26 ARTISTI CON OLTRE 80 OPERE SUL DIVISIONISMO PIEMONTESE: DA PELLIZZA A BALLA
Dai padri fondatori a fine Ottocento agli artisti comprimari e “ignorati” degli inizi del Novecento
GIUGNO 2003
AOSTA – Venerdì 20 giugno al Museo Archeologico Regionale di Aosta, in piazza Roncas 1, apre i battenti la mostra «I Divisionisti piemontesi. Da Pellizza a Balla» che esporrà fino al 26 ottobre (info: 0165.275902, www.regione.vda.it). È la prima rassegna esaustiva sul divisionismo piemontese e presenta ventisei artisti con oltre ottanta opere provenienti da importanti collezioni pubbliche e private.
Curata dallo storico dell’arte Giuseppe Luigi Marini, la mostra prende in considerazione il periodo dal 1890 sino alla prima guerra mondiale, anche se non mancano sconfinamenti sino agli anni trenta. L’interesse della rassegna, senza dimenticare l’apporto determinante dei “padri fondatori” del divisionismo, è nella documentazione del vario contributo degli artisti comprimari e di personalità confinate nell’ambito delle “comparse”, quando non addirittura ignorate.
Il percorso espositivo, diviso in quattro sezioni, prende avvio dai maestri del Divisionismo con i protagonisti di questa tendenza artistica a partire dall’ultimo decennio dell’Ottocento. La prima parte della mostra presenta alcuni dei capolavori di Giambattista Ciolina, Carlo Fornaia, Angelo Morbelli e Giuseppe Pellizza da Volpedo. Di quest’ultimo si possono ammirare Il cammino dei lavoratori, uno dei suoi dipinti più celebri, che documenta una conclusiva fase di studio nell’elaborazione del Quarto Stato e Il sole nascente, esposto una sola volta nel 1941, straordinario modello del famoso dipinto acquistato dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma nel 1906.
Un secondo gruppo di opere testimonia la ricerca di quei pittori di “seconda generazione”, considerati gli interpreti del Divisionismo, come Angelo Barabino, Cesare Maggi, Matteo Olivero, Simone Salassa, Alberto Falchetti, Ernesto Barbero e di un tardo e fedele prosecutore come don Angelo Rescall.
La terza sezione della mostra comprende sia gli artisti che hanno subito l’influenza del Divisionismo sotto differenti aspetti, come Paolo Paschetto, Giovanni Battista Carpanetto, Guido di Montezemolo, Luigi Bolongaro, sia quelli che ne hanno originalmente rielaborato i caratteri distintivi, come Andrea Tavernier, Romolo Ubertalli e Leonardo Bistolfi e sperimentatori occasionali come Giuseppe Sobrile e Luigi Onetti, sino ad arrivare a coloro che ne furono prosecutori tardivi e più generici come Alberto Ferrero, Camillo Besana e Alfredo Belcastro.
L’esposizione si conclude con le opere di quei pittori che hanno vissuto un periodo Divisionista prima di approdare al Movimento Futurista, come Giacomo Balla e Carlo Carrà o che, come Giuseppe Cominetti, prima firmatario del Futurismo, proseguì in pratica sulla falsariga degli esordi nella pittura divisa, però interpretando i temi della vita moderna con l’esemplare Tango del 1914.