“GOMORRA DIECI ANNI DOPO”
Al Salone del Libro parla Roberto Saviano: “Tornassi indietro sarei un po’ più prudente”
DAVIDE BASILI, 20.05.2016 FOTOGALLERY
TORINO – “Mai mi sarei aspettato di giustificarmi per essere ancora vivo, e non voglio che mi si definisca eroe. Gli eroi sono morti e io non ho alcuna intenzione di morire”. Si è aperto così, il 14 maggio scorso, al Salone Internazionale del Libro, l’incontro con Roberto Saviano, in occasione del decimo anniversario dalla pubblicazione del suo Gomorra, il celebre romanzo sulle organizzazioni criminali in Campania.
Un successo grandioso che meritava di essere celebrato non solo con un sito (www.gomorradiecianni.com), ma anche con un inedito in cui viene raccontata “Gomorra dieci anni dopo”. Gian Arturo Ferrari, direttore generale della divisione libri del Gruppo Mondadori, ha spiegato: “Si tratta di un capolavoro letterario, uno dei dieci libri di cui mi sono letteralmente innamorato e che merita di inaugurare la pubblicazione dei nuovi Oscar Mondadori”. Un libro che ha cambiato non solo il racconto delle mafie, ma anche e soprattutto il rapporto tra letteratura e realtà.
Ne è stata la prova la folla gremita nell’intero padiglione, che per ore ha atteso di poter entrare nella Sala Gialla ad ascoltare Saviano. L’incontro, sold out in pochi minuti, infatti, è stato uno dei più attesi nel fitto calendario del Salone Internazionale del Libro di Torino, ed era incentrato su come sia cambiata la vita dello scrittore da quel lontano 2006, quando Gomorra veniva lanciato come reportage letterario e non come genere fiction.
“Uscito tra aprile e maggio 2006, era stato stampato in 4.500 copie, e a settembre era già a 100.000. Ricordo la mail della Mondadori: “Roberto, da oggi sei uno scrittore di professione”. Ricordo l’emozione. Avevo fottutamente 26 anni” ha spiegato l’autore, sottolineando come, durante la stesura del romanzo, non aveva immaginato una tale eco mediatica, politica ed istituzionale. “È successo un miracolo letterario, come pochi ne sono accaduti. Chi lo ha letto, lo ha condiviso in famiglia, a scuola, tra la gente, cercando di cogliere la complessità di questa storia. E la conoscenza e la condivisione del sapere, rappresentano una minaccia concreta per le mafie. Spaventate dalla gente che sa”.
Saviano ha quindi posto l’attenzione proprio sul fatto che sia l’informazione che la cultura sono state e sono tutt’ora un’arma molto potente per contrastare i clan, anche se questo vuol dire dover ricevere minacce. “Una volta scritto, il libro non è più dell’autore e mai come in questo caso avrei voluto strapparlo e non vederlo più. Ora lo difendo, ma tornando indietro, potendo scegliere, sarei più prudente, si poteva essere più prudenti”. Come ha ammesso, infatti, è molto difficile vivere una libertà ristretta come quella che lui si trova a dover affrontare: “Anche altri scrittori stranieri hanno subito minacce, come l’autore nigeriano Ken Saro Wiwa, ucciso per essersi schierato contro lo sfruttamento del territorio da parte delle multinazionali americane. A volte penso che, col senno di poi, che se tornassi a dieci anni fa, quando lavoravo al libro, sarei un po’ più prudente. Ma ho sentito il dovere di analizzare la complessità per quella che è, senza semplificazioni”.
Dopo una serie di lunghi applausi, l’autore è poi passato a rivendicare quello che è – o quello che dovrebbe essere – il ruolo dello scrittore, che deve raccontare, sempre e comunque, anche se ciò vuol dire correre il rischio di ricevere critiche negative. Lui stesso ne è stato la prova, essendo stato accusato di spettacolarizzazione del crimine. Accuse che ha respinto precisando che, non raccontando la mafia, facciamo un danno al nostro Paese perché ” il malaffare si rafforza. Quando, invece, un Paese vuole contrastare la criminalità organizzata, cerca di capirne il know-how”.
A concludere l’incontro, la lettura di “Parco Verde”, un estratto del libro con riferimenti alla Terra dei Fuochi, a cura di Marco D’Amore, attore che interpreta Ciro, uno dei camorristi più astuti e spietati nella serie TV Gomorra (in onda in questi giorni su Sky Atlantic, ndr). Con voce alta e sicura, ha regalato alla sala un’interpretazione carica di emozione e pathos, in un climax ascendente che è sfociato nell’urlo: “Maledetti bastardi, sono ancora vivo!”
Di seguito il video di Davide Basili e la fotogallery di Carlo Cretella
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