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Una domenica alternativa alla scoperta delle pietre d’inciampo di Torino
Chiara Varetto, 22.2.2017
TORINO- Vi sarà certamente capitato, camminando per Torino, di posare lo sguardo su alcune targhette di ottone sparse sui selciati della città. Si tratta delle cosiddette “Pietre d’inciampo” in tedesco “Stolpersteine”, opera innovativa dell’artista Gunter Demnig per ricordare le vittime, e in alcuni casi i sopravvissuti, del regime nazifascista.
Domenica 19 febbraio il Museo della Resistenza di Torino ha organizzato un tour a piedi della città alla scoperta di sei delle 85 pietre presenti nel capoluogo piemontese. L’iniziativa, promossa dal Museo della Resistenza, dalla Comunità Ebraica di Torino, dall’Associazione Nazionale Ex-Deportati (ANED) e del Goethe-Institut Turin con la collaborazione dell’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti”, ha registrato un’ottima affluenza, e il gruppo, che ha partecipato con entusiasmo a questa domenica “alternativa”, è stata guidata tra le vie della città dal Professor Cesare Panizza, docente di storia presso l’Università degli Studi di Torino.
Queste targhette di ottone poste su cubetti di pietra, incastonate in prossimità dell’ultima dimora scelta dalla vittima, o di un luogo particolarmente significativo legato ad essa, recano il nome, la data di nascita e morte ed eventuali informazioni circa il luogo di deportazione della persona al tempo del nazionalsocialismo. Le “Pietre d’inciampo”, realizzate a mano dall’artista tedesco Gunter Demnig e poste personalmente dallo stesso nel luogo stabilito, recano nomi di dedicatari scelti non direttamente dalle istituzioni, bensì da enti, associazioni o semplici cittadini che possono proporre nomi di superstiti o vittime. La richiesta verrà approvata in seguito alla verifica dei dati e fatti che hanno interessato il dedicatario in questione, mentre il costo per la commissione e la realizzazione di una pietra d’inciampo ammonta a 120 euro, cifra devoluta interamente all’artista per coprire la spesa dei materiali, attrezzi e manodopera impiegata.
Ad oggi sono state poste oltre 50.000 pietre sul suolo dei sedici paesi europei che hanno aderito con entusiasmo all’iniziativa, e tra queste figura anche l’Italia con Torino e numerose altre città. Le prime pose sul suolo torinese iniziate nel gennaio 2015 proseguono, e altre 18 nuove pietre sono state installate il mese scorso per un totale di 85. E se in molti si sono chiesti se fosse “rispettoso” porre delle targhette commemorative a terra legate alle vittime del nazifascismo, la risposta va ricercata proprio in quell’ “inciampo visivo” che Demnig vuole generare nei passanti con la sua opera, affinché non dimentichino che quelle atrocità hanno interessato persone comuni, residenti vicino a piazze o in vie a loro ben note.
Storie di uomini e donne che Panizza ha raccontato nel corso del tour davanti a ciascuna delle pietre d’inciampo selezionate per quella giornata. Come la storia di Padre Girotti, frate domenicano che si adoprò per aiutare ebrei e partigiani, il quale, tradito da un fascista che si finse partigiano in cerca d’aiuto, venne deportato a Dachau nel 1944 dove morì l’anno seguente. Oppure le pietre dedicate a Benvenuto, Enrico e Mario Colombo, proprietari ebrei di un negozio di tessuti e abbigliamento di Torino all’angolo tra via Garibaldi e piazza Castello. In seguito alle leggi razziali del 1938 che impedivano agli ebrei di possedere attività commerciali, la famiglia Colombo dovette affidare il proprio esercizio commerciale ad un loro dipendente che li consegnò con un inganno alle SS nel 1943.
“L’orrore della vittime del nazifascismo in Italia, come in molti altri paesi, si è reso possibile proprio grazie alla collaborazione dei connazionali”sostiene Panizza, e le vicissitudini sopra riportate ne sono un chiaro esempio. Ma proprio il fatto che si tratti di persone comuni e spesso di coetanei è ciò che tocca più da vicino specialmente i giovani, per i quali il Museo della Resistenza organizza numerose attività legate alle “Pietre d’inciampo” e alla Memoria delle vittime del nazifascismo. Tanti i progetti in collaborazione con le scuole, ed ottimi i riscontri ottenuti come sottolinea Panizza. Queste iniziative permettono ai ragazzi di conoscere il dramma che caratterizzò quegli anni, dimostrando come la storia non sia solo fatta di date e guerre, spesso percepite come qualcosa di lontano e “astratto”, ma di vissuti, di volti e di persone come loro e come noi.
Per informazioni sulle “Pietre d’inciampo” di Torino, su tour e iniziative ad esse correlate consultare il sito del museo della Resistenza su: www.museodiffusotorino.it scrivere a pietredinciampo@museodiffusotorino.it oppure telefonare al numero +39011 01120796.