I GIORNALI VERSO LA GRANDE GUERRA
Un’approfondita analisi dell’editoria giornalistica del Torinese e del Cuneese nel periodo precedente al primo conflitto mondiale
Davide PECORARO, 29.06.16 FOTOGALLERY
TORINO – Il 28 Giugno del 1914 fu una data estremamente rilevante all’interno del contesto storico globale.
Fu il giorno in cui l’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo, erede al trono dell’impero Austro-Ungarico, e la moglie furono assassinati a Sarajevo dal giovane nazionalista serbo Gavrilo Princip. L’episodio è considerato la causa scatenante che ha portato allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, ma non va dimenticato il clima di forte tensione che, da diverso tempo, aveva interessato inizialmente gli stati europei, propagandosi in seguito anche al di fuori del Vecchio Continente.
Poco più di un secolo dopo, Martedì 28 Giugno 2016, la Fondazione Carlo Donat-Cattin ripercorre gli anni del conflitto all’interno del seminario intitolato “Analisi dei quotidiani e periodici del territorio piemontese, negli anni successivi alla guerra di Libia e durante lo svolgimento della Prima Guerra Mondiale”. L’evento concentra la sua attenzione su quelle che furono le principali testate giornalistiche cattoliche di Torino e Cuneo, le città maggiormente in evidenza nel panorama editoriale piemontese. L’incontro ha visto la partecipazione dello storico Enrico Miletto, del giornalista e scrittore Giorgio Aimetti e del direttore de “La Voce del Popolo” Luca Rolandi.
Il primo a intervenire è stato Miletto, il quale ha fornito un’accurata descrizione della situazione in cui versava Torino all’epoca, sia dal punto di vista ideologico che sociale. I quotidiani esaminati sono stati “La Voce dell’Operaio” (che nel 1973 diventerà “La Voce del Popolo”), “L’Italia Reale” e “Il Movimento”, quest’ultimo tra i primi a inviare corrispondenti all’estero. Attraverso di essi è stato possibile ottenere una visione globale delle vicende che hanno coinvolto il capoluogo dal 1914 in poi, partendo dalle prime manifestazioni anti-interventiste degli operai fino ad arrivare alla presa di coscienza dell’inevitabilità di una guerra ‘moderna’, in cui armi più sofisticate e distruttive si erano stabilmente affermate.
La parola è poi passata ad Aimetti che ha affrontato il caso di Cuneo. Nonostante il territorio in questione fosse in una fase di sottosviluppo a quel tempo, erano comunque presenti tre noti giornali : “La Sentinella delle Alpi”,”Lo Stendardo” e “Il Corriere Subalpino”. Le tematiche consuete di queste riviste riguardavano la feroce critica nei confronti della Massoneria, il patriottismo e i valori morali, senza dimenticare, infine, il Papa e la società cristiana
A Rolandi è spettato il compito di chiudere l’appuntamento con un’ultima analisi su quello che fu il ruolo di questi periodici all’interno della collettività. Tra la fine dell’800 e l’inizio del 900, gli ambienti più vicini alla Chiesa e all’informazione si occuparono in maniera più attiva di attualità, assumendo delle vere e proprie posizioni politiche. Le stesse Torino e Cuneo possedevano – sempre all’interno del cattolicesimo sociale – delle proprie correnti di pensiero: mentre la prima era più orientata verso un forte sostegno nei confronti del governo italiano, indipendentemente dalla volontà o meno di entrare in guerra, la seconda conservava una posizione neutralista e pacifista. In ogni caso, il loro coinvolgimento all’interno della vita pubblica le ha portate irrimediabilmente a scontrarsi o ad aderire a movimenti già attivi e diffusi, come il socialismo o il nazionalismo.
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