ERNESTO OLIVERO VISTO DA ALESSANDRA FERRARO

Dall’intervista della giornalista RAI al fondatore del SERMIG nell’incontro del 9 marzo 2013 organizzato dal Rotary  International  Distretto 2031 al Teatro Giacosa di Ivrea

ALESSANDRA FERRARO, 11.03.2013

Alessandra Ferraro intervista Ernesto Olivero presidente e fondatore del SermigIVREA – Camminata veloce, stile sobrio, camicia e maglioncino blu, ed in mano il breviario. Ernesto Olivero ti sorprende subito per la sua forte empatia. Una capacità immediata di mettersi in comunicazione con gli altri, che gli ha fatto incontrare grandi protagonisti della storia: da Giovanni Paolo II, a Giorgio La Pira, ma anche uomini e donne di mezzo mondo, accumunati dalla fame, dall’indigenza e dalla povertà fisica e morale. Dal bandito Pietro Cavallero ai meninos de rua, alla donna di strada, al profugo che fugge dalle atrocità della guerra. Il tutto in nome della pace.

Per Ernestro la pace è sempre stata una ricerca assoluta, sin da quando nel 1964 ha fondato il SERMIG, www.sermig.org il servizio missionario giovani che ha trovato, dopo un decennale cammino, il suo cuore pulsante nell’Arsenale della Pace, tel. 0114368566, piazza  Borgo Dora 61, Torino. Un’ex fabbrica da guerra di 45mila metri quadrati, trasformata in una fabbrica di pace, solidarietà, accoglienza. I numeri parlano chiaro: dalla fondazione ad oggi 16milioni270mila ore di volontariato, tremila680 pasti distribuiti ogni giorno, mille800 persone accolte ogni notte, 100 missioni di pace compiute, duemila300 progetti di sviluppo in 89 paesi dei cinque continenti. Il valore economico del lavoro del SERMIG tradotto in euro è pari a 460 milioni di Euro così ripartiti: 58% in Italia, 6,2% in Brasile, 35% nel resto del mondo.

Un sogno diventato realtà  grazie alla Provvidenza che ha sempre giocato un ruolo determinante nella vita di quest’uomo, come dice lui stesso: «Molti hanno pensato che l’Arsenale sarebbe stato la tomba del Sermig. Sarebbe stato così se avessimo fatto tutto con le sole forze umane. Ma la nostra fatica si è impastata con la preghiera e con irruzioni continue di trascendenza». Un nuovo modo, dunque, di fare economia, applicando la logica della restituzione.  Dopo aver ricevuto assistenza materiale anche il povero può restituire qualcosa del suo tempo, della sua forza lavoro agli altri: «l’insieme dei gesti della restituzione forma una catena di solidarietà sempre più lunga che alla fine può creare un nuovo modo di fare economia. Non è il mercato l’unica forma possibile».

L’Arsenale, inaugurato nel 1969 dal Presidente Sandro Pertini, è stato intitolato all’Arcivescovo di Torino, Cardinale Michele Pellegrino, figura cardine del cammino di Ernesto Olivero. E’ stato proprio il Cardinale Pellegrino ad infondere coraggio e fiducia nel portare avanti l’idea della pace e dell’accoglienza maturata in Ernesto ed è stato lo stesso Arcivescovo di Torino a fornire una sede provvisoria al Sermig  in Arcivescovado quando spirava il vento sessantottino e i giovani scendevano in piazza per fare la rivoluzione del liberismo.

Una voce, dunque, fuori dal coro quella di Olivero, che è riuscito per il progetto dell’Arsenale a far cantare insieme un coro formato da persone diverse sotto il profilo culturale, politico, religioso. Insieme con un unico obiettivo: i più poveri. «Per l’Arsenale – dice Olivero – la Madonna scelse i suoi collaboratori più inaspettati: un generale dell’esercito, un assessore comunista, un ex partigiana. C’era la giunta di sinistra a Torino e noi eravamo cattolici. Luisa Manfredi King telefonò a Giorgio Amendola, che mandò a Torino alcuni funzionari del PCI a interrogarmi. Intanto parlai con il generale Lodi del Comando della legione militare Nord Ovest da cui dipendeva l’Arsenale. Mi disse che se avesse avuto la parola che il Comune avrebbe mandato la lettera definitiva, si prendeva la responsabilità di consegnarci le chiavi dell’Arsenale. Restava l’assessore: Mimmo Russo, comunista amendoliano e dunque critico con la giunta Novelli. Assicurò che la lettera sarebbe partita nonostante le difficoltà. E il 2 agosto del 1983 entrammo all’Arsenale». Ma anche qui il segno della Provvidenza: «scoprimmo che il 2 agosto San Francesco aveva cominciato i lavori alla Porziuncola di Assisi. Per noi non era una coincidenza».

Se la Provvidenza è una compagna costante del camminare di Ernesto Olivero, la tenacia di quest’uomo ed il non fermarsi dinanzi alle difficoltà quotidiane hanno fatto il resto. Per il fondatore del Sermig «camminare è scendere sul terreno della concretezza, avvicinare la gente ai problemi dei poveri, portare un annuncio di speranza, vivere la preghiera continua».

Un uomo che ha continuato a camminare  divenendo amico di Karol Wojtyla, che ha incontrato ben 77 volte, ed è riuscito a farsi consegnare da Massimo D’Alema un’icona russa di Maria, invocata come Madre dei giovani, oggi presente nell’Arsenale di Torino.

Una storia che non si può sintetizzare ma soltanto scoprire, incontrando Ernesto e la sua grande missione di pace. «Chi cerca la pace – conclude Ernesto Olivero – è uno che si fa gli affari degli altri e suona alla porta quando gli altri hanno il morto in casa, sono in mezzo al dolore. È uno che arriva nel momento in cui la gente normalmente dice: lasciamoli soli, non disturbiamoli. Le persone che soffrono vanno disturbate invece! Vanno cercate, ascoltate, coccolate quando tutto va per il peggio! Solo quando scopri che un altro soffre con te può cominciare a rompersi un cuore duro, può cominciare la riconciliazione con il Padre e con i fratelli. L’amore è indiscreto, è avvolgente e non è  mai troppo. Invece è  troppa l’indifferenza ed  i conflitti cominciano proprio con l’indifferenza».

Parole forti, difficili da concretizzare soprattutto in un mondo dove prevale l’individualismo e l’indifferenza, ma Olivero la sfida l’ha lanciata. Ora tocca agli altri coglierla e camminare insieme lungo il cammino che lui continua a percorrere.

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Fotoreportage di © Enzo A. Borin – 9 Marzo 2013

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