IL PUNTO SU PAPA FRANCESCO

La centralità della chiesa

Editoriale di Davide Ghezzo – 15 settembre 2013

Nel suo confronto con esponenti di spicco del mondo laico, oltre a occuparsi attivamente delle scottanti questioni di politica internazionale – come dimostra la lettera al presidente russo Putin – il Papa si rivolge anche a personaggi che si dichiarano apertamente non credenti (e dunque a tutti coloro che in varia sede, dal blog ateo alle profondità silenziose del proprio sentire, si dimostrano incapaci di recepire la voce del divino).

Ad Eugenio Scalfari, che gli chiedeva, in forma provocatoria, quale sarebbe il giudizio di Dio nei confronti di coloro che non credono, Bergoglio ha risposto che costoro devono semplicemente fare i conti con la propria coscienza. La Chiesa non punta il coltello alla gola degli atei, anzi li lascia cuocere nel loro brodo, fermo restando che in ciascun uomo esiste un nucleo di moralità (insufflato da Dio per i credenti, semplice prodotto evolutivo per gli altri) in cui specchiarsi, per vedere se stiamo vivendo all’altezza degli standard che abbiamo dentro di noi.

In un intervento a latere, il pontefice si è anche rivolto a coloro che affermano di credere in Dio ma non nella Chiesa, rispondendo con una semplice e profonda verità: è come se costoro dicessero che credono in Dio ma non in se stessi. La Chiesa siamo noi, noi tutti, l’umanità intera in cammino verso la sua sorte oltremondana, ovvero le braccia del suo stesso Creatore.

La litania anticlericale ripete più o meno sempre lo stesso refrain. La Chiesa cattolica è responsabile di innumerevoli crimini, crociate e inquisizione in primo luogo, fino ad arrivare agli scandali finanziari e alla pedofilia degli ultimi tempi. Ma quando la comunità cristiana funziona davvero come tale – secondo il modello semileggendario dei gruppi più antichi, quelli che si riunivano di nascosto nelle catacombe romane – allora vediamo in atto il messaggio di amore incondizionato che è il più importante lascito del Cristo per la sfera sentimentale e affettiva dell’uomo.

Il richiamo alla centralità della Chiesa effettuato da papa Francesco viene corroborato da un riferimento autobiografico: il suo incontro con Gesù non è avvenuto in una sfera del tutto intima e privata, ma con la mediazione dei vari gruppi seminariali di studio e preghiera che lo hanno accompagnato nel suo percorso. Posto al di fuori delle attive comunità della chiesa argentina, Bergoglio non sarebbe mai diventato quel che è diventato, non solo nel senso esteriore della carriera ecclesiastica, di cui ha raggiunto il vertice, ma in quello interiore e spirituale del dono carismatico che lo accompagna.

Non c’è omelia di papa Francesco che non faccia riferimento, in qualche suo risvolto, a questa idea della comunione e della coesione morale tra le persone, intesa come primo requisito di coloro che parlano e agiscono nel nome e secondo il dettato di Gesù Cristo. Si sente con forza, su questo punto, il riferimento e quasi il gusto della tradizione d’Occidente, fatta di vita ecclesiale e di monachesimo per loro essenza comunitari, a fronte del costume orientale volto spesso all’ascesi individualistica, a un misticismo solitario, incarnato nella figura dell’anacoreta sottoposto a qualsivoglia privazione nel cuore del deserto.

Ma Gesù ha voluto un gruppo attorno a sé, uomini che lo accompagnassero e lo sostenessero e fossero pronti a diffondere il suo Verbo – anche se poi quegli stessi uomini dimostreranno la loro fragilità nel momento drammatico della Passione del loro Maestro. Dove due o più si riuniscono nel mio nome, ha detto il Cristo, là ci sono anch’io.

E il discorso vale ovviamente, come ricorda il Papa, anche per la comunità laica della famiglia. Famiglia che è nucleo fondante della società, senza la quale non si dà non solo e non tanto benessere e sviluppo economico, ma soprattutto equilibrio psicologico e conservazione di quei valori che la modernità, con le sue mille contraddizioni, finisce per contestare e mettere in pericolo.

Famiglia, dunque – purché ordinata moralmente, e fondata su una coppia eterosessuale – come chiesa laica, spazio in cui tentare di riprodurre (pur consapevoli della nostra umana limitatezza) il modello affettivo del Cristo, ovvero la donazione di sé per le persone care e gli amici, fino al sacrificio supremo.