ALLA “CROCETTA” IL CARDINALE BERTONE PER IL 75mo ANNIVERSARIO DELLA FACOLTÀ DI TEOLOGIA, SEZIONE DI TORINO, DELLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ SALESIANA
Un convegno dedicato all'”Appassionato di Dio”, il venerabile don Giuseppe Quadrio (1921-1963)
(Al termine dell’articolo, il fotoreportage)
GABRIELLA OLDANO* – 15.11.2012
TORINO – Numerosi e qualificati interventi hanno raccontato la vita e le opere del venerabile don Giuseppe Quadrio, il sacerdote salesiano “appassionato di Dio”, dall’animo semplice e profondo. Nella storica sede della Facoltà Teologica di via Caboto 27, che è stata la prima Università salesiana, riconosciuta dal Vaticano nel 1940, don Quadrio ha fatto ora ritorno, con la traslazione delle sue spoglie dal Cimitero monumentale di Torino alla Cappella esterna della Crocetta.
Don Quadrio ha lasciato un’impronta indelebile «non solo nella formazione intellettuale, spirituale e pastorale ma anche in quella umana, e civile, comunitaria ecclesiale», come ha affermato il rettore magnifico dell’Università Pontificia Salesiana il professor Carlo Nanni.
«Un “prete dal sorriso di fanciullo”, radicato nel Mistero pasquale del Signore Gesù e nel quale l’urgenza della santità era il segreto della sua vita e la luce ispiratrice della sua dottrina teologica», come lo ha descritto il rettor maggiore don Pascual Chávez Villenueva, nel messaggio letto da don Francesco Cereda, consigliere generale per la formazione.
“La Crocetta” custodisce e mantiene vivo il ricordo di colui che per quattordici anni, dal 1949 fino alla sua morte, sofferta a causa di una grave malattia eppure serena, «[…] ha scritto un esemplare pezzo di storia della Facoltà: professore di Dogmatica teologica e decano dal 1954 al 1959, ha qui realizzato il suo cammino di santità fatto di presenza, di passione per le anime, che parte dalla storia delle sue origini umili e contadine, della sua famiglia numerosa che è stata la prima scuola di educazione, del suo piccolo paese situato tra le pendici montuose della Valtellina, Vervio; una storia da lui raccontata e di cui ci ha fatto partecipi attraverso i suoi numerosi scritti», ha affermato don Luigi Testa, direttore dell’Istituto Internazionale “Don Bosco” .
In un clima di proficua riflessione e di gioiosa comunione è spettato al cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, tessere un profilo biografico e spirituale del teologo don Quadrio, maestro vero con l’esempio e la parola.
Il futuro cardinale conosceva e stimava il sacerdote già dai tempi dello studentato internazionale di Bollengo ma è nel 1961 che avviene l’incontro straordinario. Il presule ha testimoniato: «Don Quadrio nel 1961 fu esonerato dall’insegnamento teologico. Di quell’anno io stesso posso offrire un ricordo personale. Nell’ottobre del 1960, dopo l’ordinazione sacerdotale e l’apostolato estivo con gli aspiranti di Chieri, fui trasferito alla Crocetta per conseguire la licenza in Teologia [ e lì] ebbi modo di trascorrere un anno accademico accanto a lui già ammalato, con l’opportunità di colloqui, consultazioni, anche se rarefatti per rispetto alla sua malattia». Anni che furono preziosi per gli ordinanti sacerdoti dell’ultimo anno e «segnarono indelebilmente quell’anno di studio e di ministero sacerdotale e unirono don Quadrio agli inizi e al proseguo della mia vita sacerdotale e di insegnante».
Un linfogranuloma lo porterà ad una morte, accolta con rassegnazione e serenità il 23 ottobre 1963, raggiungendo così, alcuni mesi dopo la mamma Giacomina: «col sorriso sulle labbra andò incontro a Gesù, suo Tutto, cui tutto aveva offerto, per il quale tutto aveva sacrificato».
In una lettera agli ordinanti scritta in ospedale, l’allora “Astanteria Martini”, si legge, «Vi penso con particolare intensità di preghiera. Ho qui vicino la lista dei vostri nomi che mi fanno silenziosa compagnia … Un povero prete vicino a morire, vi scongiura che siate sacerdoti santi, perché nulla è più lacrimevole e orribile di un cattivo prete».
Bertone ha rivelato come già a Foglizzo il giovanissimo assistente di filosofia Giuseppe de Quadrio, – dove vi giunse con una licenza a pieni voti conseguita presso la prestigiosa università Gregoriana di Roma –, ebbe «buoni propositi di un progetto straordinario di vita non solo alla misura di un Sacerdote, ma utili per chi svolge la funzione di Superiore o addirittura per chi, come il Vescovo, ha affidata la cura pastorale di una Chiesa particolare», nel dire ai 150 chierici di poco inferiori a lui in età: «Sarò un vero fratello, cordiale, affabile, sorridente, accogliente. Cercherò quelli che non mi avvicinano. Saluterò per primo chi mi incontra. Offrirò sempre un favore a tutti». E in un altro scritto di quel tempo, mostra l’esigenza di costruire la propria perfezione non in funzione di se stesso ma degli altri, nell’orizzonte redentivo della salvezza delle anime: “Vivere, costrurmi per costruire; […] bisogna crescere in uomo pieno, col massimo grado di umanità, nella pienezza del Cristo»
Le sue lezioni erano preparate, vissute, comunicate in forma convinta, coerenti e perciò convincenti: era un teologo santo e di lui l’Università pontificia salesiana con l’allora rettore don Raffaele Farina e decano don Angelo Amato se ne fecero interpreti per averlo come modello e protettore per illuminare il pensiero di docenti e ricercatori.
Nel racconto biografico del sacerdote valtellinese di Vervio,– il cui impegno di consacrarsi al Signore nella verginità risale all’età di otto anni e la cui vocazione salesiana fu dovuta ad una lettura della biografia del santo dei Becchi, don Bosco, imprestatoli dal parroco – il porporato si sofferma anche su particolari personali che lo legano alla terra canavesana, come i primi passi formativi di Quadrio nell’istituto di Ivrea “Cardinal Cagliero”, nel 1933, casa che ha formato molti missionari, mentre per don Quadro il Signore aveva altri piani. Così lo tratteggia infine il cardinale Bertone: «L’uomo che ha visto tutto nella luce dello Spirito di Dio, ha fatto la sintesi interiore tra la contemplazione e l’azione, tra la fede e la vita, tra la tradizione e la modernità, che ha realizzato quello che il Concilio Vaticano II chiama ‛unità di vita’».
Poi la benedizione della tomba del venerabile don Quadrio, realizzata dallo scultore Gianni Busso e dall’architetto Paolo Mauro Sudano, e voluta nella Chiesa pubblica per far conoscere la figura di don Quadrio anche a chi non appartiene alla comunità dei confratelli salesiani. Una scultura in bassorilievo con le figure degli apostoli nel momento di ricevere lo Spirito Santo e, a parte, il ritratto di Quadrio col sorriso, su un medaglione di bronzo apposto sulla pietra, richiama al suo motto: “Docibilis a spiritu santo”, o dolce allo spirito santo. Come scrisse nella Mia Pentecoste del 1944, ventitreenne: «[…] Tu ne prendi il timone e ne sei l’unica guida; io sono un docile fanciullino nelle tue mani, un pieghevole giunco … detesto definitivamente il mio orgoglio … il mio interesse, …il mio spirito di competizione. Tu solo sarai l’Affanno dolcissimo che farà palpitare il mio cuore. … Mi chiamerò col tuo dolcissimo nome».
«La promessa che aveva fatto a Teresa di Lisieux di abbandonarsi come lei con totale docilità, all’azione dello Spirito Santo, raggiunge ora il suo culmine perché segna il punto di non ritorno nel suo cammino verso la santità», ha spiegato don Ferdinando Bergamini, testimone nonché amico di vecchia data di Bertone.
Ex allievo salesiano, Bergamini, era presente alla estumulazione e traslazione, ha visto con meraviglia «…il volto di don Quadrio ben conservato, intatto, più sottile e affilato, ma ancora con un lieve sorriso», ricordando di essergli stato accanto negli ultimi momenti della morte: «Aveva il suo abituale sorriso, all’improvviso, uno sbocco potente di sangue gli salì in gola. Ebbi la netta sensazione della morte cruenta d’un martire sgozzato. Il martirio nella lotta senza tregua contro i suoi difetti per tutta la vita che gli è costata sangue».
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Sabato 10 novembre si è svolta presso l’Istituto Internazionale Don Bosco, la celebrazione del 75mo anniversario della Facoltà Teologica dell’Università Pontificia Salesiana, con un convegno mirato a far conoscere la straordinaria figura del venerabile salesiano don Giuseppe Quadrio di Vervio, un paese della provincia di Sondrio.
In un’atmosfera accogliente e gioiosa, tra il pubblico composto di autorità accademiche, di religiosi salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice, missionari, cooperatori, studenti e benefattori, vi erano anche tutti i presidi degli studentati teologici riunitisi a Valdocco per un incontro sugli studi teologici nella Congregazione salesiana.
Si sono susseguiti i saluti del direttore dell’Istituto don Luigi Testa, del vicario ausiliare monsignor Guido Fiandino, del rettore magnifico dell’Ups prof. Carlo Nanni, dell’arcivescovo Cesare Nosiglia ( più tardi, in giornata), del preside di Torino don Andrea Bozzolo.
Poi i contributi del decano della Facoltà professor Antonio Castellano, che ha descritto la storia della Facoltà, dei docenti Antonio Escudero e Roberto Carelli, con la testimonianza del prof. Ferdinando Bergamelli. Hanno presentato il nuovo volume Giuseppe Quadrio. Teologo e testimone, (Las 2012).
A tenere la lectio magistralis è stato il cardinale Tarcisio Bertone che ha impartito poi la benedizione della tomba di don Quadrio che riposa nella Chiesa della Crocetta. Durante il convegno esecuzioni musicali di Chiara e Giovanni Bertoglio, al pianoforte e al violino, hanno reso l’atmosfera ancor più accogliente.
Tra i partecipanti vi erano anche alcuni ex allievi di don Quadrio, il nipote di don Quadrio monsignor Valerio Modenesi, e un bel gruppo di 35 persone provenienti dalla città natale del venerabile. Alla testa del gruppo il sindaco Giuseppe Saligari, il parroco don Antonio Dei Cas, e fra gli “Amici di don Giuseppe Quadrio e della parrocchia di Vervio”, presieduto da don Luigi Testa, don Remo Bracchi di Bormio e curatore di saggi e libri su don Quadrio.
A Vervio si terrà il 23 ottobre 2013 la celebrazione ufficiale del cinquantesimo anniversario della morte di don Quadrio.
* GABRIELLA OLDANO, Don Quadrio, appassionato di Dio. Nell’Anniversario della morte un incontro sul prete salesiano. Tra gli interventi l’articolato ricordo del cardinal Bertone, che conobbe il venerabile, in «Il Risveglio Popolare di Ivrea», 15 novembre 2012, pag. 7.
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Foto Reportage di © Enzo A. Borin – 10 Novembre 2012
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