IL PUNTO SU PAPA FRANCESCO
Gli Strumenti Della Pace
Editoriale di Davide Ghezzo – 1 Dicembre 2013
Tra le figure della Chiesa delle origini, quella di sant’Andrea, fratello di Pietro, apostolo e martire, spicca in maniera particolare, tanto che il Papa ha voluto celebrarne la ricorrenza, che cade nella giornata del 30 novembre.
Una famosa tradizione vuole che Andrea, non osando paragonarsi a Gesù, chiese ai suoi assassini di essere crocifisso su una crux decussata, a forma di x, quella che noi chiamiamo croce di sant’Andrea. Abbiamo quindi l’esemplarità di un martirio che trova modo di esprimere, nel momento più drammatico, una profonda umiltà e sottomissione alla volontà divina.
Purtroppo tale ricorrenza canonica trova un doloroso collegamento con l’attualità. Come ha ricordato il Papa in un messaggio inviato a Bartolomeo I, patriarca ortodosso (non a caso l’apostolo Andrea appartiene al novero dei santi anche per la tradizione della Chiesa d’Oriente), ancor oggi esistono i martiri della fede cristiana, perseguitati e uccisi per la loro testimonianza di fede in terre ostili, e in specie in quelle aree del Medio Oriente e dell’Africa in cui il controllo del territorio è in mano alle frange più radicali e violente dell’Islam.
Il pontefice sottolinea il pieno diritto dei cristiani mediorientali – pensiamo a minoranze come i copti, o i maroniti – di rimanere nella loro patria, e di professarvi liberamente la propria fede. Nell’anno del Signore 313 l’imperatore Costantino concesse, con l’editto di Milano, piena libertà di culto a tutti i cittadini dell’Impero romano – un territorio che si estendeva dalla Spagna alla Persia, dalla Britannia all’Africa sahariana. Oggi, a 1700 anni esatti di distanza, in vaste aree del pianeta tale libertà appare una chimera: i cristiani vengono assassinati, i loro beni espropriati, le chiese distrutte, esattamente come durante le antiche persecuzioni di Nerone o di Diocleziano.
Come contrastare questo fenomeno, non ultimo degli orrori offerti dalla storia moderna? Papa Francesco indica alcune essenziali linee guida, e sfida come sempre gli uomini ad ascoltarlo, che poi significa usare correttamente ragione e sensibilità, illuminate se possibile dalla superiore saggezza dello Spirito.
In primo luogo appare evidente la necessità di una collaborazione, di una sinergia tra le diverse ‘anime’ del Cristianesimo, ovvero nella fattispecie quella cattolica e quella ortodossa, ai fini della tutela dei diritti dei cristiani nelle aree più martoriate del pianeta, prima fra tutte il Medio Oriente. In maniera sottaciuta il Papa invita Bartolomeo I a ‘metterci la faccia’ a sua volta, vincendo il tradizionale riserbo, la riservatezza quasi elitaria della gerarchia orientale, perché è chiaro che l’azione congiunta del vescovo di Roma, l’autorità religiosa più seguita al mondo, e del patriarca di Costantinopoli, il capo spirituale più prossimo ai punti caldi del conflitto religioso, avrebbe efficacia moltiplicata. Tuttavia Bergoglio resta consapevole della distanza che ancora divide le due Chiese, e auspica quella ‘piena comunione’ che sola permetterebbe una stretta interazione tra i due suddetti leader.
Il Papa fa poi un passo avanti, come sempre o quasi, nella direzione di una laicità spiritualmente orientata. La pace tanto agognata per il Medio Oriente, insanguinato non solo dallo storico conflitto israelo-palestinese, ma anche dagli scontri tra fratelli in Siria, Egitto, Algeria, Iraq, per citare solo i focolai più rilevanti, può arrivare solo perseguendo dialogo, perdono e riconciliazione. Per decenni abbiamo assistito ai tentativi e ai fallimenti della comunità internazionale, di volta in volta impegnata in mediazioni, interventi armati, aiuti umanitari, embarghi, ispezioni. Tutto ciò ha funzionato poco e male. La parola del Papa può apparire ingenua ai più, un’utopia irrealizzabile; ma la sua saggezza carismatica appare ormai mille volte più credibile e affidabile della presunzione, per di più spesso in malafede, che gonfia il petto di tutti i politici del pianeta.