RESPONSABILI DI FRONTE ALLA PROVA

… non cercare il primo posto

Ancora di fronte a una prova nuova in quest’estate 2016: terrorismo, migrazioni, ora la furia della natura.

Sgomenti, abbiamo negli occhi e nel cuore lacrime ed abbracci, distruzione di paesi, frazioni e incuria degli uomini, persone in cerca di una terra, di una casa, di un lavoro.

L’Italia ancora ha reagito con compostezza e rigore.

La parola del Vangelo di Luca cap. 14 ci raggiunge come una lama di luce in questa situazione vissuta. Gesù invitato da uno dei capi dei farisei per il pranzo festivo del sabato, Egli, Rabbi forestiero fatto segno di stima e attenzione, ricorda: “Quando sei invitato non cercare i primi posti… Se poi inviti, non invitare solo amici, parenti, quanti possono ricambiare, ma poveri, cechi, zoppi, migranti: tutti i bisognosi di riconoscimento, di una terra, di una casa, di un lavoro”.

Pure noi di fronte a questa prova, il terremoto, abbiamo una domanda da porre al buon Dio, quella formulata dal Vescovo di Ascoli Piceno: “Dio, ed ora che fare?”.

Proviamo a dare risposta. Da credenti non si può rispondere: a tanti Dio ha fatto la grazia di non essere travolti… Perché, mio buon Dio, a questi la grazia è fatta? Ad altri è rifiutata? Tu guardi con amore tutti i bambini: a quelli sepolti hai rivolto uno sguardo irato? Il tuo nome Dio non è “Destino”, il tuo nome è Padre.

Allora occorre cercare altra risposta che già conosciamo. Dio con la creazione si è come “ritirato da essa” e l’ha congedata nella sua autonomia, con sue dinamiche e leggi. All’uomo ha affidato la custodia e il progetto di portarla a compimento.

La vita poi l’ha affidata alle nostre mani, alle nostre decisioni libere e al nostro fare. La natura possiede forze che sfuggono al controllo umano. Ma, rispetto ad esse, la custodia, la salvaguardia, la prevenzione affidata alle scelte e all’agire dell’uomo possono contenerle e renderle meno nocive.

Secondo i rabbini: “Dio nella sua onnipotenza è riuscito a creare una montagna che neppure Lui è in grado di scalare: questa montagna che ormai si erge di fronte a Dio è l’essere umano nella sua libertà, ma anche la creazione nella sua autonomia” (E. Bianchi, La Stampa, 28.08.2016).

Dio non ha però abbandonato questa sua creazione. Egli  soffre con l’uomo la perdita della vita e di un bene, come ha dimostrato nel suo Figlio fatto uomo, che si è addossato il dolore dell’uomo fino ad offrirsi, nudo, sulla croce, confidando nella risurrezione. Dio ha dato autonomia al creato e ha dato all’uomo capacità di reagire. L’uomo partecipa e condivide dolori e sofferenze, acquisendo una sapienza nuova e, nel contempo, può e deve mettere in atto capacità e inventare tecniche per arginare possibili distruzioni e migliorare l’ambiente.

Purtroppo l’uomo, invitato al banchetto della vita, cerca spesso il primo posto e perverte l’azione con il suo egoismo e la sua volontà di potenza. Quando invece interviene con iniziativa e opera con rigore per salvare vite e riparare danni, compie quanto è dovuto. In questo suo fare merita un grazie da parte di tutti, ma non è un eroe. Fa solo ciò che deve fare e può fare, perché creato da Dio per fare il bene e farlo bene.

Domenica, 28 agosto 2016

don Renzo