AVVENTO PAROLA VERA

Avvento è parola vera. Le parole vere sono quelle che dicono realtà e sprigionano vita. Tutti conosciamo la parola più vera e preziosa del nostro comunicare: “ti amo”, che comunica il dono di sé. Eccone un’altra che comunica: “noi siamo argilla e tu colui che ci plasma… tutti noi, ogni giorno, siamo opera delle tue mani e delle mani dei fratelli che abitano con noi, Signore!” (v. Is. 64,7 …) 

La tradizione ha condensato quanto detto da Isaia nella parola “Avvento”, che ogni anno ci viene offerta quattro settimane prima della celebrazione del Natale. Se ascoltandola, la ripeto a me stesso, mi si apre il cuore e intravedo, nel suono delle sillabe che scorrono, un bagliore di futuro.

Marco l’evangelista, suggerisce l’atteggiamento per accoglierla, questa parola e questa realtà: “Vigilate, vegliate … Il Signore verrà”. 

Quando il Signore verrà? Alla fine dei tempi di certo, ma già ogni giorno all’apparire della luce. Il Signore non conosce riposo e “si sveglia prima dell’aurora”. (Lacordaire)

Come il Signore verrà? Con il tempo che scorre è presente nei segni. 

Egli viene con “la nascita”, del grano in questi giorni, dei fiori, dei bimbi ogni giorno. “Il miracolo che preserva il mondo, la sfera delle faccende umane, dalla sua normale, «naturale» rovina è in definitiva il fatto della natalità, in cui è ontologicamente radicata la facoltà di agire. E’, in altre parole, la nascita di nuovi uomini e il nuovo inizio, l’azione di cui essi sono capaci in virtù dell’esser nati. Solo la piena esperienza di questa facoltà può conferire alle cose umane fede e speranza, le due essenziali caratteristiche dell’esperienza umana che l’antichità greca ignorò completamente. E’ questa fede e speranza nel mondo che trova forse la sua più gloriosa e efficace espressione nelle poche parole con cui il vangelo annunciò la «lieta novella» dell’avvento: Un bambino è nato fra noi.”. (Hannah Arendt, Vita activa, pag. 263)

Egli viene con il povero che invoca: 1600 famiglie vivono, in Italia, nella povertà. 755 comuni, il 9,5% del totale, crescono con l’arrivo dei migranti (Rapp. Censis 2017) “Quello che avete fatto al più piccolo e più povero dei miei fratelli, l’avete fatto a me”.

Egli viene con le variegate voci e i variegati colori della natura e dei popoli.

Egli viene con i talenti moltiplicati. “Avevi due, ora hai quattro … vieni nella gioia del tuo Signore!”. 

Egli viene con la presenza e la voce dei testimoni e dei profeti. Vivono tra noi: Papa Francesco, Luigi Ciotti, Enzo Bianchi … l’umile donnina che ogni mattina, anche quando la temperatura è prossima allo zero, scende in via Cappuccini a dar da mangiare ai gatti …

Ogni giorno Egli viene con la presenza di qualcuno e il fascino di cose che accadono. Nell’ultimo giorno lo incontreremo faccia a faccia.

E per accorgerci: “Vegliate, vigilate”. Vegliare significa vivere con i sensi svegli, fedeli al tempo, aderire alle realtà ed essere fedeli alla terra. Vigilare significa la capacità di scrutare e discernere, senza rancore, incontri umani ed eventi che accadono. Chi ha rancore nel cuore non vede, non gusta, non cammina. Ungaretti ci assicura nella sua poesia: “Il cielo prepara oasi ai nomadi d’amore”.

 don Renzo

Ivrea, 3 dicembre 2017