LUOGHI INCANTATI TRA MARE E MONTI
Alla scoperta della Riserva Naturale Orientata dello Zingaro e del Monte Cofano, due stupendi scrigni naturali della Sicilia Occidentale
MARTINA PRAZ, 20.09.2015
TRAPANI – Pace dei sensi, natura incontaminata e panorami mozzafiato. Ecco le qualità che contraddistinguono due piccoli paradisi naturalistici del trapanese: la Riserva dello Zingaro e il Monte Cofano. Due tappe obbligate per gli esperti del settore turistico e della comunicazione impegnati, dal 7 al 12 settembre scorsi, nel “Maremontis-Educatour Sicilia occidentale“. Organizzatrice dell’evento l’associazione locale “Maremontis ”www.maremontis.it, presieduta da Chiara Violante che ha concepito questa iniziativa come un’occasione di promozione del patrimonio naturalistico e artistico-culturale.
Prima “meta escursionistica”del tour, una vera e propria perla incastonata tra il mare e le montagne. E’ proprio così che si presenta all’occhio del visitatore la Riserva Naturale Orientata dello Zingaro, un luogo incantato in cui la natura incontaminata abbraccia un patrimonio di tradizioni e cultura pressoché unico. Stiamo parlando di una superficie di ben 1650 ettari, dominata da un percorso lungo quasi 7 km, totalmente immerso nella vegetazione. Un vero e proprio “cammino nel verde” che unisce il comune di San Vito Lo Capo con Scopello.
E’ proprio vero che lo Zingaro incanta: la sua roccia calcarea di origine dolomitica sembra abbracciare l’acqua cristallina, regalando, man mano che si procede a piedi lungo il sentiero, viste mozzafiato a strapiombo sul mare. Numerose poi le viuzze che si diramano dal cammino centrale per collegarsi con le caratteristiche calette, nicchie più chiare incavate sul fianco delle muraglie dolomitiche. Queste, da Sud versante Scopello a Nord, prendono il nome di Cala della Capreria, Cala del Varo, Cala della Disa o Zingaro, Cala Beretta, Cala Marinella, Cala Torre dell’Uzzo il cui substrato calcareo esalta la trasparenza dell’acqua proprio come un ambiente tropicale. E in fine Tonnarella dell’Uzzo. Notevole anche il ricco paesaggio vegetale. Un mix di colori e di profumi rapiscono continuamente i sensi: tra le specie più comuni la tipica palma nana, simbolo della Riserva, la finocchiella, il rosmarino selvatico e il lentisco. Interessante anche la presenza dell’addisia, il cui gambo, una volta fatto seccare, veniva utilizzato dalle massaie per realizzare le busiate, la tipica pasta locale dalla forma a fusillo.
Oltre alla sua fama naturalistica d’eccellenza, la Riserva dello Zingaro si caratterizza come simbolo di sodalizio tra uomo e terra: infatti, tra la fitta vegetazione, nasconde la grotta preistorica dell’Uzzo, sito di valore archeologico in cui sono stati ritrovati resti di utensili domestici, strumenti da caccia e animali addomesticati, segno di un popolo che si stava abituando alla sedentarietà. Anche i frassineti, i mandorleti, gli oliveti, i resti di vigneti ormai inselvatichiti, gli alberi da frutto ancora rigogliosi, un tempo rappresentavano le principali fonti di sussistenza del popolo che abitava questi territori.
Ed è ancora l’uomo a lasciare la sua firma nell’appassionante storia che si cela dietro la bellezza naturale di questo luogo. Lo Zingaro è infatti divenuto Riserva naturale orientata solo nel 1981, grazie all’azione sinergica della popolazione con le associazioni ambientaliste e il WWF che hanno lottato per la salvaguardia di un territorio dall’inestimabile valore naturalistico e culturale. Era il 18 maggio 1980. A ricordo di questa vera e propria “battaglia”, sono visibili, entrando dal lato di Scopello, un pannello di legno che raffigura gli uomini in marcia e la galleria interrotta della strada che da San Vito avrebbe portato a Castellamare.
E ora immaginate una distesa d’acqua cristallina che sembra confondersi con l’azzurro del cielo, privo di nuvole: all’improvviso all’orizzonte si intravede un’ombra dalla forma aguzza. É la cima del solitario e imponente Monte Cofano, un tripudio di roccia dolomitica che sembra essere uscita dal mare così, dal giorno alla notte.
Omaggiato nel 1997 con l’appellativo di Riserva Naturale Orientata, il Monte Cofano rappresenta il connubio perfetto per gli amanti del trekking in montagna, senza però mai perdere di vista il mare, sempre presente sullo sfondo. Svariati i sentieri che si diramano lungo il blocco di roccia dolomitica, immersi in una fitta vegetazione, molto simile a quella dello Zingaro. In poche ore è possibile persino raggiungerne la vetta, e ammirare dall’alto l’intero fondale scenografico del monte stesso, posto al centro dell’ampio arco costiero dominato a nord da San Vito lo Capo e a sud-ovest dall’abitato di Erice.
Anche in questo luogo suggestivo, habitat della natura incontaminata, si può individuare l’impronta dell’uomo, che vedeva, nelle generose acque del Cofano, una vera e propria risorsa per il suo sostentamento. Non è difficile pensare che gli uomini del Paleolitico si siano lasciati affascinare dalla bellezza e dalle risorse di questo territorio, eleggendolo come zona favorevole all’insediamento. A testimonianza di ciòè visitabile, ai piedi del monte, la Grotta Mangiapane di Scurati. Si tratta di un grumo di case che “germoglia” da un’enorme fenditura nella roccia, abitato fin dalla Preistoria. Oggi il sito viene sfruttato per la rappresentazione del Santo Presepe, durante il periodo natalizio.
L’incontro tra uomo e natura non finisce qui, ne sono testimonianza i segni che il visitatore scoprirà inoltrandosi lungo i sentieri della Riserva: grotte preistoriche e ripari, siti archeologici, luoghi di culto, strutture per la difesa (Torre di San Giovanni e del Cofano) e le attività produttive (Tonnara e Baglio del Cofano).
Come si può facilmente percepire è la sinergia tra natura e cultura a rendere davvero unici questi luoghi. Sbaglierebbe, infatti, chi dovesse pensare a questi posti come un semplice sinonimo di mare in cui bagnarsi o di roccia da conquistare, perché sono davvero molto molto di più.
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