COMMIATO AL CANONICO DON ELIGIO AIMONE, NATIVO DI PONT CANAVESE
A servizio della Diocesi di Vigevano per 53 anni ha lasciato un grande esempio di fedeltà alla Chiesa e di vita attiva a favore della comunità
GIUGNO 2005
GIANNI FERRARO
VIGEVANO – Mercoledì 25 maggio nel Duomo di Vigevano una folla commossa e partecipe ha dato l’ultimo saluto al canonico Eligio Aimone, prete canavesano nato a Pont nel 1923, che dall’età di 29 anni fu chiamato a prestare servizio sacerdotale nella diocesi vigevanese.
Ordinato presbitero da monsignor Rostagno nel 1947 a servizio della diocesi di Ivrea, don Eligio iniziò il suo ministero pastorale in qualità di viceparroco a Borgomasino, per poi seguire nel 1952, come fedelissimo segretario, il suo arciprete Luigi Barbero, vescovo della Diocesi di Vigevano fino al 1971.
Monsignor Luigi Cacciabue, attuale vicario generale, ricorda che «Le grandi innovazioni di monsignor Barbero trovarono subito in don Eligio il primo convinto collaboratore e diretto esecutore nell’espletare i compiti assegnatigli con grande vivacità ed intraprendenza».
Tante in quel ventennio furono le svariate iniziative e realizzazioni diocesane che, insieme all’indiscutibile ed evidente matrice originaria del nuovo vescovo, portano con notevole evidenza anche l’impronta del suo segretario don Eligio Aimone. Dalla fondazione del mensile parrocchiale L’Aurora della Lomellina alla direzione del settimanale diocesano “L’Araldo Lomellino“: impegno che svolse con appassionata dedizione rivelando doti non comuni di intelligente comunicatore con un giornalismo popolare estremamente efficace per quei tempi. Dal radicale rifacimento del Seminario negli anni ’54-’58 all’acquisizione della “villa” per i seminaristi a Ceresole Reale senza dimenticare l’esperienza straordinaria del periodo del Concilio Vaticano II (1962-1965) in tutte le sessioni dell’assise, non solo come autista, ma come vero “vaticanista”, sempre pronto ed attento ad informare la diocesi con accurati servizi di cronaca e di contenuti.
Insieme a questi, altri momenti della vita e del ministero sacerdotale di don Eligio – non legati strettamente al suo compito di segretario – andrebbero ricordati: dal servizio di assistente spirituale all’Aeronautica e al Commissariato di Polizia, al servizio di Cappellano presso le Suore Maddalene, all’insegnamento della Religione, fino al servizio in Cattedrale, come cerimoniere vescovile e poi come Canonico del Capitolo. Forse, però, il meglio di sé, don Eligio, lo ha dimostrato nella dedizione e nella vicinanza al suo vescovo durante i giorni – e non furono pochi – più difficili e sofferti: il tempo della malattia e il tempo travagliato dell’attuazione di quel progetto di rinnovamento di strutture e di mentalità, rivelatosi più difficile del previsto, perché non esente da profonde incomprensioni, contrasti e rifiuti anche dolorosi.
Con don Eligio scompare l’ultimo testimone che più da vicino collaborò alacremente con il vescovo Barbero nel tracciare il solco che ha segnato i quasi venti anni di storia della diocesi di Vigevano e «se comunque – conclude monsignor Cacciabue – un giorno qualche studioso si accingerà a scandagliare in profondità le fonti per stendere la storia della nostra diocesi nella seconda metà del XX secolo, incontrerà sicuramente la figura di questo prete dinamico e deciso che ha lasciato un grande esempio di fedeltà alla Chiesa e di vita attiva a favore della comunità».