AL POZZO GESU’ E LA SAMARITANA
Riconoscersi perché amati
La scena presso il pozzo di Sicar, ancora oggi, comunica desiderio di dialogo e di reciproco affetto.
Nel tempo antico, al pozzo, si combinavano matrimoni. Così per Isacco e Rebecca ai tempi lontanissimi di Abramo. Nell’ora della sera, presso la città di Nacor, il servo di Abramo fece inginocchiare i dieci cammelli presso il pozzo d’acqua, nell’ora in cui uscivano le ragazze ad attingere e pregò. Ed ecco Rebecca uscire con l’anfora sulle spalle. Il servo allora disse alla donna: “Fammi bere”. Da quel primo approccio presso il pozzo, venne combinato con il padre Batuel il matrimonio della figlia Rebecca con Isacco. (Gen. 24)
Simile la scena anche per il matrimonio di Mosè con Zippora. (Es. 2,1-21)
Nel racconto di Giovanni, l’incontro al pozzo è una scena rivelativa di un racconto di amore e di promessa.
Gesù, affaticato, siede al pozzo verso mezzogiorno. I discepoli sono in città. Viene una donna di Samaria ad attingere acqua. Gesù le dice: “Dammi da bere”. Di che cosa ha bisogno quel Rabbi giudeo? Di dissetarsi certamente e, fors’ anche, di dialogo con quella donna e di affetto.
La donna è sorpresa: “Ma come, tu giudeo con rapporti non buoni verso i samaritani parli con me donna e invochi acqua da bere?”. “Se tu sapessi e conoscessi il dono di Dio…”, ribatte Gesù.
Ormai il dialogo è avviato e continua sul bisogno di essere amati. Il Rabbi ha bisogno che la donna straniera accolga il dono dell’acqua viva che, nel cuore, diventa sorgente. La donna anch’essa ha sete di affetto e di essere amata. Ella indugia con l’ironia del secchio, ma poi cede al dono del Rabbi.
Gesù sa che un dono va partecipato e chiede alla donna di venire al pozzo con il marito. “Non ho marito…” ribatte la donna: “Nessuno dei cinque più uno ha saziato il mio bisogno d’amore ed ho sete di vita…”. Ormai coraggiosa azzarda un’ultima richiesta: “Chi sei tu? Il Messia? Colui che mi porta il Dio amore che sta all’origine di ogni movimento di vita?”. “Si, sono io, il Messia per te e per tutti…”.
Gesù che scendendo dal monte della trasfigurazione aveva vietato ai tre amici di non dire chi avevano visto lassù, svela la sua identità alla donna del pozzo assetata di amore.
Questo racconto bellissimo è, nei secoli, la parabola che narra di un Dio che ha bisogno degli uomini, di un Dio che si fa uomo per fissare, senza possibilità di rottura, l’Alleanza con gli uomini suoi figli, di un Dio che non si rassegna che una pecora si perda fuori dal gregge.
Ben si capisce la parola umana di quel Rabbi: “Sono io l’Amore che parla con voce umana”. L’unica parola che Dio può dire, perché Egli, di per sé, non ha lingua né voce, solo la voce di Gesù e la nostra.
Quel figlio fatto uomo è l’Alleanza e la garanzia di una misericordia creativa che prova amore per l’altro lasciandolo libero nella sua alterità e si prende cura di una donna assetata di amore e di vita come una madre del figlio delle sue viscere, senza conoscere altre ragioni.
Dentro questa dinamica di Alleanza c’è, in verità, una condizione. Perché il nostro bisogno di amore e il bisogno di Dio trovino intesa, occorre dire liberamente in sì: “Dimmi di Te e dammi di Te, Signore Gesù… sia fatto di me secondo il tuo amore”.
Ivrea, 19 marzo 2017
don Renzo