero nel cielo in contrasto con ogni legge fisica, davanti a 70.000 portoghesi, venendo del resto fotografato. Ed è solo l’esempio più eclatante, il segno preannunciato dalla Vergine ai pastorelli di Fatima.

Esistono tuttavia persone dal cuore così duro, e dalla mente così chiusa, da restare refrattaria a qualsivoglia manifestazione del soprannaturale; la gente cambia solo se vuole. E quando Dio decise la Creazione, volle che l’uomo fosse pienamente libero, quindi libero anche di non credergli e di contraddirlo.

Lasciamo dunque i fenomeni miracolosi all’osservazione del cuore, e al discernimento dell’intelligenza. Così vuole, in sostanza, la nostra guida spirituale in terra per questi giorni. Il Papa ci indica gli esempi fondanti di Pietro e Paolo, un semplice pescatore e un acerrimo nemico del Cristianesimo, divenuti i primi trascinatori di una squadra dalla grande storia, la Chiesa cattolica. Squadra che ha avuto le sue calciopoli, i suoi buchi neri, ma che si ripropone oggi con un nuovo fuoriclasse a guidarla, un numero dieci di grande tecnica, carattere, visione di gioco.