BEATI, VOI, POVERI … GUAI , A VOI, RICCHI …
Queste forti grida di Luca (6, 17-26) sono annuncio e rivelazioni di realtà venienti e di ciò che può accadere.
In Matteo la ripetizione di “beati, beati …” indica i perché e le condizioni spirituali dell’essere beati: la povertà di spirito, la mitezza, la fame di giustizia, la semplicità di cuore, la misericordia …
Luca, quando grida la beatitudine, indica situazioni reali: la povertà a la fame, la sofferenza e la persecuzione.
Mi limiterò, per ragioni di tempo, a riflettere su “Beati voi, poveri perché vostro è il Regno di Dio … Guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione”.
Poveri, per Luca, sono coloro che vivono nell’incapacità o nella scarsa possibilità di procurarsi da soli i beni necessari per vivere. Questi poveri, in questa situazione, sono però capaci di desiderare e pertanto sono segni viventi di un’attesa del Regno cioè degli uomini fraternamente uniti accanto, e di Dio con noi.
Luca sembra dire: “Voi, poveri, lasciate che su di voi regni la bontà degli uomini e di Dio. Il vostro gesto che implora e la vostra invocazione, sono richiamo alla responsabilità e mettono in atto un aiuto tra gli uomini e di Dio per noi. Il vostro gesto rivela l’ingiustizia nel mondo e la presenza tra noi di un Dio che, in Cristo, da ricco si fece povero, per condividere la nostra realtà. Il vostro gesto e la vostra invocazione rivelano la verità dell’uomo: l’uomo è, in verità, viandante e mendicante”.
Mi ha sempre colpito, nella lingua piemontese, la confessione dei miei compaesani a Barone, che la sera si radunavano intorno alla pera dal beuch, nell’angolo della piazza della chiesa parrocchiale, all’inizio della strada comunale che congiunge Barone a Orio. Quando a quest’epoca si lodava Pinot per la sua abilità nel potare le viti e costruire filari perfetti, egli rispondeva: “Mi sun mac an povr-om!”. Pinot diceva e professava la verità dell’uomo: egli aveva abilità, doni di natura, ma la professionalità di saper imbastire una potatura della vite efficace e bella l’ha imparata e, con quell’espressione, riconosceva di aver ricevuto in dono quella professionalità da persone abili e generose ed era cosciente che, quanto aveva ricevuto, era bello ridonarlo perfezionato e ingrandito. Aveva messo del suo in tutto questo, come risposta ai doni ricevuti e questo è il vivere da uomini veri.
I poveri sono, spesso in modo inconsapevole, alfieri di libertà, perché non intrappolati dal superfluo e dal troppo, che può tarpare le ali e impedire di sognare.
Guai a voi ricchi … non è una maledizione, è un lamento supplichevole: “Voi ricchi senza desideri di libertà rischiate di non capire la realtà e la storia, di non comprendere l’attesa dell’uomo d’oggi, e state andando verso la rovina”. Il Salmo 49, 13-21 avverte: “Nella prosperità l’uomo non comprende ed è simile ad un animale … Oh! Non temete l’uomo che si arricchisce, quando muore non porta con sé nulla … la sua gloria scende nella fossa”.
Occorre lasciare che le parole “beati” e “guai a voi” scendano nella mente e nel cuore, come pioggia nel campo, perché germogli in noi la vita e la gioia di vivere.
I nostri mezzi personali per dare aiuto al povero spesso sono piccoli. Siamo chiamati a metterli a disposizione, al meglio delle nostre forze. Soddisferemo un poco il bisogno di pane, di affetto e di valorizzazione. Come nel racconto della parabola dei sette pani, resteranno a noi i cesti con gli avanzi, che saranno per noi e per altri l’amore che siamo disposti a mettere ancora in circolo.
Ivrea, 17 febbraio 2019 don Renzo