MADRE TRIBBIOLI, “GIUSTA TRA LE NAZIONI” PRESTO BEATA
Coraggio sempre e Amore grande ! Questo è l’insegnamento principe trasmessoci da Madre Maria Agnese Tribbioli, dono di Dio per i nostri tempi
Stefano Piovano, 3.07.2018
FIRENZE – Vivi grazie a lei ed al suo gesto eroico. Nel novembre del 1943 Madre Maria Agnese Tribbioli, fondatrice delle Pie operaie di San Giuseppe, aprendo le porte della Casa Generalizia di Via dei Serragli, a Firenze, salvò la vita di numerose decine di ebrei.
Dopo più di settant’anni i fratelli Cesare e Vittorio Sacerdoti sono degli autentici testimoni del coraggio della Madre al cospetto delle SS, spietate e determinate, durante la ricerca degli ebrei fuggiti alla rappresaglia del 16 ottobre 1943. Il nome della religiosa che figura dal 2009 nel libro dei Giusti tra le Nazioni, alto riconoscimento dell’istituto Yad Vashem di Gerusalemme per le persone non ebree che salvarono gli ebrei durante la seconda guerra mondiale, segnala la statura spirituale e umana di Madre Tribbioli.
Come afferma il testimone, di quel periodo, Cesare: «era piccola anche per un bambino di cinque anni ma era un gigante spirituale. Salvò non solo noi, ma molte altre madri con bambini, dicendo alle consorelle che eravamo tutti sfollati, vittime della guerra, tenendo segreta la nostra identità. In questo modo assunse su di sé la responsabilità proteggendo le altre suore da un’eventuale retata nazista». Queste parole rafforzano in modo inequivocabile la motivazione della causa di beatificazione per Madre Tribbioli avviata, a livello di inchiesta diocesana, il 14 gennaio 2017 con la solenne celebrazione presieduta dal Cardinal Giuseppe Betori nella Chiesa di San Giovanni Battista della Calza di Firenze.Le parole pronunciate dal presule del capoluogo toscano, in quella occasione, descrivono al meglio il motivo principale della “beatitudine” di Madre Maria Agnese che nonostante l’intensità di alcuni momenti terreni non perse mai la determinazione a proseguire nell’idea dell’ “unità di tutti i popoli” tanto da esclamare più volte nel corso delle avversità della vita: «ci sono solo figli di Dio!».
Uno stile, tipicamente, francescano il suo tanto da immetterlo nel carisma della congregazione femminile: le Pie operaie di San Giuseppe.La carità, la missionarietà e l’umiltà rappresentano il tratto distintivo della Madre che erige a modello lo sposo di Maria, un testimone della dedizione al lavoro e del silenzio. In molti aspetti, la nascita e l’infanzia di Agnese sembrano contenere alcune analogie con la vita di Gesù a Nazareth. Innanzitutto anch’essa nasce in una famiglia di umili origini con la mamma lucchese ed il papà “adottivo” cortonese, della val di Chiana aretina. Figlia di una ragazza madre, Agnese risente subito della sua condizione ma grazie alla fede ed ai valori morali trasmessi da entrambi i genitori trovò nello studio e nel lavoro (maglieria) presso le “scuole festive” della comunità religiosa “Patrocinio di San Giuseppe”, fondata dalla signora benestante Emma Rosaldi, la forza di affrontare le criticità abbondanti del suo strano ma entusiasmante percorso di vita. Dopo la morte del papà Ludovico, fortemente invalido, Agnese maturò con convinzione la scelta assieme alla sorella Evelina di intraprendere la vocazione religiosa infatti nel 1899 entrò nel Patrocinio in qualità di aspirante alla vita religiosa. Dopo due anni, il 23 gennaio 1901, Agnese Tribbioli veste l’abito ed assume il nome di suor Maria Agnese durante la celebrazione di professione religiosa. Nel Patrocinio, suor Tribbioli vive la dimensione ecclesiale ed argina sensazioni di natura personale per limitare in questo modo le emozioni umane che molte volte non permettono di essere alla “sequela” di Cristo. Lavorare per il bene delle ragazze ed accoglierle per stimolare la loro creatività professionale sono gli obiettivi del Patrocinio tuttavia con il passare degli anni la congregazione si dimostrò conservatrice in tre aspetti centrali: nella pedagogia, nella formazione e nella dimensione ecclesiale. La mancanza di coinvolgimento sociale portò il Patrocinio di San Giuseppe all’immobilismo autoreferenziale senza più nessun contatto, o perlomeno sporadico, con quella carità oblativa che affascinò fin da ragazzina Agnese. Una crisi esistenziale per la religiosa che dopo le meditazioni sull’attitudine profetica: “promessa del passato, contemplazione del presente e guida per il futuro”, decise di abbandonare l’istituto il 4 agosto 1917 insieme con la consorella Suor Adriana Telai. Da questa assunzione di responsabilità, iniziarono per le due religiose gli anni delle prove, delle difficoltà, dei malintesi e delle calunnie. In molti casi queste dinamiche si svolsero con perfidia e sagacia all’interno della comunità ecclesiale tanto da non risparmiare tormenti, delusioni, amarezze e crisi interiori.
Grazie alla preghiera ed alla devozione francescana, Maria Agnese Tribbioli riuscì a fondare una nuova famiglia religiosa con spiritualità aperta ma al tempo stesso ascetica. “La casa di Nazareth” tornò prepotentemente alla ribalta nella nuova “via religiosa” imboccata dalla consacrata che non tardò ad aprire le scuole di lavoro in modo da trasmettere una spiritualità concreta fatta di preghiera, famiglia e lavoro. Un misticismo da bottega che si tradusse con il nome di suore “Pie Operaie di San Giuseppe” e con l’inaugurazione nel 1927 della nuova casa e del noviziato a Castel del Rio, a Bologna, strutture entrambe benedette da Monsignor Paolino Tribbioli, Vescovo di Imola e cugino di Maria Agnese. La spiritualità delle religiose venne caratterizzata dall’inserimento nel Terz’Ordine Regolare di San Francesco pertanto la relazione con i padri cappuccini risultarono sempre intense e preziose per la vita comunitaria delle consacrate. Inoltre nel 1933 la Provvidenza favorì l’ unione del “Patrocinio” di Firenze alla nuova congregazione fondata dalla “fuoriuscita” Madre Tribbioli che decise dunque di trasferire la casa generalizia delle Pie Operaie di San Giuseppe nel capoluogo toscano dove morì il 27 febbraio 1965; non senza aver accolto con gioia il riconoscimento della congregazione sia a livello diocesano sia con l’approvazione pontificia (1963).
Nella seconda parte dell’esistenza terrena di Madre Tribbioli non mancarono sorprese come l’apprezzamento di Padre Pio alla spiritualità semplice e umile della religiosa. La fondatrice delle Pie operaie divenne così figlia spirituale del Santo di Pietrelcina tanto da ricevere confidenze e consigli sulla conduzione della congregazione.Dopo alcuni anni, Padre Pio esortò la congregazione femminile ad aprire una casa di accoglienza per la moltitudine di pellegrini. Inizialmente con la casa del “Conventino” benedetta dal Santo, e successivamente con l’apertura della struttura Casa San Giuseppe. Attualmente oltre la Puglia, le suore sono presenti in Toscana, Emilia Romagna, Umbria e Veneto. Nel mondo invece sono presenti in Brasile, India e Romania.
Lo stile essenziale e profondo di Maria Agnese Tribbioli, una donna con i piedi per terra, risulta pertanto molto vicino alle peculiarità dell’attuale pontificato di Papa Francesco poiché entrambi sono portatori del messaggio vivo e fecondo di una “Chiesa in uscita”fedele ai dettami del Vangelo. Fratellanza, aiuto reciproco, carità, rispetto verso gli emarginati e le periferie, la meditazione semplice e l’amore per il silenzio sono il manifesto implicito racchiuso nelle parole del testamento della Madre: «non vi lascio roba e beni; non ho mai avuto nulla. La roba della Congregazione è di tutte. Tutte, specie le più anziane, hanno tanto lavorato e fatto sacrifici per l’incremento dell’Opera che cominciammo con 15 lire in due! Compatitevi e sopportate con amore generoso ciò che si deve sopportare. Amate le orfane, i bambini, i vecchi che vi saranno affidati, le povere carcerate; confortatele, esortatele a confidare nella Misericordia Divina. La vostra vita sia come la casa di Nazareth. Lavoro e preghiera».