GIOVEDÌ 1 NOVEMBRE
AOSTA – Anche la Valle d’Aosta si è dotata dell’alta tecnologia in campo oncologico. All’ospedale “Parini” si può eseguire l’esame PET-CT, o tomografia a emissione di positroni, ” che darà la possibilità di fare diagnosi raffinate, soprattutto nell’ambito delle patologie tumorali, nel follow up, nel controllo dei tumori e anche in alcuni settori della neurologia o di altri settori specialistici”, afferma Albert Laniéce, assessore regionale alla Sanità e alle politiche sociali. Continua
È stato infatti inaugurato il nuovo macchinario, il 26 ottobre scorso nel reparto di Medicina Nucleare. “Con tale tecnologia – continua Albert Lanièce – si va a chiudere il cerchio di tutte quelle che sono le possibilità diagnostiche, in particolare nel campo dei tumori. Fino ad ora eravamo obbligati a mandare i nostri pazienti in centri importanti fuori dalla nostra regione” .
Non si esclude la possibilità di accogliere anche pazienti da fuori regione. “Ricordo che questa tecnologia è presente in pochi ospedali in Italia. Regioni vicine, come il Piemonte, la Liguria, la stessa Lombardia, hanno già questi macchinari, ma ripeto sono pochi gli ospedali e quindi possiamo offrire anche agli extraregionali questa possibilità e sviluppare sempre più con interesse l’aspetto della mobilità sanitaria attiva” , conclude Laniéce.
Dettagli tecnici sull’esame sono riferiti da Carlo Poti, direttore della Struttura complessa di Medicina nucleare, che afferma: “Si tratta di un’indagine diagnostica ad elevatissimo contenuto tecnologico che unisce le potenzialità del dettaglio anatomico, quindi delle informazioni morfologiche, con le informazioni di tipo funzionale che possono essere ottenute con le indagini di medicina nucleare”.
L’esame inizia circa un’ora dopo la somministrazione del radiofarmaco. Su come si effettua l’esame, Poti spiega: “Si somministra uno zucchero radioattivo che viene captato dalle cellule che sono in attiva replicazione, che hanno bisogno di molta energia. Questo zucchero si localizza nelle zone che vogliamo esplorare”.
“Noi guardiamo il corpo intero dalla testa ai piedi — continua Poti — e se viene captato, questo è segno per noi che ci sono delle cellule ad alto metabolismo che possono consumare molta energia, e quindi essere potenzialmente cellule neoplastiche. Queste informazioni ci vengono chieste dall’oncologo per poter dare, in fase diagnostica, follow up, di valutazione della risposta alla terapia, in una serie di contesti clinici molto ben definiti, delle risposte utili al percorso di cura del paziente”