TESTIMONI DIGITALI: ABITARE IL CONTINENTE DIGITALE CON DISCERNIMENTO
Papa Benedetto XVI: «attenzione ai corpi senz’anima, oggetti di scambio e di consumo»
MAGGIO 2010
GIANNI FERRARO
ROMA – «Il convegno “Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale” punta a riconoscere i volti e quindi a superare quelle dinamiche collettive che possono farci smarrire la percezione della profondità delle persone e appiattirci sulla loro superficie». Più che mai attuali sono queste parole pronunciate da Papa Benedetto XVI in chiusura della tre giorni di Roma, dal 22 al 24 aprile 2010, promossa dalla Commissione per la Cultura e le Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana.
Il “continente digitale” costituisce infatti un enorme potenziale di connessione, comunicazione e comprensione. È il nuovo territorio da abitare, il cui confine non è tecnologico ma umano: ha i volti delle persone, delle famiglie e delle comunità, che traggono luce di verità e di vita da uno sguardo creatore. Le parole del Santo Padre, fanno riferimento alla dignità dell’individuo che corre il rischio di venir persa nel mondo della comunicazione globale. Questa, grazie alla convergenza dei media, ha sicuramente una vocazione aperta, tendenzialmente egualitaria e pluralista. Ma, nello stesso tempo, mostra un lato sinistro che rischia di schiacciare i volti, i testimoni appunto, rendendoli, come dice Benedetto XVI, «corpi senz’anima, oggetti di scambio e di consumo».
I mezzi di comunicazione – nel pensiero del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della CEI – offrono comunque la possibilità di farsi più vicini al prossimo: «Intendiamo valorizzare – spiega Bagnasco – tutte le strade che il continente digitale offre per farci sempre più prossimi all’uomo, e non rimanere indifferenti davanti alle tante persone che oggi vivono nei deserti del mondo».
Ed è proprio l’individuo, e l’attenzione alla sua esistenza, la stella polare che ha guidato il convegno. «Più che le nuove tecnologie, ci sta a cuore l’uomo – commenta infatti monsignor Mariano Crociata, segretario generale della CEI – la persona umana nella sua interezza e nel dipanarsi della sua storia». L’essere umano prima di tutto, quindi, con i mezzi di comunicazione multimediale che svolgono un ruolo d’importanza cruciale solo nella misura in cui, spiega Crociata, «concorrono a tratteggiare le coordinate della storia e della cultura, fino a diventare l’ambiente in cui ci muoviamo e l’aria che respiriamo».
La parola di Dio non fa dunque eccezione. Anche il messaggio della buona novella deve trovare il proprio posto all’interno di queste nuove coordinate mediali ed è questo il compito che monsignor Domenico Pompili, sottosegretario della CEI e direttore Ufficio Nazionale per le Comunicazioni sociali, sottolinea: «Negli anni a venire saremo chiamati a stare dentro il mondo dei media, sempre più pervasivo e istantaneo come internet, alla maniera di credenti capaci di rendere ragione, cioè responsabili, in concreto credibili». Responsabilità e credibilità quindi i requisiti per una digitalizzazione del messaggio cristico che voglia essere all’altezza delle Sacre Scritture.
Ma come diceva il poeta John Donne: «Nessun uomo è un’isola», e la riflessione intorno all’uomo deve diventare pensiero sugli uomini, sul senso della comunità e dello stare insieme. Questo tema è stato sviluppato chiaramente da Lorenza Lei, attuale direttore generale Rai, paragonando l’antica figura del focolare, attorno a cui un tempo si riuniva la famiglia, con la televisione: «al posto del fuoco ora c’è un televisore. E davanti una famiglia come tante. Oggi, per tanti, è proprio quella televisione l’occasione per stare insieme, ascoltando in mutuo silenzio ». E prosegue «Quella immagine di un gruppo di persone che condividono il loro tempo insieme durerà a lungo. Perché come ogni rito, anche il più domestico, ha una sua funzione profonda. Qualcuno che racconta. Altri che guardano, che ascoltano».
I nuovi media, nel loro infittirsi e incrociarsi, mantengono quindi funzioni vecchie come il mondo, o per lo meno antiche quanto l’uomo e gli uomini. La vera sfida, per Lei, si gioca sui contenuti che vedono Chiesa e Stato fare fronte comune: «Siamo alleati contro un nemico comune: l’indifferenza. Siamo alleati nel cercare di utilizzare le opportunità offerte dal digitale per aumentare il desiderio di incontrarsi e condividere, essere interessati ai bisogni degli altri, aperti e fiduciosi nel futuro».