“ANCESTROS”: RITMI, DANZE, ARMONIE E SEGNI
Il virtuosismo artistico di Bruno Genero, percussionista musicista di fama internazionale, nel suo eccezionale spettacolo fonte del vissuto musicale e spirituale in terre lontane
LAURA CAPPELLI, 13.04.2014
TORINO – Il cuore della città, il Teatro Regio, si mette a battere all’impazzata al ritmo frenetico dei più profondi ritmi africani creando un linguaggio quasi iniziatico, a volte puro e diretto, a volte lontano, eco di antichi rituali. Diventa così palcoscenico di eccellenza dello spettacolo “Ancestros” con le due anime, quella bianca e quella nera che si uniscono in un susseguirsi continuo di corpi sinuosi e suoni ritmici.
Direttore artistico, creatore e regista di “Ancestros”, è Bruno Genero che da trent’anni si occupa di ricerca musicale, culturale e antropologica nel continente nero. Grazie a lui e a sua sorella Katina – danzatrice, coreografa e insegnante – Torino è diventata la capitale europea della “Musica Afro e oltre …” come recitano i loro meravigliosi Festival internazionali di percussioni e della danza africana. Dal 1999, inoltre, hanno dato vita progetto “Africae Mundi”, centro di arti africane tradizionali e contemporanee.
Anche quest’anno i due fratelli hanno voluto presentarci una meravigliosa sintesi delle loro talentuose capacità artistiche musicali con la straordinaria serata del Regio all’insegna dell’Africa. Uno show formidabile, di grande attrazione con interpreti che, senza tregua e senza briglie, contagiavano la marea di presenti con una carica sensuale ritmica esplosiva. In primo piano Katina Genero con tutta la troupe di ballerini della sua compagnia Latin Cafè e suo fratello Bruno con l’inseparabile djembe – tamburo a forma di calice, ricoperto di pelle di capra e tirata con corde e cerchi di metallo che si suona a mani nude – onorato dai grandi maestri africani e famoso in tutto il mondo come “il bianco dalla pelle concia”.
Il dialogo artistico tra i fratelli Genero con gli otto danzatori sia bianchi sia di colore, il coreografo di danza contemporanea Raffaele Irace, ildanzatore-coreografo africano Gerard Diby, il jazzista torinese Diego Borotti e i dieci percussionisti, si è fatto straordinario e affascinante: frammenti di civiltà lontane e sconosciute si sono mescolate a ritmi familiari della musica colta d’occidente, a passi di danza neo-classica e contemporanea si sono affiancati gesti primordiali, sinuosi e prorompenti. Così Bruno Genero ha voluto affrontare l’eterno viaggio dell’anima, sapientemente rappresentato nel suo spettacolo “Ancestros”:un viaggio dell’anima compiuto a ritroso, che “affonda le sue radici in un passato ancestrale e universale che pulsa dentro ognuno di noi”. La vitalità e l’energia all’interno del Teatro Regio si sono accese e hanno vibrato tra esplosioni di suoni, immagini, colori e ritmi: «La musica è medicina»scandiva la voce forte di Bruno Genero continuando a battere le mani sul suo djembe, come un vecchio saggio, ineffabile sciamano senza tempo.