NEL PIEMONTE, TERRA DI MAGIA CI CONDUCE DAVIDE GHEZZO
Una triologia fra sfondi gotici, romantici e fantastici
FEBBRAIO 2001
GIANNI FERRARO
Piemonte, terra di magia … nella regione subalpina, e soprattutto nel suo severo e sulfureo capoluogo, Torino, si annidano misteri celati nel sottosuolo, nelle innumerevoli chiese ed abbazie, o in qualche altro risvolto della storia sabauda: misteri pronti a gratificare di una nuova conoscenza, di una nuova estasi, ma anche a bruciare con il loro fuoco ultraterreno lo sguardo di chi non è preparato alla rilevazione.
Su tale sfondo, romantico e gotico insieme, Davide Ghezzo costruisce la sua triologia fantastica, all’insegna sì di una celebrazione dei luoghi, ma anche e soprattutto di una ricerca insieme sentimentale, etica, metafisica: di una volontà di trascendere il quotidiano più bieco, giungendo alla contemplazione della vera natura umana, che è riflesso, umile, altissimo, di quella di Dio.
Secondo questo filo conduttore si snodano i tre agili romanzi del volume: La pietra di Uriel, centrato sulla ricerca del graal e sul conflitto con le forze satanico-esoteriche che ne consegue; Il nuovo libro delle ninfe, storia dell’amore impossibile tra un uomo ed una creatura del mito, giocata su differenti livelli di realtà; e Lilith, che ripropone la figura della sorella malvagia di Eva, terribile seduttrice e portatrice di rovina agli uomini. La trama serrata, lo stile evocativo ma sempre controllato, le infinite suggestioni derivanti dal mito, dalla magia, dalla leggenda sono le chiavi di volta di un volume tutto da leggere d’un fiato.
Ma chi è Davide Ghezzo? È un autore delicato e profondo, che costruisce la propria narrativa con dedizione e naturalezza, non priva di ricchezza verbale, ma anche con voluttà creativa, dai colori cangianti e dall’intensità scorrevole dello stile. Immaginifico, ma pure concreto, così legato ad elementi realistici che poi sfumano e mutano alle irridescenze del suo pensiero ed alle volute emotive vissute in prima persona in una sorta di pellegrinaggio autobiografico.
Così nella sua triologia, unione di tre fasi romanzesche, concentra il frutto della sua conoscenza e meditazione visionaria, non fumosa, ma ben appoggiata su elementi colti, ove costantemente trapela una forte carica sessuale, magari semplice, ma calda, avvincente, realistica, premessa alla successiva trasformazione immaginifica e animalesca.
L’autore sprigiona nel corso della narrazione numerosi riferimenti dotti, frutto di ricerca e di studi, che sviluppa e porta ad archetipo di analogie superiori. Il grande pregio di questo libro è l’ambientazione del contesto narrativo, comune alle tre fasi romanzesche, che sottilmente le lega in un’osmosi magica e misteriosa, con proprietà di descrizioni accurate e concrete che ben aprono ed informano il lettore sull’incognita reale di una città per eccellenza magica qual’è Torino e la sua provincia.