I  TESORI  NASCOSTI  DELLA VALLE PO

In viaggio verso il Monviso tra i paesini che incorniciano i primi gorgoglii del Po

MARTINA BIANCO, 24.12.2014                          FOTOGALLERY

VALLE PO – Nella valle che vede nascere il Po, da cui prende il nome,  gioielli di cultura e arte si nascondono incastonati tra le pendici delle Alpi Cozie, in uno  scenario di natura ancora incontaminata. Revello, Martiniana Po e Sanfront, mete obbligate per il raggiungimento della vetta più ambita, il Monviso, sono piccoli paesini fortemente ancorati alle loro tradizioni secolari. Piccoli scrigni, spesso poco considerati, che invece racchiudono un’infinità di tesori, non solo paesaggistici, ma anche culturali, artistici, enogastronomici e scientifici.

La prima tappa è Revello, centro medievale che circonda su tre lati il Monte Bracco (o Mombracco), famoso massiccio già noto a Leonardo Da Vinci, che in uno scritto conservato oggi a Parigi elogia le qualità della quarzite, minerale bianco simile al marmo di Carrara, che si estraeva all’epoca su queste pendici. Ed è proprio nell’osservazione dall’alto che Revello esibisce il suo volto migliore, non solo perché offre un panorama della valle senza paragoni, ma soprattutto perché presenta allo sguardo talune perle artistiche di grande valore. Una di esse è il Castello, costruito nel IX secolo, punto di forza del sistema difensivo del Marchesato di Saluzzo. Ad oggi, dell’imponente edificio non restano che i ruderi e la cinta muraria, da cui, percorrendo un breve sentiero, si arriva alla Torre dell’Orologio, antico campanile della Canonica di Santa Maria, edificato nel XI secolo. Scendendo poi lungo l’antica Via De Regges (dedicata a un governatore che combatté contro i francesi), si giunge al cuore del paese. Lì, passeggiando sui ciottoli romani, si scorgono vari monumenti medievali: la Collegiata, chiesa concessa al popolo da papa Sisto IV nel 1483, il Palazzo Marchionale, antica residenza dei Marchesi di Saluzzo ora sede degli uffici comunali, e la relativa Cappella, a forma circolare in stile tardo-gotico, entrambi minuziosamente decorati dal pittore Hans Clemer nel XVI secolo. Tra questi edifici, avvolti da un’atmosfera senza tempo, ha luogo l’annuale rievocazione storica “Revello Maggio Castello”, in cui si fa rivivere pacificamente  la guerra civile conclusasi con la distruzione del Castello nel 1642. La manifestazione è resa verosimile da centinaia di figuranti in abiti d’epoca che per due giorni usano il linguaggio del ‘600, vivono in accampamenti e botteghe artigiane costruite ad hoc per l’evento ed inscenano battaglie e duelli, accompagnati da sottofondi musicali a tema. Un’altra manifestazione, che non può mancare in un paese fortemente agricolo, è la sagra della pèsca, festeggiata a metà luglio proprio in occasione della raccolta.

Se ci si sposta di soli 3 chilometri verso ovest si raggiunge un’altra località famosa per la sua peculiare sagra estiva, Martiniana Po. L’evento in questione, nato nel 2004, è la sagra dei piccoli frutti (mirtilli, more, fragole, lamponi…), che ha luogo la prima settimana di luglio e che ha lo scopo di valorizzare la ricca produzione locale di ‘frutti di bosco’. La festa che più sta a cuore ai martinianesi è però quella patronale, in onore della Madonna delle Grazie, in cui si da’ fuoco ad un falò votivo per ricordare il flagello della peste che nel 1630 decimò la popolazione. Numerose celebrazioni si svolgono poi durante l’anno anche nelle 12 cappelle sparse tra le varie borgate e impreziosite dai dipinti opera della  figura più illustre del paese, Giovanni Borgna, frescante e pittore del XIX secolo. Ma le bellezze più preziose del territorio non si trovano alla luce del sole, bensì sotto la superficie. Si tratta del Piròpo: minerale della famiglia dei granati, osservabile nel museo allestito in paese, che in quest’area presenta delle caratteristiche uniche al mondo: è reperibile allo stato puro, e alcuni esemplari hanno dimensioni ‘extralarge’, arrivando a pesare circa venti chili.  Il piròpo può presentarsi in vari colori: rosa pallido, azzurro o vitreo e trasparente. Inoltre, al suo interno, gli scienziati hanno rilevato tre nuove specie di minerali finora sconosciuti. Sebbene sia stato attrezzato nei pressi delle cave un sito scientifico visitabile, per ovviare al fatto che i cristalli non sono visibili direttamente, il comune ha allestito un museo che raccoglie un buon numero di questi magnifici esemplari.

Pietre di grande valore si trovano anche a Sanfront, ultima tappa del nostro viaggio, disseminate sulla parete del Mombracco. Si tratta, in questo caso, di rocce dalla valenza storico-archeologica, di due diverse tipologie: un primo gruppo presenta delle incisioni rupestri cruciformi, balestriformi e zoomorfe risalenti alla preistoria, di probabile significato magico-religioso. Un secondo sono le cosiddette “Balme”, rocce aggettanti di dimensioni ragguardevoli che le comunità storiche   hanno abilmente sfruttato per creare abitazioni, stalle, essiccatoi e pollai. La protezione naturale offerta dalla parete rocciosa ha permesso a questo microcosmo, che rimane un esempio unico di architettura rurale, di restare intatto fino ad oggi. Scendendo dal massiccio e dirigendosi verso il centro del paese di Sanfront, si trovano svariati edifici di buon valore artistico: il Palazzo Comunale, la chiesa della Confraternita, con il suo imponente campanile barocco, e l’Ala del mercato, costruita nell’800. Salendo poi lungo i vicoli che si diramano dalla piazza centrale, si entra nella parte medievale, con i suoi portici e le sue viuzze strette che conducono alle rovine del castello, espugnato dai Savoia nel 1487 e successivamente distrutto nel XVII secolo.

Sebbene piccole e sconosciute a molti, queste realtà contadine ricche di storia sanno offrire molto sia al turista che si imbatte quasi per caso, sia a chi vive questi luoghi magici, che nascondono continue sorprese e scenari inaspettati.

——————————

{photogallery}images/stories/Fotogallery2015/VallePo{/photogallery}