E’ RISORTO SECONDO LE SCRITTURE… (1 Cor. 15,4-5)
Proprio in questi giorni è iniziato il pellegrinaggio di più di un milione di persone davanti alla Sindone a Torino. Chi passa davanti alla Sindone sosta in silenzio, guarda e incrocia quello sguardo: il volto dell’Uomo della Sindone è il volto di un defunto che misteriosamente guarda. I cristiani, da secoli certamente dal 1350, hanno ravvisato nella Sindone un‟ “icona” capace di raccontare il volto di Gesù nel tempo della sua passione e morte.
Sono 1985 anni, dal quel primo giorno della settimana dell‟anno 30, che i cristiani credono quel Gesù crocifisso e morto, risorto da Dio. Qual è il volto di Gesù risorto? E perché è risorto?
Luca, nel capitolo 24, racconta che quando i discepoli di Emmaus descrivono agli 11 la loro avventura lungo il viaggio e affermano di averlo riconosciuto nello spezzare del pane, lì apparve il Risorto. Gli 11 pieni di paura e sconvolti, credono di vedere un fantasma. Gesù li convince che è proprio lui, il crocifisso, “mangiando con loro una porzione di pesce” e “aprendo la loro mente a comprendere le scritture”.
Nei racconti evangelici il volto del Risorto è un volto trasfigurato e plurale: volto di un viandante verso Emmaus (Lc. 24, 13-35), di un giardiniere per la Maddalena (Gv. 20, 11-18), di un pescatore sul lago di Tiberiade (Gv. 21,1-14), di un commensale (Lc. 24, 35-48).
Il riconoscimento di quel volto è affidato alla comprensione delle Scritture. Già un mini-credo degli anni ‟50 recita: “Gesù morì per i nostri peccati secondo le scritture e fu sepolto. E’ risorto secondo le scritture ed è apparso a Cefa e ai 12” (1 Cor. 15, 4-5).
Nelle scritture è dunque nascosto il segreto e la ragione della Risurrezione. Voglio richiamare due testi particolarmente eloquenti. Nell‟ A.T. la morte è il segno della fragilità umana: l‟uomo, fatto di humus, fatto di terra, ritorna alla terra e finisce lì. Eppure questo uomo terrigno porta dentro il segno e il senso dell‟Eterno (Qo. 9,11). L‟inesorabile presenza della morte contrasta fortemente con la sua vita e la sete di vita e pertanto viene considerata somma ingiustizia. Se tutto finisce, che senso ha la nostra esistenza? Perché Dio ha impresso nel profondo dell‟uomo un‟immagine vitale che invoca un “per sempre”? Se consideriamo più a fondo la nostra esistenza restiamo sorpresi che vivere, per l‟uomo, è amare ed essere amati.
Gesù identificò il suo vivere con l‟essere amato e con l‟amare fino alla fine. Ognuno di noi, quando dice a qualcuno “Ti amo”, gli dice “Io voglio che tu viva per sempre”.
Il Cantico dei Cantici racconta la vita come amore e l‟amata dice all‟amato: “Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio, perché forte come la morte è l’amore …”.
La lotta non è tra vita e morte, ma tra amore e morte. L‟avevano ben compreso i greci che avevano contrapposto éros-thánatos: “La morte, che tutto divora, che vince anche la vita, trova nell’amore un nemico capace di resisterle, fino a sconfiggerla” (L. Monti).
Gesù è stato risuscitato perché ha vissuto l‟amore per gli uomini e per Dio fino all‟estremo: ha amato i suoi fino alla fine. Gesù è l‟amore vivente che racconta Dio Amore. Come poteva essere contenuto nella tomba? Dio risuscitandolo, ha dichiarato Gesù il “suo racconto” (L. Monti).
Il volto di chi ama è il volto di chi vince la morte. Il volto di chi è amato, figlio, madre, sposo, fratello, pescatore, giardiniere, artigiano, è il volto di Gesù nella storia e di coloro che con Lui risorgeranno.
“Amatissimi, amiamoci gli uni e gli altri, perché l’amore è da Dio, e chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio” (1 Gv. 4,7-8).
La preghiera che ogni pellegrino, credente e non, pronuncia spontaneamente guardando il volto dell‟ Uomo della Sindone “Il Tuo volto Signore io cerco, non nascondermi il tuo volto”, è la preghiera di ogni giorno e di ogni uomo.
Don Renzo
Ivrea, 19 aprile 2015