24-31 gennaio 2015

DIO POETA DEL MONDO: IL SUO NOME E’ MISERICORDIA

Ognuno di noi, in un tempo della sua vita, si è chiesto: cosa voglio fare e come voglio essere in questo mondo? Se ha dato risposta a queste domande ha individuato e scelto un progetto di vita e ancora sta camminando per realizzarlo.

Così fece anche Gesù: sui 30 anni decise di uscire di casa, di lasciare la famiglia che lo aveva accolto e cresciuto, di abbandonare il mestiere che Giuseppe gli aveva insegnato.

Un giorno di sabato nella Sinagoga di Nazareth con un testo di Isaia davanti e letto, dichiarò pubblicamente la sua scelta ai suoi compaesani: “Lo Spirito del Signore è su di me, mi ha consacrato e mandato ad annunciare l’evangelo ai poveri, la libertà ai prigionieri, ai cechi la vista e proclamare l’anno di misericordia” (Lc. 4).

Gesù considera questo il suo compito e lo ritiene volontà di Dio. Faticherà nell’attuarlo. Questo compito gli procurerà amici e nemici, fino allo scontro con il potere teocratico, fino al processo e alla condanna.

Da questo compito-vocazione vorrei isolare un tratto operativo: mi ha mandato a proclamare l’ anno della misericordia.

Gesù, nel suo vagabondare come Rabbi di villaggio in villaggio, racconta un Dio appassionato dell’uomo. A tutti dice, allora come oggi, “Noi siamo ogni giorno creati e tenuti in vita perché amati, accuditi da Dio con tenerezza e mai da lui guardati per essere giudicati; sempre per essere perdonati. La fedeltà del suo amore è garantita. Noi possiamo rifiutare tale amore, ma esso non verrà mai meno…”.

Riascoltando quest’ annuncio ci può venire sulle labbra la domanda: nell’Evangelo non si parla anche di giustizia? Sì, di certo, ma quella giustizia è nutrita dalla misericordia. Non è la nostra giustizia retributiva. E’ una giustizia altra che non retribuisce, ma restituisce, come fa il Padre della parabola (Lc. 15), che restituisce la veste di figlio al figlio che l’ha rinnegato.

Dio non ha mai davanti a se un altro, un servo, ma sempre un figlio. Lo sguardo di Dio non è mai lo sguardo del giudice: “El mirar de Dios es amar” (San Giovanni della Croce, Cantico Spirituale).

La misericordia che guida la giustizia di Dio non è regolamentabile, perché segue la dismisura dell’amore paterno e della dignità filiale. La giustizia di Dio non ha occhi bendati e il suo sguardo è ben raccontato dallo sguardo del Piccolo Principe per il suo fiore. L’incontro e il colloquio con la volpe svela al Piccolo Principe il segreto: non si vede bene che col cuore… l’essenziale è invisibile agli occhi!

Se poi vogliamo ricordare a noi stessi i movimenti della misericordia, possiamo riassumerli così: la misericordia guarda col cuore e si muove sempre verso il perdono. Riconosce il malefatto e subìto. Guarda e valuta, chi ha fatto quel male, più grande del suo stesso male e quel male, che ha procurato sofferenza anche a chi lo ha fatto, lo fa suo e pertanto lo sconfigge con il bene voluto e donato. E’ uno sguardo che è “una carezza”, direbbe Papa Francesco, che ha raccontato in due parole la nostra reale situazione e il nostro stare nel mondo: “Non c’è santo senza storia, non c’è peccatore senza futuro”.

don Renzo