+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 12,14-21)
In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Ecco il mio servo, che io ho scelto;
il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento.
Porrò il mio spirito sopra di lui
e annuncerà alle nazioni la giustizia.
Non contesterà né griderà
né si udrà nelle piazze la sua voce.
Non spezzerà una canna già incrinata,
non spegnerà una fiamma smorta,
finché non abbia fatto trionfare la giustizia;
nel suo nome spereranno le nazioni».
Parola del Signore
Vogliono uccidere Gesù! Cosa è successo? Eh Gesù non ne vuol proprio sapere dei precetti che, scritti dall’uomo, vincolano lo stesso uomo in nome di Dio. Ricordate il brano di ieri? “Misericordia io voglio e non sacrifici” (Mt. 12,7).
Così… Gesù di sabato ha raccolto le spighe nel campo (cfr. Mt 12,1-8) e, sempre di sabato, nella sinagoga ha guarito l’uomo con la mano inaridita: “«Chi tra voi, avendo una pecora, se questa gli cade di sabato in una fossa, non l’afferra e la tira fuori? Ora, quanto è più prezioso un uomo di una pecora! Perciò è permesso fare del bene anche di sabato” (cfr. Mt 12,11-12).
E’ ferito l’orgoglio dei farisei… abituati ad essere sempre osannati si sentono minacciati da questo Gesù che non riescono a capire. Quello che non capiamo, quello che è “diverso”, ci fa paura. Temiamo un possibile nemico, temiamo che qualcuno possa prevalere su di noi… La paura — ha spiegato Papa Francesco in una delle sue omelie del mattino — è un atteggiamento che ci fa male, ci indebolisce, ci rimpiccolisce, ci paralizza. Una persona in preda alla paura non fa nulla, non sa cosa fare: è timorosa, paurosa, concentrata su se stessa affinché non le succeda qualcosa di male, di brutto. La paura porta a un egocentrismo egoistico e paralizza (Papa Francesco, Domus Sanctae Marthae, 15 maggio 2015).
Paura e tristezza fanno ammalare le persone e anche la Chiesa, perché paralizzano, rendono egocentrici e finiscono per viziare l’aria delle comunità che sulla porta espongono il cartello “vietato” perché hanno paura di tutto.
Satana poi è un campione nel cavalcare la paura. La usa come un ariete, sfonda le porte della nostra anima e porta con sè invidia e odio. E insieme, invidia e odio, partoriscono la violenza. Ecco che i farisei “uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire” (v. 14).
Satana divide; Dio unisce.
Satana distrugge; Dio costruisce.
Satana è iracondo; Dio è mite.
Satana è superbo; Dio è umile.
Satana odia; Dio ama.
Il primo canto del Servo di Jahvè (Isaia 42) qui citato dall’evangelista Matteo (vv. 18-21) evidenzia bene questa contrapposizione. Benché scritti nel VI secolo a.C., i canti del Servo di Jahvè permettono di identificare in maniera sorprendente la figura di Cristo. La descrizione del Servo di Jahvè sofferente nel quarto canto (Isaia 52-53) è così aderente e fedele che si direbbe la descrizione puntuale degli avvenimenti della Passione di Gesù.
Gesù è discreto, umile, rispettoso, non si impone: se tu non vuoi seguirlo non ti costringe: “Non contesterà né griderà” (v. 19). Gesù non ordina, ma propone un cammino, suggersice una via, ce la mostra: la via dell’amore, la via della Vita. Sarebbe facile approfittare delle nostre debolezze. Ma Gesù non ci prevarica con la forza: “Non spezzerà una canna già incrinata” (v. 20). Siamo liberi di scegliere il bene o il male, l’unità o la divisione, l’odio o l’amore.
Gesù è attento a valorizzare il bene che c’è in noi, anche se è poco: “Non spegnerà una fiamma smorta” (v. 20). Il male si nasconde nelle tenebre, ma il demonio teme anche quella poca luce che una fiamma smorta è in grado di fare. Per questo non dobbiamo avere paura! Gesù può operare il miracolo, e può soffiare con il suo amore sulla fiammella pallida che langue nel nostro cuore e trasformarla in un fuoco che arde, in una fiamma viva: “Voi siete la luce del mondo” (Mt 5,14).
Il cristiano dovrebbe essere una persona luminosa, che porta luce, che sempre dà luce! Una luce che non è sua, ma è il regalo di Dio, è il regalo di Gesù. E noi portiamo questa luce. Se il cristiano spegne questa luce, la sua vita non ha senso: è un cristiano di nome soltanto, che non porta la luce, una vita senza senso.
Alessandro Ginotta
Il dipinto di oggi è: “Cristo e il bambino” (dettaglio) del pittore danese Carl Heinrich Bloch, olio su tavola, 385×160 cm, 1873, Skt. Nikolai Kirke, Copenhagen, Danimarca.