DA “REGINA DELLA NOTTE” A INNAMORATA DI DIO NEL SEGNO DI MARIA
Dal buio delle tenebre alla luce della rinascita con la Madonna di Medjugorje.
TESTIMONIANZA DI UNA CONVERSIONE, PASQUA 2014
“Dopo la morte mi rialzo, risorgo” è questa la traduzione del motto della fenice, l’animale sacro simbolo per eccellenza della risurrezione.
Furono i Padri della Chiesa ad utilizzarla per primi come allegoria dell’anima immortale e della risurrezione di Gesù. Questa meravigliosa creatura, dopo aver vissuto cinquecento anni, al sopraggiungere della propria morte, si ritirava in un luogo appartato dove costruiva un nido a forma di uovo intrecciando erbe e spezie; dopodichè si lasciava incendiare dai raggi del sole e bruciava tra le sue stesse fiamme. L’incendio sprigionava un tripudio di profumi che inondava l’aria circostante. La mirra, la cannella, il mirto, tutti questi odori mescolati lasciavano poi il posto alle ceneri, dalle quali emergeva un uovo. Dopo tre giorni, quegli stessi raggi di sole che avevano procurato la sua morte, facevano schiudere l’uovo da cui rinasceva la giovane fenice.
Mi paragono proprio ad una fenice che però non sempre riusciva a volare, anzi, spesso non ce la faceva a spiccare il volo, tanto era grande la forza che la teneva ancorata al suolo.
Vivevo portando avanti le idee della stragrande maggioranza dei giovani d’oggi, che si sentono padroni del mondo, della loro vita e talvolta anche di quella degli altri. Credono che rompere gli schemi, che impone la società in generale e le regole della famiglia nello specifico, li renda forti. Questa ribellione li spinge a compiere azioni impensabili, con la falsa convinzione che sia tutto sotto controllo. L’ andare controcorrente fa più “figo”. Ballare ininterrottamente sotto l’effetto di ogni tipo di sostanza stupefacente è da “grandi” perchè, a differenza di chi non riesce a reggere il ritmo, loro hanno un qualcosa in più: il senso di onnipotenza che gli permette di resistere per ore ed ore, fino al giorno seguente.
Dicono di essere “felici”, che è tutto uno “sballo”, che si sentono “fratelli e sorelle”, che si “amano”….. il tempo di una notte. Il giorno dopo sono come zombie che vanno alla ricerca di quella felicità che tanto hanno osannato e che tutto ad un tratto non si avverte più. Vivono con questa convinzione per anni, se non per tutta una vita; non sanno che la loro non è felicità, ma è pura illusione!
E sono “fortunati” se riescono a viverci per parecchio con questa convinzione, perchè alcuni non arrivano al giorno seguente, tanto è letale il mix di alcool e droga che hanno assunto.
Ecco, io ero immersa in questa “giungla”, fatta per lo più di vizi, di tentazioni, di cattiveria, di invidia, di rabbia, di rancore, di desiderio continuo di vendetta per i torti subiti, di tutto ciò che non fa di sicuro bene a nessuno. Ma non ne ero minimamente consapevole e come tutti gli altri credevo di essere padrona della mia vita, credevo di sapere cosa fosse giusto e cosa sbagliato, credevo di conoscermi appieno, sapere i miei limiti. Vedevo del buono in quei ragazzi che dicevano di volermi bene ma che in realtà di buono non mi davano proprio nulla, se non ingigantirmi ansie e paure.
Avevo programmato alcune tappe della mia vita come è naturale che accada quando non si è più adolescenti e ci si affaccia sempre più nel mondo degli adulti: la laurea, i viaggi, un ipotetico lavoro, il futuro più prossimo insomma. Non avevo fatto i conti con la giungla, ahimè.
Quella poca sicurezza che mi era rimasta, cadde e si frantumò in miglialia di pezzi, in una notte che non dimenticherò mai; bastò un gesto, fatto con impulso e con la mente ormai offuscata dalla moltitudine di bugie di chi diceva di amarmi, per toccare il fondo.
Pensai davvero che quella sarebbe stata l’ultima notte della mia vita!
Fortunatamente non fu così ma di lì in poi conobbi l’inferno! Mesi di insonnia, di attacchi di panico, di ansia, di depressione. Avevo difficoltà nel concentrarmi, nel comunicare, avevo paura dei luoghi affollati. Troppe persone tutte insieme rappresentavano un problema, perchè le loro voci creavano uno tsunami di rumore assordante che mi assaliva e mi schiacciava facendomi rivivere quella maledetta notte; e mentre dovevo curarmi di tali pensieri, contemporaneamente dovevo stare attenta a dove mettere i piedi perchè una sola spinta poteva provocarmi uno sbandamento o una caduta, poichè l’equilibrio era abbastanza precario.
Dovetti abbandonare gli impegni pianificati e le poche vere amicizie per avvicinarmi alla famiglia: l’unica che in tutta questa vicenda mi abbia aiutata concretamente!
Persone che negli anni precedenti inneggiavano alla “vera amicizia” si erano dissolte nel nulla, come fantasmi, nonostante avessero saputo dell’ “incidente”. Se avevo l’onore di incontrarle, con un filo di voce e la faccia di chi si sente maledettamente in colpa mi chiedevano «allora come stai?». Avrei voluto solo scaraventargli addosso una valanga di calci e pugni. Altri si rifugiavano vigliaccamente dietro sms della serie “la mia parte l’ho fatta, ora me ne lavo le mani”.
Così trascorrevano i mesi, tra il letto ed il divano, tra la tv ed il pc, tra tristezza e pianti interminabili. La voglia di vivere era sempre meno; quanto desideravo donare gli anni che avevo ancora da vivere a qualcun’altro più sfortunato, che invece lotta tra la vita e la morte ogni singolo istante.
Avevo l’amore della famiglia, certo, ma da solo non bastava, c’era qualcosa che mi mancava. Stavo lì a pensarci su, a domandarmi quale potesse essere il tassello mancante…un’ amicizia? Probabile, un fidanzato? Forse, ma il vuoto e la solitudine che sentivo dentro erano troppo grandi. Non sarebbero stati colmati nè dal fidanzato più dolce, buono e romantico del mondo e nè da una moltitudine di nuovi amici.
Chi è fonte di amore e bene incommensurabile? Chi è che ci dona questo amore così puro senza nulla a pretendere? É l’amore di Dio che ha salvato la fenice! Questo Amore così immenso che lo ha portato a sacrificare il Suo unico figlio per noi, per la nostra salvezza!
Non mi ero resa conto che tutto quello che prima avevo costruito si ergeva sulla sabbia. Un soffio di vento più forte ed è crollato tutto.
Sta di fatto che per comprendere appieno che il famoso tassello mancante fosse Dio, ci ho impiegato un po’; non era un passaggio tanto semplice da compiere dato che non ero credente e non mi interessava sapere se Lui esistesse. Son stati mesi difficili e sofferti ma è stato il periodo più bello della mia vita. Sembra paradossale ma è proprio questa la chiave di tutto: scoprire che nella sofferenza c’è vita, che sotto il peso della croce ci si salva.
Non avrei potuto comprendere tutto questo se non avessi fatto un sogno meraviglioso; un istante prima di svegliarmi, vidi la sagoma di un uomo dai capelli lunghi, con una veste larga e le braccia aperte, che richiamava la forma della croce. I dettagli non erano visibili poichè dietro di lui c’era una luce crepuscolare, ragion per cui la figura era molto scura. Ma non erano importanti … il messaggio era chiarissimo!
Mi svegliai con il desiderio di parlare con un sacerdote e questo colloquio si tenne il giorno prima della Pasqua 2013. Avvertii che qualcosa dentro di me iniziava a cambiare. Non ero credente eppure sentivo di dover dare un peso a quel sogno. Sentivo che era un invito ad accogliere e ricambiare quell’abbraccio. Ovviamente il cambiamento richiedeva prima di tutto una presa di coscienza che la vita che stavo conducendo non era Vita!
Si era radicata dentro di me, l’idea che la guarigione fosse ritornare a reggere il ritmo delle discotechee di tutto ciò che quel tipo di “divertimento” concerne.
Il mio obbiettivo era ritornare ad essere “regina della notte” perchè in quei luoghi mi sentivo forte, sicura e padrona della mia vita. Quanta solitudine, insoddisfazione, mancanza d’amore si celano dietro questa convinzione!
Mi trovavo nel bel mezzo dell’ennesima farsa: tanta gente sorridente, tutti con un bicchiere in una mano, la sigaretta nell’altra, che ballano, si contendono bottiglie di super alcolici e scattano più foto di chi il fotografo lo fa per professione, per poi subito postarle sui social network. É una gara a chi si fa più male, a chi regge di più tutta quella robaccia.
In mezzo a questo caos splendette una luce: una ragazza che conoscevo dai tempi delle medie, ma con la quale non avevo avuto mai un legame molto stretto, invisibile ai miei occhi ed al mio cuore.
Ci salutammo e mi chiese come stavo. Riuscì a sentire nella mia risposta e vedere nei miei occhi la morte della mia anima e senza pensarci su due volte mi disse : «Se hai bisogno, io ci sono!».
Quell’angelo mandato da Dio squarciò il buio delle tenebre in cui vivevo! Avevo bisogno di un portantino che mi sorreggesse, poichè ero troppo debole ed ancora facile preda per potermi basare unicamente su un sogno e subito Lui è venuto in mio soccorso.
Quella ragazza, senza sapere nulla, senza che ci fossero alle spalle anni di amicizia, ma anzi di un rapporto indefinito, mi aveva teso la mano. In poche parole, pronunciate con tutta la spontaneità possibile era racchiuso un affetto incondizionato.
Così, davanti ad un caffè, in una calda giornata di settembre, ci aprimmo l’un l’altra come non avevamo mai fatto. Sentivo di potermi fidare e le raccontai tutto quello che mi era capitato negli ultimi mesi. Insolito, visto che proprio prima di uscire mi ero raccomandata di non parlare troppo. Da quel giorno iniziammo a condividere tutte le nostre gioie, le piccole vittorie ma anche le sofferenze e le delusioni, aiutandoci vicendevolmente; essendoci l’una per l’altra come è normale che sia in un vero legame di Amicizia.
Pian piano mi condusse sulla strada della Verità. Dopo circa dieci anni sentii di volermi confessare perchè desideravo ricevere il sacramento dell’Eucarestia. Iniziai a partecipare alla santa messa domenicale, a frequentare un gruppo di preghiera ed i ragazzi della parrocchia. La serenità, la pace, la gioia, la felicità che scaturivano da questi incontri erano reali, non erano frutto della menzogna.
Un giorno, in chiesa, la nostra attenzione fu catturata da un volantino che riguardava il pellegrinaggio a Medjugorje, che un po’ tutte le parrocchie periodicamente organizzano. Ci guardammo negli occhi e sentimmo di andarci.
Ci si avvicinò una ragazza dicendo: «sapete, si dice che quando ci si sente di andare a Medjugorje è perchè la Madonna vi chiama».
Decidemmo di dare ascolto a quella chiamata e di lì a poche settimane partimmo.
Fu l’esperienza più bella delle nostre vite!
In questo pellegrinaggio ho visto ed ascoltato l’esistenza di Dio. L’ho visto nell’amore delle famiglie, nel sorriso dei bambini, nelle donne incinte che a piedi nudi salivano il monte Križevac, nelle lacrime di alcune mogli che desideravano riuscire a perdonare i mariti che le tradivano, nelle sofferenze di una ragazza con gravi problemi spirituali e nelle sue parole di perdono verso coloro che le avevano procurato tutto quel dolore. In una donna affetta da un evidente handicap motorio alle gambe che nonostante ciò e grazie all’aiuto di alcuni fratelli è arrivata fino alla cima. Nella forza di un uomo, che anni fa, ha perso in un grave incidente stradale la moglie e la sorella.
Abbiamo incontrato Vicka il giorno successivo al nostro arrivo a Medjugorje ed è stato proprio in quel momento che ho avverito un ulteriore cambiamento dentro di me. Ho provato tanto amore, pace, gioia. Era come se mi fossi di colpo innamorata. A parole non si può spiegare, bisogna viverlo!
Ho anche pianto tantissimo, forse come non facevo da anni. Durante tutti quegli anni in cui adoravo indossare la maschera della dura. Più piangevo e più buttavo fuori tutto il male che avevo ricevuto e che avevo procurato. Ero vittima e carnefice allo stesso tempo. Mi sono resa conto di tutti gli errori che ho commesso. Dei meccanismi di autodistruzione fisica e spirituale in cui ero entrata. “Tu offendi me io offendo te e il prossimo”, era questo il mio modo di pensare e agire.
Ho iniziato ad aprire il cuorea Medjugorje e sento mio questo passo di Ezechiele: “darò loro un cuore nuovo e uno spirito nuovo metterò dentro di loro; toglierò dal loro petto il cuore di pietra e darò loro un cuore di carne“.
Mi sono inginocchiata ed ho pregato come non ho mai fatto. Ho salito il Krizevac portando una piccolissima croce rispetto a quella di Gesù, ma giusta per le mie spalle perchè Lui non permette mai che ci carichiamo di una croce più pesante di quanto riusciamo a portare.
Sono salita sul Podbrdo, il monte delle apparizioni, non vedendo l’ora di arrivare in cima. Anche questa cosa non riesco a spiegarla a parole. É come quando siete lontani da una persona amata e dopo tanto tempo state per rivederla. Siete euforici, elettrici, non capite e non volete più nulla se non abbaracciarla. Appena arrivata alla statua della Madonna, Gospa, la mia anima l’ha abbracciata e l’ha stretta forte come faccio con la mia mamma e proprio lì ho iniziato a parlarLe. Non ricordo se ho pianto o meno perchè ero totalmente assorta in preghiera.
L’ho ringraziata e Le ho fatto alcune richieste, specificando che: «se ci fosse bisogno di lottare sono pronta a farlo, perchè è quello che voglio con tutta me stessa». Subito dopo questo dialogo ho sentito di dover aprire la Bibbia (era appena la seconda volta che lo facevo in vita mia) e l’occhio mi è caduto su un passo che era abbastanza corto e parlava dei Maccabei che si apprestavano alla battaglia. Non essendo tanto pratica con la Sacra Scittura ho chiesto ad un altro angelo che il Signore ha mandato sul mio cammino, cosa stessero a significare quelle parole. Mi ha detto: «Sei pronta a combattere? Ti aspetta una dura battaglia». Ho sorriso, perchè seppure si trattava di una battaglia non avevo paura perchè non ero più sola.
La Madonna ha messo dentro il mio cuore quel seme di cui mi avevano parlato durante il viaggio di andata a Medjugorje. Un seme che, come dissi durante la mia testimonianza in autobus, voglio far germogliare e di cui voglio prendermi cura per tutta la vita.
Non ci si può recare lì senza avvertire nulla e tornare a casa non sentendosi diversi, migliorati ed in stato di grazia.
Medjugorje per me rappresenta il luogo dove mi sono lasciata bruciare dai raggi di quel bellissimo sole d’Amore. Quel sole ha rischiarato le tenebre del mio cuore e da quelle fiamme sono rinata a nuova vita.
L’incontro con Vicka, ora che ci penso, è avvenuto proprio il terzo giorno di viaggio. Indipendentemente dal fatto che le apparizioni avvengano o meno, da chi dice di aver visto il sole pulsare, da chi cerca segni e prove, Medjugorje è un’esperienza che apre il cuore all’Amore ed alla preghiera.
Quando sono tornata a casa è stata dura, perchè ti rendi conto che ogni giorno è una battaglia che devi combattere con le unghie e con i denti se vuoi preservare e difendere il dono stupendo che hai ricevuto da Dio.
Il mondo non fa altro che metterci costantemente alla prova.
A Medjugorje mi sentivo protetta e non avrei più voluto tornare in Italia. Ma so che Gesù e la Madonna mi hanno dato e mi danno ogni giorno i mezzi per poter camminare sul mare delle mie paure. So che molte persone mi giudicano, perchè sono passata dall’essere una non credente che “si gode la vita” ad una normalissima ragazza che va ancora in discoteca (non più con l’atteggiamento e le idee con cui ci andavo prima) ma che va anche a messa quasi tutti i giorni, si inginocchia davanti al Santissimo e prega. Di queste persone ho tanta compassione e penso a quando ero anch’io come loro e a quanto fosse triste la mia vita.
Lui sta con le braccia aperte, proprio come l’ho sognato, sempre pronto ad accoglierci e non vuole nient’altro che ricambiamo questo gesto. Chi prima, chi poi, si lascerà cullare da questo abbraccio e non potrà più farne a meno. Basta volerlo.
So che Dio ha un progetto su ognuno di noi e che siamo tutti suoi figli, senza alcuna distinzione. Puoi essere musulmano, induista, buddhista, ateo, agnostico ma non puoi non amare. L’Amore è il cibo della nostra anima.
Io sono solo all’inizio di questo meraviglioso cammino, so che ho molto da imparare ma anche da insegnare. Voglio vivere il Vangelo, testimoniare con la mia vita l’Amore di Dio e portare la gioia del Cristo risorto a chi ancora, purtroppo, non Lo conosce.
“Io sono la Via, la Verità e la Vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio” (Gv14 6-8)
AUGURI DI UNA Santa Pasqua
con la gioia del Cristo Risorto !
TESTIMONIANZA DI UNA CONVERSIONE