PAPA FRANCESCO IN VISITA A TORINO
In bilico tra recupero storico e sguardo rivolto al futuro
Davide Ghezzo – 23.06.2015 FOTOGALLERY
Correva l’anno 1184, quando il papa Lucio terzo, con la bolla Ad abolendam, scomunicava vari movimenti religiosi tra cui quello dei poveri di Lione, i Valdesi. Iniziava purtroppo una lunga storia di contrasti e persecuzioni, per responsabilità dell’Inquisizione cattolica ma anche del suo braccio armato, in questo caso i Savoia, che praticarono a lungo la ‘caccia al valdese’, fin nelle valli Pellice e Chisone; fu tuttavia il sabaudo Carlo Alberto a riconoscere per primo, nel 1848, i diritti politici e civili di quelle comunità.
Sul piano prettamente ecclesiastico, anche in seguito alla sostanziale adesione dei Valdesi alla Riforma protestante calvinista nel 1532, il diverbio con la Chiesa di Roma non è stato di fatto mai sanato, nonostante alcuni tentativi di dialogo negli ultimi venticinque anni.
Su tale sfondo storico, sono risuonate con forza sommessa le parole di papa Francesco ospite al Tempio Valdese, tappa forse la più saliente della visita del pontefice nel capoluogo subalpino: “Da parte della Chiesa cattolica vi chiedo perdono per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani, che, nella storia, abbiamo avuto contro di voi. In nome del Signore Gesù Cristo, perdonateci!”. Come ha sottolineato il pastore Paolo Ribet, con queste poche frasi il papa ha abbattuto un muro che assurdamente si reggeva da oltre ottocento anni. Ancora una volta con coraggio e umiltà Bergoglio lavora a ricucire tremendi strappi storici, primo pontefice che si inchina a chiedere scusa per le colpe dei predecessori. Ciò non vuol dire beninteso la cancellazione ipso facto delle differenze su varie questioni etiche e antropologiche (si pensi in particolare all’eutanasia, a cui gran parte del sinodo valdese è favorevole); ma suona come apertura a prospettive di collaborazione sempre più ampie, sia sul terreno sociale e assistenziale, sia su quello strettamente religioso e ritualistico, per esempio con una sorta di ‘ospitalità eucaristica’ reciproca.
Se la visita al Tempio Valdese assume un rilievo che va oltre la cronaca, il vescovo di Roma ha lasciato la propria impronta anche negli altri momenti e aspetti della due giorni torinese, con il senso di accoglienza e benevolenza che promana dalla sua persona, con la parola che spiazza e disarma per la sua forza e attenzione nel non escludere, nel rivolgersi alle fasce e alle categorie sociali più in difficoltà specialmente in questa fase di recessione economica (ma non solo). Con una delle sue frequenti incursioni nel mondo del lavoro papa Francesco ha invitato gli imprenditori ad osare, ad avere coraggio nello stimolare la ripresa anziché aspettarla – tra gli incontri ‘eccellenti’ c’è stato quello con l’a.d. di Fiat Sergio Marchionne. Un altro passo apprezzato è stato la citazione del poeta dialettale piemontese Nino Costa, in una poesia non a caso intitolata ‘Canto dei migranti’: “Razza nostrana, fiera e testarda. Dritti e sinceri, sono veramente come assomigliano, teste quadre, polso fermo e fegato sano. Parlano poco, ma sanno cosa dicono.” Questo elogio della piemontesità è parso in fondo un orgoglioso richiamo alle origini stesse della famiglia del pontefice, proveniente da Portacomaro, un paesino dell’astigiano.
I due happening in piazza Vittorio, il primo ‘generalista’ con oltre centomila fedeli ad ascoltarlo, il secondo riservato ai giovani hanno fatto quasi da cornice ad un itinerario che per il resto è parso centrato su quel cuore religioso della città legato ai ‘santi sociali’ e alle strutture rette da ordini storici come i Salesiani. Infatti dopo il pranzo in Curia, organizzato dal Sermig, che ha visto coinvolti detenuti, immigrati, senzatetto e una famiglia rom, il papa si è spostato al Santuario della Consolata, dove ha pregato privatamente. Da lì è stato agevole spostarsi verso il Duomo, dove, dopo la visita e la preghiera alla Sindone, Bergoglio ha sostato anche davanti alla tomba del beato Pier Giorgio Frassati. Il pontefice si è poi recato alla Chiesa di Maria Ausiliatrice, in cui ha parlato a braccio anche della storia familiare, pregando poi sulla tomba di don Bosco, e a seguire alla struttura del Cottolengo, dove ha visitato alcuni malati.
Più leggero il ‘menu’ del lunedì, con l’incontro al Tempio Valdese e con gruppi dell’Estate ragazzi e a seguire il rendez vous privato con i parenti piemontesi.
Che cosa rimarrà di questa pur fugace apparizione del grande papa nel capoluogo subalpino? Certo un ricordo reciprocamente piacevole, se è vero che i portavoce vaticani hanno fatto trapelare la soddisfazione e la sorpresa del papa per l’accoglienza dei torinesi, ‘ben superiore alle previsioni’. E per i cittadini, la gente comune arrivata in molti casi da fuori città anche solo per applaudire al passaggio della ‘papamobile’, un’emozione forte, tangibile, che potrà certo tradursi in un agire genuinamente cristiano, nella concretezza di chi non guarda la vita dal balcone…
Fotografie di Carlo Cretella 20-21 giugno 2015
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