CHI PUO’ METTA, CHI NON PUO’ PRENDA
PER UN 1° MAGGIO DEDICATO A CHI IL LAVORO NON CE L’HA…
Raccolta di……. pensieri al tempo del Coronavirus –
Emanuele Mirabile 30.04.2020
Sul mondo, con spaventosa virulenza si è abbattuta una pandemia globale feroce ed invisibile che ci ha attaccato di sorpresa mettendo a nudo la vulnerabilità del sistema sanitario e l’azione di un governo frenato dalla burocrazia. Ma la stessa pandemia ha messo in risalto le qualità di molti cittadini, dal personale sanitario alle forze dell’ordine, dai lavoratori dei supermercati ai trasportatori. Cosa dire poi del meraviglioso mondo del volontariato che ci regala ogni giorno un grande esempio di umana dedizione. Milioni di donne e uomini si sono trasformati in un formidabile scudo per la collettività.
Impossibile ad oggi sapere con certezza quali saranno le conseguenze di questo “anno fatale” tuttavia la risposta al coronavirus può consentire di far venire alla luce l’Italia migliore, l’Italia del lavoro e della solidarietà, a dispetto dei ritardi e degli errori dovuti a una politica appesantita da rivalità personali, resistenze burocratiche, freni ideologici e forti spinte populiste.
La pandemia e la sua gestione sono il frutto amaro di una società e di un sistema economico globalizzato come pure di un arretramento della politica, dello Stato e dello spirito pubblico che si addentra nelle ragioni alla base della realtà che ci circonda. Una realtà drammatica, sciagurata, dalla quale però possiamo imparare e che può diventare un’occasione di rinascita. “Il bene comune, così prezioso in questo momento, deve essere messo al centro della scena e devono soccombere i meri tornaconti sia privati sia nazionali”. Per farlo occorre che la società compia un vero e proprio salto nel vuoto, passando dal dominio del mercato al riconoscimento del lavoro come strumento principe per garantire equità sociale, benessere, sicurezza e giustizia.
L’opportunità per l’Italia è sfruttare la risposta al virus per varare le riforme necessarie a sanare le ferite più gravi che ci accomunano alle altre democrazie avanzate: le diseguaglianze economiche e sociali. Si tratta di squilibri di reddito, sviluppo, formazione, capacità professionali, educazione, genere e conoscenza che alimentano lo scontento del ceto medio e si originano dal salto fra rivoluzione industriale e rivoluzione digitale avvenuto negli ultimi venti anni.
La risposta alle diseguaglianze è nel proteggere chi sente di esserne vittima e ciò significa ridisegnare i compiti dello Stato nazionale, destinando una parte strategica delle risorse pubbliche alle necessità fondamentali degli individui: a cominciare dalla riqualificazione professionale per convivere con le nuove tecnologie e dalle garanzie sanitarie per una popolazione sempre più anziana. Ovvero, proteggere lavoratori e terza età con riforme capaci di trasformarli nelle leve di un nuovo tipo di sviluppo, basato su programmi di lungo termine e nuove protezioni sociali.
E’ molto importante pensare fin da ora a una fase tre che consenta di resettare il Paese, ripensando agli aspetti istituzionali che hanno rilevato tutta la loro inefficienza nella crisi. Penso alla burocrazia o al rapporto Stato-Regione che ha dimostrato tutta la sua criticità. Occorre procedere attraverso una programmazione integrata. Nell’emergenza cedere all’improvvisazione o cadere nella tentazione di far prevalere l’uno o l’altro degli interessi in gioco: salute, libertà, lavoro, tutti tutelati dalla Costituzione sarebbe un errore irrimediabile.
Mi viene in mente la frase “Chi può metta, chi non può prenda” letta durante una trasmissione televisiva che riprendeva dei volontari, d’avanti alla loro sede associativa, che avevano sistemato il cartello con la scritta a ridosso di alcune casse piene di viveri da destinare alla gente danneggiata a causa del coronavirus.
“Può mettere” la Politica che per evitare la lentezza della Pubblica Amministrazione deve risolvere da una parte il problema delle procedure e dall’altra il problema di interpretazione delle norme. Procedimenti molto snelli, semplificati nella fase di autorizzazione ma accompagnati da grande rigore nell’eventuale applicazione di sanzioni. L’emergenza ha evidenziato che siamo dotati di un gran numero di regole formali che nuocciono all’efficienza e alla trasparenza degli organismi pubblici i quali, a loro volta, esitano a prendere decisioni perché preoccupati da decisioni giurisprudenziali formalistiche particolarmente allarmanti se riferite al codice penale.
“Possono mettere” le Banche che nella attuale situazione di emergenza sono chiamate a svolgere un ruolo di primo piano nell’assicurare che le misure adottate o in via di adozione, da parte del Governo, producano gli effetti attesi a sostegno del sistema economico e produttivo italiano e fornire il proprio contributo per limitare per quanto possibile gli impatti negativi sulla clientela.
“Possono prendere” gli anziani che meritano rispetto e considerazione perché, come dice Papa Francesco,” I sogni degli anziani sono impregnati di memoria, e quindi fondamentali per il cammino dei giovani, perché sono le radici. Dagli anziani viene quella linfa che fa crescere l’albero, fa fiorire, dà nuovi frutti”.
“Possono prendere” i giovani per i quali questo Paese deve investire. È assolutamente necessario pensare ai giovani che sono il futuro dell’Italia.
È con questa preoccupazione nel cuore che ci apprestiamo a celebrare la Festa del 1° maggio di quest’anno, attraverso un momento di riflessione per continuare a credere in un futuro migliore, perché la crisi deve essere solo una fase di passaggio che può e deve vederci tutti impegnati e coinvolti. Perchè dare un futuro alla vita è dare valore al futuro.