FEDERICO PONTIGGIA, SCRITTORE EMERGENTE AL “TORINO FILM FESTIVAL”
Collabora con l’ACEC e la Rivista del Cinematografo
NOVEMBRE 2004
GIANNI FERRARO
TORINO – Nell’ambito della XXII° edizione del Torino Film Festival (12 – 20 Novembre), si è svolta mercoledì 17 novembre la presentazione del libro di Federico Pontiggia, Abel Ferrara, il cattivo tenente (Effatà Editrice,Torino 2004). Oltre all’autore sono intervenuti Giaime Alonge, docente di Storia e Critica del Cinema all’Università degli Studi di Torino, Silvio Danese, giornalista e critico cinematografico de “Il giorno” e Bruno Fornara, critico cinematografico, direttore di “Cineforum”. Affollavano la sala gremita numerosi ospiti illustri, intellettuali e docenti universitari.
Federico Pontiggia, nonostante la sua giovane età, ventisei anni, possiede indubbiamente una personalità già ben definita formatasi, con la sua attività di giornalista e critico cinematografico, collaborando da anni con l’ACEC (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) e la Rivista del Cinematografo. Culturalmente preparato, laurea in Scienze della Comunicazione, è alla sua seconda esperienza letteraria, dopo aver pubblicato nel 2001 con Livio Giorgioni e Marco Ronconi La grande abbuffata. Percorsi cinematografici tra trame e ricette.
In questa sua nuova opera, ritenuta di grande interesse e per questo presentata in anteprima proprio al Torino Film Festival, il giovane scrittore ci guida con particolare maestria alla conoscenza viva di Abell Ferrara, autore di un cinema ancora in grado di produrre realtà, la realtà della vita.
Un cinema che descrive un destino terreno e terragno, materico e corporale, forse perché anela alla trascendenza, all’aldilà, avvertibile solo per contrasto, per negazione di un aldiqua esplorato nelle sue pieghe più recondite, di fronte a cui altri registi arrestano la camera. Il libro analizza in questa prospettiva la filmografia di Ferrara, di cui approfondisce temi fondanti e peculiarità formali, focalizzando l’attenzione sul film Bad Lieutenant (Il cattivo tenente), quale crocevia della poetica del regista: un viaggio tra il sacro e il profano, tra la profanazione del sacro e la sacralizzazione del profano.
Nell’opera di Pontiggia, il cui linguaggio è chiaro, immediato ed incisivo, si manifesta quindi tutta la bravura dell’autore che è riuscito così a creare un vero e proprio saggio della letteratura cinematografica mirata all’esplorazione del mistero della vita.