A PALAZZO BRICHERASIO E AL MUSEO EGIZIO “GLI ARTISTI DEL FARAONE”
Aprono i percorsi delle due mostre gli artigiani di Deir-Medina, ovvero operai che lavorano all’interno delle tombe
FEBBRAIO 2003
TORINO – Dopo aver effettuato due prestigiose tappe – a Parigi, al Musée du Louvre e a Bruxelles, al Musées Royaux d’Art et d’Histoire – arrivano a Torino, dal 14 febbraio al 18 maggio 2003, «Gli artisti del Faraone». La mostra è articolata su due sedi: Palazzo Bricherasio, in cui il visitatore, attraverso circa 300 pezzi provenienti da prestigiosi musei, potrà ripercorrere la vita quotidiana della popolazione di Deir el-Medina, e il Museo Egizio che, con un percorso individuato appositamente per la mostra, evidenzierà gli importanti e unici reperti della collezione permanente ritrovati proprio nel sito archeologico.
Il percorso tematico della mostra è diviso in quattro sezioni:
1. “La vita quotidiana“
2. “Il lavoro“
3. “Le credenze religiose“
4. “I riti funerari“
Saranno proprio gli artigiani di Deir el-Medina, nelle vesti di sedjem ash, statuette di legno che rappresentano i “servitori nella sede della Verità”, ovvero gli operai che lavorano all’interno delle tombe, ad aprire sia la mostra a Palazzo Bricherasio, sia il percorso al Museo Egizio.
Nella prima sezione il pubblico potrà “entrare” in una casa del villaggio e scoprire tutti gli aspetti della vita a Deir el Medina: oggetti di uso quotidiano, mobili, ostraca figurati che riportano scene di vita familiare, papiri con preghiere o formule magiche, statuette di culto dedicate agli antenati, gioielli che raccontano la storia delle famiglie, compresi i turbamenti amorosi, i gusti letterari, le questioni ereditarie.
La sezione dedicata al lavoro descrive l’attività nella necropoli, quasi giorno per giorno: documenti scritti (papiri e ostraca) spiegano l’organizzazione delle squadre, i salari, i conflitti, i motivi d’assenza, gli scioperi; gli utensili e gli ostraca figurati ci fanno seguire il lavoro degli artisti e degli artigiani nel suo evolversi con schizzi e bozzetti, per arrivare infine alle pitture e ai bassorilievi; di particolare effetto quello dedicato alla dea Maat, proveniente dalla tomba di Sethi I, una delle più belle nella Valle dei Re.
La terza sezione, quella delle «credenze religiose», mette in luce la pietà popolare, il culto degli antenati e degli dei locali, amabili e indulgenti verso i fedeli, così diversi dalle divinità dei grandi santuari; qui si ammirano stele e statue dedicate a Ahmes Nefertari e Amenofi I, i sovrani (madre e figlio) divenuti gli dei protettori del villaggio, a Merseger, la dea dalla testa di serpente, “colei che ama il silenzio”, e ancora alla dea Hathor o agli animali-dei.
Nell’ultima sezione della mostra dedicata ai «riti funerari», sono presentati i sarcofagi, gli oggetti funerari, gli usciabti (le statuette dei servitori del defunto) che artisti e artigiani di Deir el Medina, dopo aver finito di lavorare alle Tombe reali creavano nei giorni di riposo per le proprie tombe.
La visita alla mostra termina con una vera e propria discesa in una cripta, grazie alla ricostruzione a grandezza naturale della tomba di uno degli abitanti del villaggio, “il servitore nella Sede della Verità” Sennedjem.
Il percorso ideale proseguirà al Museo Egizio, dove, all’interno della vastissima e importante collezione permanente, saranno messi in evidenza proprio i reperti provenienti da Deir el Medina.
Attraverso le varie sale del Museo si arriverà alla cappella del pittore Maia, le cui scene dipinte su uno strato di intonaco e paglia furono staccate dalla loro collocazione originaria e ricomposte in un apposito ambiente, che ricrea l’aspetto originario, all’interno del museo torinese e alla tomba dell’architetto Kha e di sua moglie Merit, ritrovata intatta e inviolata nel 1906. Le mummie dei due coniugi, giacciono in splendidi sarcofagi lignei dorati e sono accompagnate da un eccezionale corredo comprendente parti di mobilio, oggetti da toeletta (rasoi, pettini, astucci per la cosmesi), cibi e bevande, oltre a un cubito (strumento di misura lineare) in legno dorato regalato a Kha dal faraone Amenofi II e una parrucca di capelli veri per Merit.
Il percorso si completerà nelle sale dedicate alla Valle delle Regine ed alla ricca collezione di papiri, in gran parte provenienti da Deir el Medina. Questo doppio itinerario nella vita e tra le opere degli artisti del Faraone costituisce l’aspetto più ricco e interessante della tappa torinese della mostra, rendendola unica.