IL PUNTO SU PAPA FRANCESCO

La lotta e la speranza

Editoriale di Davide Ghezzo – 18 agosto 2013

Non si è ancora spenta l’eco mediatica del viaggio del Papa in Brasile, in cui il Pontefice ha dimostrato ancora una volta l’energia e il carisma che lo contraddistinguono: un uomo di settantasei anni è andato in giro senza timore per le favelas di Rio de Janeiro, in mezzo a una folla immensa che minacciava di travolgerlo col suo entusiasmo; anche la sua auto è stata bloccata per strada, da gente che voleva toccarlo, parlargli, dargli un biglietto.

Per miracolo, è il caso di dirlo, non è successo nulla di brutto, nessun pazzo o fanatico ha attuato propositi violenti. “Mi sono fidato di un popolo”, ha detto Bergoglio. E ha avuto ragione, anche nel senso del segno lasciato in un Paese che è la prima comunità cattolica al mondo, ma che vede anche il diffondersi di diramazioni del cristianesimo non riconosciute da Roma, come i pentecostali. E’ verosimile pensare che il pontefice, con questa sua puntata sul territorio carioca, abbia riconquistato una buona parte dei ‘devianti’.

Incapace per carattere di prendersi una vacanza (ma anche incalzato da un’agenda fittissima, che prevede già il ritorno in Brasile per il 2017…), il Papa ha poi ripreso la sua attività pastorale romana, esprimendo in più sedi la sua preoccupazione e il suo cordoglio per le drammatiche vicende che si intrecciano sul pianeta senza soluzione di continuità, dalle violenze politiche in Egitto all’affondamento di un battello nelle Filippine, con centinaia di annegati.

Il suo richiamo alla pace, beninteso, non è soltanto monito ad utilizzare l’uso della ragione ai fini della concordia, della collaborazione e del confronto pacifico laddove le idee siano diverse, ma anche un invito a servirsi degli strumenti che l’uomo ha ricevuto dall’alto. Perché il Creatore ha offerto all’uomo non solo le qualità che gli sono intrinseche, preziose e impagabili anche sul piano materiale (non c’è prezzo per un occhio, o il dito di una mano… e se li avessimo perduti, non daremmo, per riaverli, tutto l’oro del mondo?), ma anche l’aiuto, l’orientamento spirituale e psicologico che ci viene dalle vita e dalle parole del Cristo e, subito dopo, dall’esempio della sua Madre terrena.

Nell’omelia di Ferragosto, il pontefice ha ricordato la sorte di Maria, assunta visibilmente in cielo in corpo e in spirito al termine della vita. «L’Assunzione – sottolinea Bergoglio- è anche in un certo senso una ricompensa per il dolore supremo provato dalla Vergine, quando suo Figlio è stato messo in croce, e vi è morto dopo una drammatica agonia. E’ difficile immaginare una sofferenza più grande che quella di vedere straziata la propria prole, condannata a un tormento indicibile per di più ingiustamente».

Così, dopo il sacrificio supremo, a Maria tocca il premio celeste; ma anche da una dimensione diversa Ella continua inesausta a donare se stessa, soprattutto attraverso la preghiera che ne richiama l’aiuto efficace: il Rosario. Il Papa ha esortato alla recita del Rosario in primo luogo come strumento di lotta, di agone nei confronti del perenne avversario dell’uomo, e del bene. Le immagini, metaforiche fin che si vuole ma anche realistiche e credibili, dell’Apocalisse ci presentano la Fanciulla divina come unica creatura in grado di schiacciare il drago, tenendone la testa sotto il tallone. L’estrema malvagità può essere contrastata solo dall’estrema purezza, quella dell’unica persona nata senza peccato originale.

La vittoria simbolica della Vergine costituisce allora, assieme alla vittoria di Gesù sulla morte, il più grande elemento di speranza offerto ai cristiani. «Se non c’è la speranza – afferma senza mezzi termini Bergoglio – allora noi non siamo cristiani». Il magnificat cantato evangelicamente dalla Vergine, la lode dell’anima al Signore, è espressione tangibile, rilevante anche sul piano estetico oltreché morale, di questa speranza senza limiti, che va oltre le barriere spaziotemporali poste alla fisicità umana, per proiettarsi in un infinito sublime, nel destino di felicità inscritto (da Dio) nella natura umana.