INNOVAZIONE: IL MOTORE DELLO SVILUPPO
Benedetta Grendene, 24.08.2016
RIMINI – Lunedì 22 agosto, nella quarta giornata del Meeting per l’Amicizia tra i Popoli, giunto ormai alla sua 37° edizione, a Rimini si è svolta la tavola rotonda moderata da Bernhard Scholz, Presidente della Compagnia delle Opere, sul tema “Innovazione: il motore dello sviluppo”.
Particolarmente interessanti si sono rivelate le testimonianze dei relatori coinvolti: Brunello Cucinelli Presidente e Amministratore Delegato di Brunello Cucinelli Spa, Manuela Kron Direttore Corporate Affairs Gruppo Nestlè in Italia e Gianpiero Lotito Founder & CEO di FacilityLive.
Alla domanda di Scholz su come sia possibile innovare, facendo cose nuove oppure proponendo cose vecchie in un modo nuovo, Manuela Kron ha raccontato l’esperienza di Nestlè azienda florida che festeggia i suoi 150 anni, forte della capacità di aver saputo percorrere campi di cui nessuno capiva le potenzialità. Innovare in fin dei conti non vuol dire che bisogna pensare a qualcosa di chissà quanto eclatante, ma significa proporre un’idea diversa nata in modo semplice e naturale. Bisogna fare innovazione senza pensarla, imparando a vedere la realtà sotto vari punti di vista, diffondendo dunque nelle aziende nuove culture e prospettive. Nestlè ad un certo punto si è chiesta: la pizza può essere solo tonda o anche rettangolare come le teglie? Una domanda banale che è stata però foriera di innovazione. Il gruppo Nestlè ha sempre cercato di valorizzare i talenti e in una multinazionale grande è anche possibile cimentarsi nel rischio, sperimentare e incorrere nell’errore. Fondamentale inoltre è l’attitudine del singolo a saper lavorare in team. L’intuizione di uno deve sempre essere supportata da una squadra che creda nella bontà dell’idea e ne consenta la fattibilità, come nel caso del gruppetto di marketing italiano che ha partorito una delle migliori innovazioni di Nestlè: Nespresso, la linea di capsule brevettata nel 1986 che ha cambiato il modo di concepire il caffè. Nelle aziende bisognerebbe incentivare sempre di più le intuizioni e creare gruppi di lavoro dove quel “Tu sei un bene per me” deve diventare uno stile e un metodo vincente di collaborare verso l’ottenimento di un risultato condiviso.
Brunello Cucinelli, il “re buono” del cashmere colorato made in Italy, prendendo la parola ha voluto ricordare come non poteva essere scelto un tema più bello quest’anno per il Meeting: “Tu sei un bene per me” è una frase intensa che tocca nel profondo il cuore di ogni persona e pone l’essere umano al centro di ogni riflessione. Vedendo suo padre quasi schiacciato dai meccanismi della fabbrica, Cucinelli ha voluto creare un’azienda che oggi è una realtà di successo quotata in borsa, dove si è scelto di coniugare il profitto al dono e di essere attenti all’umano, con uno sguardo di positività e di speranza rivolto soprattutto ai giovani chiamati ad essere i guardiani, le sentinelle e i custodi dell’umanità. “Abbiamo bisogno di cultura e di nutrire la nostra anima: è questa l’unica risposta al male di vivere”: Cucinelli ha ricordato che l’umanità oggi sta attraversando un’epoca meravigliosa, caratterizzata da una possibilità di rinascita umana, spirituale, civile, religiosa e poi anche economica. Ma non dobbiamo dimenticare i grandi ideali dell’uomo, in primo luogo la famiglia e la spiritualità. La crisi umana, civile ed etica per più di un ventennio ci ha addormentati ma siamo nel periodo storico giusto per risollevarci, come diceva Eraclito “mentre le cose riposano, il mondo si rigenera”. In questo ci sia d’esempio lo sguardo di Papa Francesco che continuamente ci risveglia dal torpore in cui siamo addormentati: ci invita a “non volgere mai le spalle alla povertà, a curare l’anima con la preghiera, a non giudicare e ad essere custodi del creato”, parlando all’uomo prima che al cristiano.
Non dobbiamo pensare di governare l’umanità solo con la scienza o con le potenzialità di Internet e della rete che ci rendono continuamente connessi: dobbiamo recuperare la nostra autenticità e tornare ad essere veri per essere credibili. A questa trasformazione nessuno è immune, tanto meno gli imprenditori che hanno la responsabilità di realizzare “manufatti speciali” grazie al lavoro e alla fatica di “esseri umani speciali” trattati con dignità. Nell’azienda di Solomeo borgo del comune di Corciano, in provincia di Perugia, alle 17.30 i dipendenti della Brunello Cucinelli spengono tassativamente il pc, escono dal lavoro e tornano a casa a “curare l’anima” o a spendere il particolare bonus cultura che il loro titolare filantropo ha elargito, certo che l’innovazione e la creatività nascono allorquando nell’anima albergano la bellezza, la serenità e la dignità.
Infine ha preso la parola Gianpiero Lotito che ha scelto di abbandonare la sua carriera di musicista per dedicarsi a FacilityLive, un motore di ricerca semantico del valore di 35 milioni di euro che è oggi una delle migliori startup al mondo. Come sottolinea Lotito, fondatore insieme a Mariuccia Teroni, FacilityLive non è stata un “biglietto vincente della lotteria” ma è stata il frutto di un percorso lungo attuato in collaborazione con il Polo Tecnologico di Pavia. La storia di Lotito e il case history di FacilityLive è una testimonianza concreta di come il Paese Italia produca intelligenze non solo tra i ventenni, ma anche tra i cinquantenni. L’imprenditore di Pavia è l’esempio coraggioso di un cervello che non fugge dall’Italia e sceglie di restare abbandonando l’idea di trasferirsi in Silicon Valley e rifiutando l’offerta di 10 milioni da Google. Ad un certo punto della sua vita ha prevalso infatti in Gianpiero Lotito quel give it back to the community che lo ha portato a recuperare il senso di orgoglio di vivere in Italia, che è il secondo Paese manifatturiero d’Europa: non aveva dunque senso andarsene. Lotito crede fermamente che sia fondamentale riuscire a lavorare in team, perché l’innovazione è uno status della mente e non è solo l’espressione della genialità di uno, ma il supporto di un ecosistema di persone che lavorano su un’idea.
Abbiamo davanti una finestra di opportunità, perché dalle idee nascono le aziende innovative e le grandi idee si generano dall’esperienza e necessariamente anche dall’errore. Noi italiani siamo dotati di grandi talenti e di grandi potenzialità, con un unico limite: noi stessi. Le paure che abbiamo dell’altro nascono da una nostra insicurezza esistenziale di fondo che non ci fa percepire l’altro come un bene, come invece la kermesse riminese ci testimonia in modo chiaro ed evidente.
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