EDOARDO PEROLINI RIVIVE NELLA MOSTRA APPENA CONCLUSA
A Biella, con un crescendo di visitatori alla scoperta delle opere più significative del grande artista piemontese.
GIACOMO FIORA 10.06.2013
BIELLA – L’elegante Palazzo Ferrero, imponente struttura che si erge nel cuore del Piazzo di Biella, ha ospitato, dal 10 Maggio al 9 Giugno, la mostra dedicata ad uno dei più grandi pittori biellesi del Novecento: Edoardo Perolini. La mostra è stata curata dalla figlia dell’artista, Eleonora che, grazie alla preziosa collaborazione della professoressa Ghiraldello e del Comune della cittadina piemontese, è riuscita nel suo intento di rendere onore al padre attraverso un’esposizione dei suoi quadri più rappresentativi.
All’inaugurazione hanno partecipato, in qualità di oratori, l’esperta d’arte Claudia Ghiraldello, la professoressa Nadia Laudrino, insegnante del Liceo artistico di Biella e il vice sindaco della città, Livia Galdesi. Accolta da applausi scroscianti e con gli occhi lucidi per la commozione, Eleonora Perolini ha ricordato il rapporto speciale che la legava al padre, ringraziando la Fondazione Zegna e il Comune di Biella che hanno reso possibile la realizzazione del progetto.
Proprio in rappresentanza del Comune della cittadina, ha preso la parola Livia Galdesi. Il vice sindaco ha rivolto un plauso all’immenso lavoro svolto dal Centro Internazionale Musica e Cultura, che ha fortemente voluto il progetto, e ha ricordato le finalità didattiche dell’evento che ha coinvolto i ragazzi dei licei scientifico e artistico di Biella. «Non posso fare a meno di notare che gli artisti hanno un grande privilegio: –ha affermato Galdesi – loro, anche dopo morti, continuano ad insegnarci qualcosa. E questo è proprio il caso di Edoardo, un artista che lavorava la tela come se fosse un libro, rivedendola e aggiungendo particolari ogni volta che stringeva il pennello tra le dita>>.
Claudia Ghiraldello,esperta d’arte e curatrice dell’antologica, ha guidato il pubblico alla scoperta delle opere più importanti dell’artista facendo rivivere, attraverso la proiezione delle immagini, l’intimo più profondo del pittore. E’ così che si viene a scoprire il severo giudizio di Perolini nei confronti dell’arte moderna, ritenuta colpevole di celebrare la fiducia nel progresso, una benda sugli occhi dell’umanità che la porta lentamente alla perdita di vitalità. Secondo Perolini l’arte è un dono divino, mentre la pittura è paragonabile alla preghiera. L’artista ha il compito di dare l’illusione della realtà attraverso una pittura che trova la sua completa maturità nel colore, ma che nasce sfruttando i tratti del disegno. I quadri, che rappresentano una grande varietà di soggetti, sono considerati come fedeli compagni dell’artista, che lo affrancano nel corso della sua esistenza. Ed è da questa convinzione che trae origine una curiosa abitudine del Perolini: ogni quadro è caratterizzato dall’apposizione di due date: una che segna l’inizio della fatica e l’altra che ne segna il compimento, come a simboleggiare il giorno di nascita e quello di morte di un vecchio amico. L’amicizia con il pittore di origini armene Gregorio Sciltian, è un’altra delle pietre miliari sulle quali si fonda l’intera opera dell’artista piemontese. Egli viene fortemente influenzato dallo stile del collega che gli trasmette la grande attenzione per il colore e l’insieme. L’ammirazione di Perolini nei confronti di Sciltian è tale che, spesso, nelle sue opere, si riscoprono copie dei lavori dell’amico realizzate fondendo i due stili.
Il capolavoro principe della mostra è “Attore Tumiati e i suoi ricordi”, opera che campeggia sulla copertina dell’antologica dedicata al maestro. Dal quadro emerge un’immagine intima e profonda di Edoardo che appare sofferente e immerso nei suoi ricordi. Il lavoro ci porta all’infanzia di Perolini, un’infanzia trascorsa tra ospedali e case di cura a causa della poliomielite che lo aveva colpito in tenera età. La malattia aveva fatto sorgere in lui uno “spirito leopardiano” causandogli una grave sofferenza emotiva, oltre che fisica. Ma quella sofferenza, per stessa ammissione dell’artista, si rivelerà “positiva” in quanto gli permetterà di riemergere e rafforzarsi. Ed è proprio questo che il quadro emana: una sofferenza accompagnata da una sontuosa voglia di vivere. Le sue opere hanno molteplici soggetti: dalle nature morte ai corpi umani rappresentati con particolare dettaglio anatomico, passando per la moglie sua musa ispiratrice e il mare. Proprio il mare rappresenta una delle grandi passioni di Edoardo, nonché il tema principale della mostra allestita a Palazzo Ferrero. Il mare in tempesta, in particolare, rappresenta tutta la rabbia di Edoardo e la magnificenza di Dio, che esprime la Sua grandezza nel creato. Dalle opere emerge il forte rapporto che legava Perolini a Dio. Un rapporto fatto di liti e riconciliazioni, di rabbia, affetto e comprensione.