GLI ALPINI AI PIEDI DEL CRISTO REDENTORE SUL MOMBARONE
Mons. Giuseppe Anfossi, vescovo di Aosta, celebra sulla vetta la Santa Messa per gli alpini di Ivrea, Biella ed Aosta che rendono omaggio al Cristo Redentore con il loro presidente nazionale Corrado Perona
SETTEMBRE 2006
GIANNI FERRARO
Un simbolo per tre comunità, canavesana, biellese e valdostana, è il Cristo Redentore posto sulla vetta del Mombarone a più di 2300 metri di altrezza. La statua è anche un segno di fede ed unità, fatta costruire agli inizi del Novecento da Papa Leone XIII come testimonianza dell’unità tra i popoli italiani. Altri venti monumenti, dedicati al Cristo redentore, sono stati infatti collocati sulle cime di tutt’Italia proprio per volontà del Pontefice.
Ogni due anni gli alpini di Ivrea, Biella ed Aosta raggiungono la colma del Mombarone per rendere omaggio al Cristo Redentore. Una cerimonia, carica di emozione e significato, se si pensa che proprio gli alpini hanno dato nuovo lustro a questo monumento.
Con il passare degli anni, infatti, la statua, esposta a fulmini ed intemperie, era andata quasi completamente distrutta. Gli alpini, fedeli al Mombarone, hanno spontaneamente preso l’iniziativa di recuperarla, ricostruendo il basamento e la cappellina. Era il 1986. «Ci sono stati dei momenti di scoramento e di difficoltà – ricorda il presidente della sezione alpini di Ivrea, Luigi Sala –- ma grazie alla buona volontà e alla collaborazione di tutti, in particolare del sindaco di Graglia, siamo riusciti a raggiungere il nostro obiettivo: riportare in vetta il Cristo Redentore». Era il 5 agosto del 1991 quando questa intenzione si è concretizzata.
Anche quest’anno gli alpini sono tornati sul Mombarone con il cuore pieno di ricordi per festeggiare l’ottantacinquesimo anniversario di fondazione della sezione Ana d’Ivrea. Ad accompagnarli c’era anche il presidente nazionale degli alpini Corrado Perona e il vescovo di Aosta monsignor Giuseppe Anfossi. Alla celebrazione della Santa Messa in quota, sono seguiti i discorsi ufficiali ed i canti degli alpini. Poi un momento di convivialità con il pranzo al rifugio Mombarone e la promessa, prima di ridiscendere, di ritrovarsi tra due anni ancora tutti ai piedi del Redentore sulla cima che custodisce la Valle d’Aosta ed il Canavese.
«Questi alpini – ha precisato il vescovo di Aosta Monsignor Giuseppe Anfossi – sono l’espressione della religiosità di un tempo e dello spirito del volontariato di oggi, semplice e concreto». È così che gli alpini continuano i loro gesti di speranza: hanno restituito ai canavesani, biellesi e valdostani il Cristo Redentore, ma sono impegnati anche in Mozambico.
«Proprio qui – ha concluso il presidente nazionale Corrado Perona – stiamo costruendo una scuola e un punto di primo ricovero per la popolazione sofferente. Armati di fede ed amore come quando abbiamo ricostruito la statua del Redentore».