A NOI, DELLA TERRA DI MEZZO: CONVERTITEVI!

Nel testo letto, Mt. 3, 1-12, la figura di Giovanni Battista il precursore e profeta del Dio giudice, che ai tempi di Gesù operava lungo il Giordano, domina la scena e a tutti quelli che a lui si avvicinano perentoriamente dice: “Convertitevi… perché già la scure è posta alla radice degli alberi che non portano frutto”. I Farisei e i Sadducei vengono apostrofati “razza di vipere”.

Nella liturgia della Messa celebrata, lo stesso invito è rivolto a noi oggi.

Noi, nel contesto del nostro vivere sociale, dove ci collochiamo? Oggi, corrotti e corruttori, abitano la nostra terra. La corruzione è qualcosa di guasto in fondo al cuore, qualcosa di distruttivo, di contagioso che si diffonde, come morbo, dentro le relazioni umane. La corruzione è certamente più forte dove più forti sono le tentazione del potere e del denaro.

Abitano la nostra terra oggi, ospiti senza nome e senza volto. Sono senza volto i migranti, i profughi, i rifugiati che, dopo aver vissuto avventure innominabili e pericolosissime, sbarcano sulle nostre coste e rischiano di essere rinchiusi, abbandonati, dentro reticoli e muri eretti per l’occorrenza. Spesso rischiano di essere rimandati indietro a morire di stenti e di guerre locali.

Senza volto sono i barboni che, rovistando nei bidoni della spazzatura, si nutrono dei nostri rifiuti. Sono senza volto i pensionati che si ritrovano nei supermercati in cerca di cibo scaduto; i malati che altro posto non hanno che una barella al pronto soccorso.

Giovanni Battista oggi, da voce a quanti non hanno volto e minaccia ricchi e potenti, – la scure è già posta alle vostre radici! – che fanno di loro dei segnati e degli scartati.

C’è poi una terra di mezzo in cui abitiamo noi, noi che cerchiamo di fare il nostro dovere e la domenica partecipiamo anche alla liturgia della Messa. Anche a noi, onesti, che spesso non sappiamo prenderci la nostra responsabilità, Giovanni dice: “Convertitevi”. A noi che guardiamo troppo in fretta i senza volto, ne vediamo il bisogno e passiamo oltre. A noi che spesso non abbiamo il coraggio di dire le piccole verità che scottano. Non siamo abbastanza allenati a dire la verità.

Per noi, della terra di mezzo, spesso sono delle forti attrazioni che ostacolano il nostro convertirci: il benessere, – che è un vero bene – ricchezza accumulata e goduta, difficile da condividere; il godimento fine a se stesso e non partecipato; l’ambizione e la superbia “sempre a caccia di consenso, di prestigio e di successo”, per essere sempre in prima fila e primi in mezzo agli altri. (v. G. M. Martini, Sto alla porta. Anno pastorale 1992-93)

L’invito “convertitevi”, attivi in noi l’etica della responsabilità: l’amore di Dio è universalmente all’opera nel creato e nella storia.

Sono certo che ci avviamo verso il Natale con il sincero desiderio di incontrare il Figlio dell’uomo tra gli uomini. Egli è il suo Vangelo. Noi crediamo al suo Vangelo e veniamo in chiesa a celebrarlo. Dio ha bisogno di noi come collaboratori, perché il Vangelo del suo Figlio fatto uomo diventi vita, di noi disponibili al progetto di una umanità riuscita, che nella storia già inizia il suo Regno.

Ivrea, 4 dicembre 2016

don Renzo